Mi svegliai in quel letto che non era il mio, e accanto a qualcuno che non era il solito cuscino che abbracciavo per darmi un pochino di conforto da solo.
Era così minuta che potevo tenerla stretta senza neanche allargare troppo le braccia, e avrei potuto rimanere con il viso in mezzo ai suoi capelli per ore ancora, sentendo il suo profumo invadermi le narici ad ogni respiro.
Sentivo sulle braccia il suo stomaco alzarsi e abbassarsi. Stava dormendo così beatamente, che mi sarebbe dispiaciuto troppo svegliarla o disturbarla, i suoi lineamenti sembravano rilassati come non li avevo mai visti. Era bellissima, quando dormiva.
Era così fragile, così debole. Poteva essere distrutta in mille pezzi solamente sfiorandola, e solo io sapevo quanto effettivamente era così. Mi lasciò vedere il suo lato indifeso, il suo lato sofferente, e sempre a me, lasciò tentare di toccare quel suo lato e darle un po' di forza per andare avanti, la forza che nemmeno io avevo, ma di cui lei aveva probabilmente più bisogno.Erano le sei del mattino, la sveglia avrebbe suonato in mezz'ora; nonostante ebbi dormito meno di tre ore, sono state le migliori che ebbi mai dormito, e furono con lei tra le braccia.
Perché? Lei era solo una recluta entrata meno di un mese fa con cui non sono mai andato minimamente d'accordo, che odiavo, detestavo solo il pensiero di doverla vedere, anche se per ordini di Erwin.
Era passata una serata, una. Una conversazione, fatta nel pieno della notte, probabilmente non a mente lucida, ed è bastato questo per farmi capire che lei soffre più di quanto avessi capito dalla discussione che abbiamo avuto giorni prima. Eppure non lo avevo mai capito, non avevo mai scorto un minimo di dolore dai suoi occhi che luccicavano di gioia e spensieratezza ogni giorno. La vedevo sempre, ogni mattina, pomeriggio e sera; ma mai ebbi l'empatia di notare quanto quel luccichio nei suoi occhi fosse tutto finto, fino a quel giorno quando mi urlò contro la verità che era sfuggita dalle parole, e poi la notte prima.Mi staccai piano da lei, sospirando silenziosamente, facendo attenzione a non svegliarla.
«Mhh...» mugugnò, stringendo le palpebre.
«Scusa, ti ho svegliata...?» sussurrai piano.
Lei non rispose, sembrava star ancora dormendo. Si rigirò nel letto e si avvicinò di più a me.
Ora il suo viso era appoggiato al mio petto e le sue braccia ancora più strette a me."Cazzo...e ora come faccio a non svegliarla?" Pensai.
Cercai di staccarla da me nel modo più delicato possibile, non svegliandola.
Un po' mi è dispiaciuto andarmene, lasciarla lì. Però era meglio che prima che qualcun'altro mi vedesse, me ne andassi. C'è chi in questo posto si fa troppe idee strane insensate.~
Si erano fatte le otto, e la colazione inizia più o meno alle sette. Speravo di non aver "destato sospetti", anche se in fondo, probabilmente, non poteva importare di meno alla gente lì di che fine facessi.
Rimasi in camera mia per più o meno un'ora e mezza, combattuto: avrei dovuto veramente andarci a fare colazione? Di fame non ne avevo sicuramente, ma non era quello ciò che mi affliggeva.
Lei avrebbe voluto vedermi? Forse ero l'ultima persona che voleva incorciare, mentre anche io stesso ero combattuto: la volevo o non la volevo evitare?Decisi finalmente di andare in mensa, un po' per anche riuscire a sfiorare il suo sguardo, ma anche per evitare le mille domande di Hanji. Presi in mano il primo foglio che mi capitò al tatto dalla scrivania, e con la scusa di essere stato impegnato nei documenti del Corpo di Ricerca pronta, mi incamminai in corridoio a passo lento.
Entrai nella enorme stanza, piena zeppa di ragazzi da una parte, e i maggiori da un'altra. Mi diressi ovviamente a quello dei maggiori, con la faccia puntata sul foglio, ma con la coda dell'occhio sapevo di star cercando qualcun'altro.
Così quando mi sedei avevo gli sguardi di Erwin e Hanji puntati addosso, con mille domande scritte in fronte. Cercai di essere il più credibile possibile quando spiegai che ero occupato nel firmare e compilare documenti inviati dal Comandante Supremo.
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Counting Stars ||𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧||
Fanfic"Dove c'è odio c'è amore". E in fondo, dopo settimane, mesi, passati a battibeccare col capitano Levi, Emma si accorge di quanto quel detto fosse vero. E di quanto lui più di tutti la comprende, di quanto sia un uomo dal cuore d'oro, anche se non l...