È mattina.
Si sente il cinguettio degli uccellini e le risate dei bambini che corrono per le strade.
Ero stesa sul mio piccolo letto dalle lenzuola biancastre, consumata dagli anni, gli occhi ancora socchiusi e la luce del sole subentrava dalle tende.C'era così tanta calma.
Era semplicemente una mattina come le altre.Un brivido mi passò lungo la schiena quando misi un piede sul pavimento di parquet invecchiato e freddo, mi stropicciai un occhio ancora mezzo chiuso e sbadigliai, mentre mi incamminavo verso il vetro della finestra. Mi rispiecchiai, i capelli erano scombinati e delle borse giacevano sotto i miei occhi.
Era una giornata bellissima e non vedevo l'ora di viverla appieno!
Feci una corsa verso il bagno e mi diedi una veloce lavata, per poi andare in cucina, dove trovai già seduti Armin e il nonno.«Buongiorno Armin! Buongiorno nonno!» dissi prendendo il sacchetto dei cereali, per poi metterli nella ciotola.
«Emma, come mai tutta questa energia?» chiese il nonno ridacchiando.
«È solo...una bellissima giornata.» dissi sorridendo. «Armin, oggi andiamo a da Eren e Mikasa vero?»
«Sì, certo!» sorrise. «Nonno, ma per caso sai quando dovrebbero tornare gli zii?»
«Già! Ne sai nulla?» continuai.
«Credo tra un paio di giorni...se non addirittura domani, ma non posso saperlo con certezza.»
«Beh, comunque presto! Non vedo l'ora!» esultai io, con ancora in mano il cucchiaio con i cereali e il latte.
Finimmo di fare colazione, così corsi in camera, mi preparai con il solito vestitino cremisi e il piccolo cardigan grigio chiaro, per poi darmi una veloce pettinata ai capelli castani, accarezzando i raggi di sole naturali.
Mi guardai allo specchio. Osservai la figura minuta che vedevo lì davanti, solo una bambina di 10 anni (lo so che in realtà se nel 845, durante l'attacco, avevano 9 anni, nel 843 dovrebbero avere 7 anni, ma ho fatto che Emma, eren e company hanno tutti 17 anni, così i 18 di Emma saranno più vicini e sarà tutto leggermente meno illegale), che sicuramente non era tanto fortunata su alcuni aspetti, ma era spensierata, ambiziosa, felice e serena.
Sorrisi, pensando che le cose non potevano andare meglio. Ero contenta così, pensavo, non mi sarebbe servito altro per essere felice.Insieme ad Armin feci una corsa verso la casa di Eren, dove sua mamma Carla ci accolse mentre aspettavamo che egli finisse di prepararsi e Mikasa venne a salutarci.
«Alla buon ora, eh Eren?» dissi quando lo vidi arrivare che si stava ancora infilando la felpa.
«Buongiorno anche a te, Emma» rise
Uscimmo dalla casa e ci incamminammo per le strade. Non avevamo una meta precisa, non ce l'avevamo mai. Ma era divertente anche così, camminare in giro chiaccherando e ridendo, a volte non sapendo neanche che fare o di che parlare.
«Pensavo...che ne dite di andare alla piazza, quella al centro di Shiganshina, oggi?» propose eren.
«Ma non è un po'...un po' troppo distante da casa?» farfugliò Armin, perplesso.
«Beh sì...ma dovremmo fare qualcosa di nuovo! Io ci sto.» mi elettrizzai all'idea e il castano mi sorrise. «Ma aspettate..» fermai tutti, il sorriso di Eren svanì leggermente. «Sapete che per ordini di Carla, l'ultima parola spetta a Mikasa...» dissi, mentre tutti e tre ci giravamo verso di lei.
«Io...va-va bene...» disse un po' insicura.
Allora ci siamo messi a correre verso una strada sconosciuta, di tanto in tanto mi fermavo a controllare che Armin non fosse rimasto troppo indietro e mi rimettevo a correre. Beh, era anche quello parte del divertimento! Stare insieme e aspettarci l'un l'altro. Era quello il bello.
Ad un certo punto svoltammo in un vicolo. Non mi piaceva, non aveva delle belle condizioni. I mattoni erano molto più consumati e ricoperti di edera, e le mattonelle del pavimento erano tutte mezze staccate, mentre si facevano sempre più verdastre.
«E-eren...sei sicuro sia la direzione giusta?» chiesi guardandomi attorno nel buio vicolo.
Nessuna risposta.
«Eren? Armin? Mikasa? Do-dove siete...?» mi iniziai a spaventare. Era come se fossero spariti nel nulla e la mia voce pronunciare i loro nomi facesse eco e basta.«Ragazzi...dove siete finiti? Dai, non è divertente, se è uno scherzo...»
Ero come in mezzo a due muri, e lo spazio era abbastanza stretto. Però davanti a me c'era un sentiero, che non riuscivo a vedere per via di una nebbia che avvolgeva quella parte.
Eppure con un coraggio che non pensavo di avere, gonfiai i polmoni e avanzai per questo sentiero, pensando che magari lo hanno percorso loro.I miei passi erano lenti e cauti, mi guardavo attorno mentre quella nebbia mi avvolgeva sempre si più fino ad accecarmi completamente, e l'uniche cose che potevo vedere erano i miei piedi avanzare titubanti.
Ad un certo punto la terra iniziò a tremare.
No, non era un terremoto.
Erano...come dei passi.
Mi fecero sobbalzare mentre facevamo rimbombare l'aria.Non sapevo minimamente del rischio a cui andavo incontro, quando decisi di andare avanti in quel sentiero, che mi bastò quel che vidi per capirlo.
Giganti.
Quelle creature che per migliaia di anni hanno sottomesso l'umanità, l'hanno massacrata e l'hanno confinata in queste mura, c'è ne avevo davanti uno proprio in quel momento.
Mi passò vicino a passo lento, fino a girare la testa verso di me."Sono morta" pensai in quell'attimo, talmente tanto terrorizzata che non potei esprimere l'emozione.
Chiudi gli occhi, sapendo che mi avrebbe afferrata in quelle sue enormi mani per poi divorarmi, ma poi...mi sorpassò. Mi passò oltre e basta, senza nemmeno accorgersi che fossi lì. Come se non ci fossi realmente.
Ne approfittai, e iniziai a correre qua e là, senza una meta precisa, mi misi solo ad esplorare la zona... finché vidi degli uomini.
Degli uomini, stavano combattendo i giganti.
I titani li attaccavano e loro, che sembravano delle formiche in confronto, cercavano con tutte le forze di contrastarli.
Alcuni ci riuscivano, altri cadevano a terra e altri venivano solo divorati.Era...era orribile.
La gente muore per questo. Per cosa? Per cosa sarebbero morte veramente queste persone innocenti?Non riuscivo a continuare a guardare.
Corsi via sorpassandoli, ormai sicura che nessuno mi potesse vedere. Quando però...vidi loro.
Loro che stavano gridando, piangendo, mentre un titano alto almeno 15 metri li torturava.
Iniziai a correre verso di loro, ero in lacrime e tutto ciò che riuscivo a fare era urlare "mamma, papà", ignorando il nodo in gola che faceva dannatamente male ogni volta che pronunciavo una parola.
Non potevo fare nulla. Mentre mamma e papà morivano, io ero lì ad osservare.«Mamma! Papà! No, no, no!» gridai dando dei pugni al gigante, pur sapendo che non poteva vedermi o sentirmi. «...mamma... papà....»
«Emma!» sentii questa voce chiamarmi, rimbombava nella mia testa ma non vidi nessuno chiamarmi. «Emma!»
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Hey!
Come vi va? Spero tutto bene🫶
Vabbe, lasciate commentino e stellina come sempre e ci vediamo al prossimo capitolo 🤪
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Counting Stars ||𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧||
Fanfic"Dove c'è odio c'è amore". E in fondo, dopo settimane, mesi, passati a battibeccare col capitano Levi, Emma si accorge di quanto quel detto fosse vero. E di quanto lui più di tutti la comprende, di quanto sia un uomo dal cuore d'oro, anche se non l...