Attacco

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Percy sapeva cosa significasse quel corno e non gli piaceva. Eppure, era meglio che restare con il dio del mare e quasi fare qualcosa di cui si sarebbe pentito. Sospirò infastidito mentre si alzava in cielo. Corse verso la collina Mezzosangue, arrivando molto prima dei semidei.

Ciò che vide confermò esattamente quello che sospettava dall'incontro con Poseidone. Il gruppo d'attacco era della stessa dimensione del primo esercito di mostri che aveva attaccato Manhattan durante la Seconda Guerra dei Titani. C'erano i giganti dell'Alaska, i titani e tutti gli altri; perfino Kronos era presente.

"Perseus Jackson," disse Kronos dalla prima fila del suo esercito. Secondo Percy, "l'esercito" aveva bisogno di qualche mostro in più se voleva anche solo sperare di sconfiggere Percy. Eppure, lui non avrebbe combattuto contro di loro. No, voleva che i semidei e gli dèi lavorassero insieme per sconfiggere quel piccolo esercito. Doveva vedere come lavoravano insieme, come prendevano gli ordini e quanto doveva addestrarli. Entrambi avevano bisogno di addestrarsi, basandosi su quello che aveva visto in Poseidone. Poteva solo immaginare quanto terribilmente fuori forma fossero gli dèi. Erano tutti fuori forma, doveva solo sapere quanto.

L'unico gruppo di semidei e dèi che sapeva essere in grado di cavarsela erano i Sette, Clarisse, Apollo, Estia, Ade ed Ermes. Apollo perché sapeva che si era allenato nell'ultimo secolo; lo stesso valeva per la sua cabina al campo. Nessuno dei figli di Apollo o di Ermes aveva abbandonato il proprio allenamento.

"Kronos," salutò Percy. "Vedo che sei esattamente come i semidei e gli dèi: non migliori mai."

Kronos ringhiò. "Osi paragonarmi a queste rincocacche?" Chiese.

Percy rise. "Sì," disse. "Ora ci dirai cosa vuoi o vuoi attaccarci senza dirci il perché?"

Kronos stava ancora ringhiando. "Arrendetevi prima che sia troppo tardi, Jackson. Puoi salvare migliaia di vite se rinunci." L'ultima parte la disse lentamente e in modo provocante.

Percy non si sentì provocato. Sapeva che un secolo prima sarebbe stato tentato di abbandonare la speranza e lasciare da solo l'Olimpo.

Ma quello non era l'Olimpo, era campo Mezzosangue. Era la sua casa, nonostante i brutti ricordi. Nessuno poteva alzare un dito per distruggerla e farla franca. E quello non era il secolo precedente, era il presente e Percy era migliorato.

"Abbiamo potuto avere i nostri problemi a sconfiggerti un secolo fa, Kronos, ma siamo migliorati." Disse Percy con una sicurezza che prima non aveva. Non era sicuro che avrebbero vinto quella battaglia senza il suo aiuto, neanche con gli dèi.

Kronos rise oscuramente. "Vedremo."

Con un segnale invisibile, i mostri attaccarono. Erano ancora abbastanza lontani, perciò Percy ebbe il tempo di urlare gli ordini ai semidei raccolti lì e Poseidone e Apollo.

"Apollo e Poseidone chiamate il resto degli dèi!" Disse. "Semidei, ascoltate i vostri capi. Io non combatterò in questa a meno che non sia assolutamente necessario."

"Cosa?" Urlarono Annabeth e Leif, sorpresi.

Il padre di Percy era troppo colpito per dire qualcosa, rimase fermo a bocca aperta a guardare Percy.

Percy sospirò. "A quanto pare non prendono bene gli ordini," mormorò ad Apollo, che rise.

"Va bene, Percy," disse Apollo, fingendo che non avesse detto niente. "Prenderò il resto degli dèi visto che Barbacozza qui è troppo sconvolto per dire qualcosa."

"Non hai intenzione di combattere?" Chiese Annabeth, diventando rossa. "Le leggi antiche sono state revocate, quale scusa puoi avere per non unirti a noi in battaglia?"

I Cacciatori di Apollo (Percy Jackson fanfiction) [traduzione di Apollo's Hunt]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora