-15- Cos'è l'amore? (parte 2)

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«Wow.» dissi semplicemente. Non sapevo che altro aggiungere. La sua descrizione era qualcosa in cui ci si poteva in qualche modo...immedesimare. Non lo sapevo perché, semplicemente sapevo che quelle parole mi colpirono.

«Scusa, sono stato troppo sdolcinato.» abbozzò un sorriso.

«No, niente affatto.» ricambiai. «Tu...per lei senti quello che mi hai appena descritto, vero?»

«Probabilmente sì. Ho avuto il coraggio di ammetterlo solo oggi, però.»

Passammo un'altra mezz'ora a parlare lì, accompagnati dalla pioggia che non dava segno di cessare.
Mi descrisse il carattere di "Lei" in un modo abbastanza ambiguo, e mi disse che lui sapeva di non essere ricambiato, che lei stava sempre con un altro ultimamente e che lui non avrebbe avuto speranze con una ragazza tanto splendida. Eppure Eren non vedeva che lui si sarebbe meritato il mondo e non una che non lo notava.
Mi dispiacque interrompere il nostro discorso, ma mentre parlavamo Hanji ci trovò, ma per fortuna non ci fece la predica; aveva solo bisogno di Eren per degli esperimenti. Già, anche se era domenica, purtroppo.

Mi ritrovai di nuovo sola a fissare il vuoto, seduta sul divanetto con accanto uno spazio occupato da nessuno, se non la parte di plaid che stavo condividendo con Eren.
Mi annoiavo a stare lì in silenzio, da sola con i miei pensieri su ciò che avevamo appena discusso, così decisi di alzarmi e andare da qualche parte, in giro per a struttura. Forse in mensa avrei trovato qualcuno con cui chiaccherare.

~

Camminavo per gli infiniti corridoi del quartier generale, senza riuscire ad orientarmi, pur essendo entrata nella Legione più di un mese e mezzo prima.
Scorsi la porta accanto a quella di camera mia, era socchiusa; era la stanza di Levi.
Lo si vedeva seduto sulla scrivania, concentrato su varie scartoffie.

"Certo che un capitano ha molto da fare, anche in un giorno libero come questo..." Pensai, guardandolo lì che si passava la mano tra i capelli, probabilmente esausto.

Decisi di non entrare, di non farmi notare. Durante il giorno io ero solo una recluta e lui era solo il Capitano Levi, non eravamo altro. E comunque, avrei avuto tempo per chiacchierare con lui quella sera, come sempre.

Trovai finalmente la mensa, ma quando entrai non c'era nessuno ai tavoli, se non una ragazza dai capelli corti e scuri, con indosso una felpa dello stesso colore e l'inconfondibile sciarpa rossa. Mi avvicinai: era Mikasa.

«Ehi, Mikasa.» la salutai con la mano. «Se non fosse stato per la sciarpa, non ti avrei riconosciuta. Che fai qui tutta sola? Non pensavo di trovarti qua.»

«Emma!» mi sorrise, girandosi verso la mia direzione. «Nulla di interessante, sono venuta a mangiare qualcosa dopo essermi allenata un po' in palestra, ho finito proprio ora.» fece per alzarsi.

«Aspetta.» mi guardò confusa. «Possiamo parlare un po'? Sono sola ed annoiata.»

«Oh, certo. Però vieni in camera mia, devo farmi una doccia.» sorrise imbarazzata; notai solo in quel momento che era ancora con il top e i leggings da ginnastica, sotto la felpa.

Ci dirigemmo verso la sua camera, in fondo a quello stesso corridoio (lo stesso delle camere mie e di Levi, ma le nostre sono erano nella parte opposta).
La guardai da dietro, mentre camminavamo. Era proprio bella. Maestosa, se si può dire. Il suo sguardo pareva quello di un giaguaro dagli occhi scuri. Per un attimo mi chiesi se fosse lei la ragazza di cui parlava Eren, ma poi realizzai che per Mikasa non c'era nulla al di fuori di lui e non era possibile che Eren non vedesse che Mikasa aveva un palese debole per lui.

«Bene, io dovrei farmi una doccia...beh, dopo otto anni passati a vivere praticamente insieme non credo ti imbarazzeresti, o almeno, questo vale per me.» mi disse entrando in bagno.

Counting Stars ||𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora