Passarono più o meno sei giorni da quando io e Levi avemmo quella discussione.
Sei giorni in cui il corvino non osò rivolgermi la parola e, beh, io non mi opposi, anzi.
Ogni volta che incrociavo il suo sguardo era diverso da prima, anche se lo incontravo mentre camminavo per i corridoi, i suoi occhi indifferenti mi facevano un effetto diverso; ma non uno piacevole.
Lo guardavo e mi ricordavo delle sue parole, dei suoi sguardi, della sua voce, dei graffi che mi ha inflitto solo con delle occhiate. Lo guardavo, e mi ricordavo che gli ho disubbidito, che ho combinato un casino come al solito e che le cose che mi ha detto, per quanto fossero state dette senza pensarci due volte, fossero tutte vere. Lo odiavo, ma se ora aveva una fascia al polso era solo colpa mia.Dopo quell'episodio evitai in tutti i modi di incrociare i suoi gelidi occhi, anche solo per poco, ma inutile dire che è stato impossibile, in pratica vivevamo insieme e le nostre camere erano una vicino all'altra.
Come se non bastasse, quel giorno era il giorno più triste dell'anno per me, il peggiore, e anche se cercavo di evitare di pensare al motivo, tutti i ricordi che con il tempo mi impegnai a rimuovere, riaffioravano in quel giorno. Tutte le parole dette, le cose successe, i pensieri fatti e le azioni commesse.
13 settembre 843.
Mi ricordavo ancora quella data e i dettagli di quel giorno, come se fosse stato l'altro ieri. I miei genitori morirono in un tragico modo e ricordare fa sempre un male atroce.Da quel giorno dovetti vivere insieme a mio cugino Armin e nostro nonno, e semplicemente aprii gli occhi, e iniziai a vedere il mondo in un modo diverso: nel modo di qualcuno che ha dovuto imparare a proteggersi da sola e anche a proteggere gli altri, se ci fosse stato il bisogno, e cavarsela in un mondo in cui il futuro non è per nulla garantito. Possiamo contare solo su noi stessi in una situazione di pericolo.
Era questa la visuale che avevo fin da piccola, eppure ho anche imparato a coprirla, come se stessi cercando di nascondere il vero colore dei miei occhi, come se stessi coprendo il mio viso con una maschera.Sì, ci soffrivo, è qualcosa che non avrei mai scordato e che non sarei mai riuscita a superare, ma me ne sono fatta una ragione: io non ero diversa dagli altri.
C'erano migliaia di persone, ragazzi e bambini che probabilmente erano nella mia stessa situazione, o anche peggio.
In una realtà come la nostra non è tanto strano perdere qualcuno nel modo in cui io ho perso i miei.
E allora capii: io non ero affatto diversa dagli altri. Non ero l'unica che nascondeva le lacrime appena qualcuno entrava, che le asciugava silenziosamente facendo finta di nulla; non ero l'unica che cercava di essere più gioiosa, allegra e scherzosa possibile solo per le uniche persone care rimaste attorno a lei, quando in realtà tutto quello che avrbbe voluto fare era gridare, gridare che non ce la faceva più; non ero l'unica che veniva pregiudicata solo perché sembrava troppo "menefreghista", quando in realtà voleva solo scusarsi per aver sbagliato tutto e rimediare, ma non c'era più la possibilità, e non ci sarebbe mai più stata.Il giorno del settimo anniversario della loro morte, 13 settembre 850, passai la giornata nel modo più "allegro" possibile, per cercare di mettere da parte ogni ricordo e pensiero, cercai di tenermi il più impegnata che potevo per scacciare i ricordi indesiderati, ma inutile dire che ciò che si prova a dimenticare con tutte le proprie forze è proprio ciò che è più difficile da rimuovere.
Quella sera non riuscivo più a stare come ero stata per tutto il resto della giornata, come se avessi finito le energie che impegavo a non pensarci.
Non mi presentai in mensa per l'ora di cena, non riuscivo a mangiare col pensiero fisso in testa del fatto che mentre i miei genitori stavano morendo con rimpianti e dolore io stavo tranquilla e sicura che tornassero a casa.Verso le dieci di sera, quando tutti avevano finito di mangiare, qualcuno venne a bussare alla mia porta.
«Sì?» dissi io.
«Emma, siamo noi.» risposero.
Erano sempre le stesse voci familiari, quelle che non mi stancavo mai di sentire, quelle che mi ricordano sempre che una famiglia ce l'avevo, che erano loro.
Mi stropicciai velocemente gli occhi per rimuovere un qualsiasi residuo di lacrime, e mi diedi una veloce occhiata allo specchio.
«Venite...»
«Ehi Emma! Non sei venuta a cena, come mai?» chiese Mikasa, dolce e che si preoccupa per me come sempre.
«Non avevo fame, solo questo.» dissi sfoggiando un sorriso.
«Emma, lo sappiamo che è un giorno difficile, ma non puoi non mangiare. Ti prego, metti qualcosa sotto i denti, che non ti fa bene saltare i pasti.» disse Armin sedendosi accanto a me sul letto.
«Ma non c'è bisogno che vi preoccupiate, davvero. Poi se non mangio per oggi non succede nulla, anzi dovrei pensare di mettermi a dieta...»
«Aah ma non dire cazzate!» disse il castano avvicinandosi a me e mio cugino seduti sul letto.
«Sicura che non vuoi ti portiamo niente da mangiare? Dev'essere rimasto qualcosa.» chiese Mikasa.
«Ragazzi, apprezzo il pensiero, ma vi giuro che è tutto apposto, non ho fame quindi credo che andrò a dormire, voglio solo che questa giornata finisca al più presto.» dissi appoggiando la testa sulla spalla di mio cugino. Egli sorrise e mi diede un bacio sulla testa.
Per me Armin è sempre stato un po' un fratello minore. Seppur fosse sempre stato quello da difendere e quello difeso, in certe situazioni era uno dei pochi che mi faceva sentire importante per qualcuno; Eren invece era la figura del fratellone, quello che non si lasciava mai abbattere e che ti tirava su se lo facevi tu. Lui era quello su cui si poteva sempre contare, era quello che se voleva, avrebbe lasciato tutto quello che stava facendo e sarebbe venuto da te, nel bisogno...beh, almeno ci provava, ci provava davvero, e se non ci riusciva andava bene comunque, perché solo pensare che qualcuno avrebbe fatto tutto quello per me mi scaldava il cuore; Mikasa era un po' la mamma del gruppo, si preoccupava, era dolce e i suoi candidi sorrisi bastavano a trasmettere calma in qualsiasi momento.
«Ti lasciamo riposare allora.» dissero il biondo e la corvina abbracciandomi.
«'Notte, Emma.» disse eren dandomi un morbido bacio sulla guancia. Sorrisi.
«Buonanotte ragazzi. Vi voglio bene.»
I tre mi sorrisero e uscirono dalla porta color marrone scuro, lasciandomi di nuovo sprofondare nella solitudine che io stessa avevo richiesto. Ironico, vero?
Seppur volessi solamente far passare velocemente quelle ore di sonno e cominciare una nuova giornata ricca di buon umore, addormentarsi risultava più difficile del solito, e calcolando che anche gli altri giorni non era semplice per me cadere nelle braccia di Morfeo, quel giorno ero messa peggio.
Continuavo a fissare il soffitto, a volte chiudevo gli occhi sperando di riuscire a non riaprirli più fino alla mattina dopo, ma si era fatta quasi l'una e mezza di notte, e il sonno non voleva dar segno di arrivare.
Allora mi arresi, sbuffando mi misi seduta a gambe incrociate sul mio letto e presi il libro sul comodino accanto a me, accendendo la lampadina.
Passarono meno di quindici minuti, ma scorrevo fra le parole senza capirle, come se avessi tanto altro a cui pensare.Mi distrassi per l'ennesima volta, e con ancora il libro tra le mani, girai la testa verso la finestra.
Non ebbi mai posto tanto attenzione a ciò che c'era lì fuori di notte.
Il cielo sembrava un dipinto surreale, tanto da farmi completamente distogliere l'attenzione dal libro e farmi alzare, così mi diressi verso la finestra per ammirare meglio ciò che c'era dietro a quel vetro.Non avevo di meglio da fare, così decisi di mettermi una felpa calda e uscii dalla mia stanza, diretta a dove quello spettacolo visibile solo di notte era ancora più vicino, e bello da ammirare.
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Angolo autrice!
Ciao amici! Come va? Come sono andate le feste? Spero bene❤️
Chi mi conosce di persona ormai sa cosa succederà prossimamente a memoria, ma dubito che qui ci sia qualcuno dei miei amici, ma il punto è che DA QUI INIZIERANNO I MOMENTI SALIENTIII
PS. mi sono impegnata molto a non far sembrare la mia protagonista la solita UwU pick me baka ✨diversa dalle altre✨ ma a darle una personalità, infatti io in lei mi ci ritrovo molto caratterialmente
Vi amo, ciauu🌸
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Counting Stars ||𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧||
Fanfic"Dove c'è odio c'è amore". E in fondo, dopo settimane, mesi, passati a battibeccare col capitano Levi, Emma si accorge di quanto quel detto fosse vero. E di quanto lui più di tutti la comprende, di quanto sia un uomo dal cuore d'oro, anche se non l...