-1- "Preoccupati per te"

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Mi risvegliai abbastanza stordita, un dolore allucinante alla testa mi aveva colpito, e non ebbi nemmeno il tempo di realizzare dove fossi che seduto accanto a me vidi la schiena di qualcuno, il quale appena notò che avevo aperto gli occhi non ebbe la minima reazione, si limitò a dire «Si è svegliata.» con il solito tono di apatia e fredda indifferenza.

Allora capii di essere sdraiata sul solito bianco lettino dell'infermeria in cui finivo spesso.
Riuscii a malapena ad aprire gli occhi che in tre persone mi si buttarono addosso con le lacrime agli occhi.

«E-eren, Mikasa, Armin non respiro-» dissi quasi a fatica.

«Scusa! Ahh, non sai quanto ci siamo preoccupati per te, Emma!» disse Mikasa staccandosi dall'abbraccio.

Io però ero ancora confusa. "Preoccupati per te", non avevo ancora capito cosa mi fosse successo. Eppure avevo ancora una fitta alla testa e non mi sentivo una gamba...

Vedendomi che non capivo mio cugino intervenne:«Emma, non ricordi? Qualcuno, chissà chi...» disse indicando con gli occhi Eren. «ti è andato a sbattere contro durante l'allenamento con il movimento tridimensionale. Sei caduta e hai sbattuto la testa, ti sei anche ferita alla gamba ma Hanji ti ha iniettato una qualche strana sostanza... però tranquilla eh, serve a guarirti e ad evitare di dovertela amputare!» continua Armin.

«Davvero rassicurante, Armin.» dissi ridacchiando.

«Non volevo Emma, è stato un incidente lo giuro, scusa!» continua il castano a scusarsi.

«Fa niente, sono cose che capitano! Più che altro dovrei ringraziarvi che mi avete portata da Hanji.»

«Nah, non devi ringraziare noi, è stato il capitano Levi a portarti da Hanji, devi ringraziare lui.» disse il biondo lanciando un sorriso sgargiante prima a me poi a Levi.

"Levi...ma proprio lui?" pensai. Non era possibile che fosse stato proprio il capitano Levi.
Quel Levi.
Quello che mi detestava a morte, quello che avrebbe preferito mangiare lo sterco di cavallo piuttosto che andare in missione e lavorare strettamente con me.

«Tsk. Fosse stato per me ti avrei lasciato lì, però ad Erwin non farebbe piacere avere una recluta in meno anche prima della vostra prima ricognizione o un cadavere sul campo da allenamento.» disse Levi con il solito tono freddo.

Tutto si fece più chiaro...!

Alzai gli occhi al cielo pensando a quanto fosse irritante.
"Almeno fingi di essere gentile, fingi di non odiarmi, è tanto difficile?"

Sbuffai, non abbastanza forte da farmi sentire, ma ero visibilmente irritata. «Beh...grazie, Capitano Levi.» barbottai, sforzandomi per non sembrare scocciata, anche se lo ero anche troppo.

La sua presenza mi irritava. Mi dava un grande urto all'anima. Non lo sopportavo. Perché doveva essere cosi? Aveva sempre quella faccia da cazzo che non sopportavo vedere. È tanto difficile fare un sorriso? O essere gentile con le reclute?
Comunque, anche lui non mi sopportava. La ragione mi era ignota, dato che io, a differenza sua, provavo a sorridere sempre e trasmettere energie positive a tutti... se mi odiava per questo, allora la sua vita doveva essere davvero deprimente.

Egli mi rivolse il solito sguardo di ghiaccio e si girò verso l'uscita dell'infermeria, dicendo ai miei amici di salutarmi e dirigersi verso il campo d'allenamento, lasciandomi riposare.
I tre mi diedero un ultimo abbraccio e seguirono Levi verso il campo, e io rimasi lì, da sola a contemplare il soffitto, sdraiata sul quello scomodo lettino bianco.

Avevo addosso la copertina color neve del lettino, il clima era come piaceva a me, non troppo freddo e non troppo caldo, il giusto equilibrio perfetto per passare una giornata all'aperto e ben produttiva.
Eppure ero costretta lì...

"Dovrò aspettare Hanji" dissi tra me e me.
Decisi - da brava deficente - di alzarmi e prendere un libro dalla libreria che si trovava al muro opposto a quello a cui il mio lettino era appoggiato.
Credendo di potercela fare, misi prima un piede sul freddo pavimento di piastrelle bianco-grigie, poi l'altro, sostenendomi al mobiletto accanto al letto
Feci qualche passo fino ad arrivare a una decina di centimetri di distanza dal letto, sempre appoggiandomi a qualcosa. Piano piano lasciai la mano che teneva la colonna a cui mi sostenevo

Mi sentii crollare.

All'improvviso sentii un malore dannatamente intenso ad entrambe le gambe, caddi a terra sulle ginocchia, non riuscii a trattenere un gemito di dolore che si fece sentire da qualcuno che in quel momento si stava aggirando nel corridoio.
Sentii i passi di quel qualcuno affrettarsi ed ecco che la porta dell'infermeria viene bruscamente aperta.

«MOCCIOSA, MA CHE CAZZO-» mi urlò contro il nanetto.

Io cercai di rialzarmi da sola prima che Levi avesse potuto aiutarmi.
Tremolante ero quasi in piedi, ma non riuscii a reggermi a lungo, caddi sulle mie ginocchia ancora una volta, sentendo un dolore allucinante, così il Capitano si ritrovò costretto a porgermi la sua mano e io ad appoggiarmi a lui.

Mi aiutò a rimettermi sul letto, chiedendomi spiegazioni ad un atto tanto idiota...

«Ma che straminchia avevi in mente di fare?» chiese. Non sembrava nemmeno arrabiato, la sua espressione non lasciava trapelare la minima emozione.

Sospirando e mettendomi una mano sulla fronte gli risposi: «Capitano, non so nemmeno io cosa mi passi per la testa certe volte...volevo solo prendere un libro dallo scaffale , mi annoiavo e sapevo che avrei dovuto aspettare un po' prima dell'arrivo di Hanji. Sono stata un'idiota, lo so.»

«Sei incorregibile, mocciosa, davvero. Impara ad essere più responsabile di quello che fai. Tsk.» disse disprezzante.

Io alzai gli occhi al cielo e cercai di ignorare il suo commento, pensando "è fatto così, non posso farci nulla", ma a volte pensavo che non era possibile che esistessero qualcuno di così insensibile. "Forse..." Pensavo a volte "un giorno qualcuno lo cambierà, o da solo, magari ci riuscirà da solo".

«Capitano» lo chiamai prima che potesse varcare la soglia. «già che è lì, mi passerebbe un libro dallo scaffale vicino a lei?»

«Quale?»

«Uno qualsiasi, mi serve solo per ammazzare un po' il tempo.»

Egli prese il primo libro che gli capitò al tatto, così si avvicinò e me lo passò.

«Posso farle una domanda?» dissi mentre il corvino mi passava il libro dalla copertina violacea.

Egli annuì.

«Come mai si trovava qui nei corridoi? Pensavo stesse allenando le reclute.»

«Dovresti imparare a farti gli affari tuoi, Arlert.» disse. «Ma comunque, mi accorsi solo dopo essere sceso al campo di aver dimenticato qui il mio mantello...al proposito...» disse dirigendosi verso la sedia su cui il suo mantello con lo stemma delle Ali della Libertà era appoggiato, per poi afferrarlo.

Prima di andarsene mi ribadì di riposarmi prima del ritorno di Hanji.

" 'dovresti imparare a fare questo', 'dovresti fare quest'altro', che cazzo, possibile che quel nanetto non possa resistere cinque minuti senza fare il saputello?" Pensai.

Mi misi a leggere il libro, ancora irritata dal Capitano, al centro dei miei pensieri poco pacifici dei successivi quindici minuti. Dopo poco mi sentii stanca, mi ero affaticata troppo, sia fisicamente, sia con la testa, che mi stava scoppiando.
Pochi minuti dopo mi lasciai cadere nelle accoglienti braccia di Morfeo, nell'attesa che arrivasse Hanji.

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Angolo autrice
Come va? Sì, questo era il primo capitolo della mia fanfiction, spero vi piacerà...ho tanti piani nella mia mente malata...
Se trovate qualche errore grammaticale, perdonate, ma faccio del mio meglio jdjsjs
Detto questo, al prossimo capitolo amici 🥰🥰

Counting Stars ||𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora