-9- "Non solo oggi"

196 17 21
                                    

«Emma! Va tutto bene, è solo un incubo, Emma!» mi chiamò.

Riconobbi quella voce.

Aprii gli occhi di scatto, con il petto che si alzava e abbassava in modo irregolare, le mani e le gambe tremavano e il viso era rigato dalle lacrime.
Avevo pianto nel sonno...?

«Co-cosa..? Levi...quindi era un sogno...» dissi richiudendo gli occhi, sollevata. «Ti ho per caso svegliato? Mi dispiace, di solito non succede questo, solo che il sogno è diventato un incubo e, tutto ha iniziato ad andare di male in peggio e-» farfugliai.

«Non ti devi preoccupare.» disse confortante. «Ora sono qui.» si avvicinò, asciugandomi le piccole goccioline che mi bagnavano le ciglia. «Stai ancora tremando. So che non è solo perché hai freddo.»

Perché ogni volta che mi parlava sembrava mi capisse, senza che io gli rispondessi nemmeno? Era terrificante, mi distruggeva, perché non capivo, non capivo come, non capivo perché, non capivo nulla. Non capivo nemmeno che tipo di esperienza deve aver vissuto nel suo misterioso passato, mentre invece lui poteva sapere tutto di me solo guardandomi.
Infatti in quel momento mi guardava, non distoglieva i suoi occhi dai miei, in attesa della risposta che già sapeva.

«...Era un brutto incubo, Levi, solo questo...» dissi leggermente imbarazzata, distogliendo lo sguardo.

«Ma fammi il piacere, ti ho sentita che piangevi fino in in camera mia..» continuava a guardarmi, e vedendomi leggermente più rattristata, disse: «Ti sentiresti meglio se... rimanessi qui con te?»

Lo guardai ad occhi spalancati.
Io non avevo il coraggio di chiederlo, non volevo sembrare una bambina che va a piangere dalla mamma dopo un brutto sogno, ma lui mi lesse nel pensiero nel modo che solo lui poteva fare.
Rimasi in silenzio, ma sperai con tutto il mio cuore che da quel silenzio egli avrebbe capito quanto in realtà volevo che rimanesse qui, che mi facesse sentire sicura e protetta ancora di nuovo, seppur fosse una rottura al mio stesso orgoglio.

«Lo posso prendere per un "sì"?» disse distendendosi sulla parte sinistra del letto, accanto a me che ero sulla destra.

Mise la testa sul cuscino di fianco al mio, cospargendoci delle ciocche scure e disordinate sopra. La mascella che si contraeva leggermente era visibile, mentre gli occhi socchiusi che guardavano il soffitto si aprivano e chiudevano e il petto si alzava e abbassava al ritmo del suo caldo respiro.
Mi incantai ad osservarlo, e quando egli si rigirò verso il mio viso, arrossii sperando non si fosse accorto di quanto tempo fui rimasta ferma ad ammirarlo.

«Ehi, ci sono io qui ora, puoi dormire tranquilla.» mi confortò.

Forse non si rendeva conto di quanto solo la voce, la presenza e il calore di qualcuno mi aiutasse in quei momenti. Solo che prima di allora non ho mai avuto nessuno, nessuno che mi tranquillizzasse in istanti come quelli.
Però lui c'era. Lui mi aveva sentita e non mi aveva ignorato, si è preoccupato per me ed è venuto a vedere come stessi. Lui, che era l'ultima persona avrei mai immaginato avrebbe fatto una cosa del genere per me.
Sapevo come fosse difficile per qualcuno che soffre d'insonnia prendere sonno...e se l'avessi svegliato? O disturbato sul punto in cui stava per addormentarsi?

«Mi devi perdonare, non ho mai urlato nel sonno. Se ti ho svegliato, mi dispiace infinitamente, posso comprendere come per te possa essere difficile dormire» dissi.

«Ma lo vuoi capire che è più importante come stai tu di come dormo?» lo guardai. «Per riposarmi ho tutto il tempo, non ti devi preoccupare.»

«Non so che dire. Ti ringrazio, Levi. Nessuno c'è mai stato per me in questi momenti, ma oggi ci sei stato tu. Te ne sono grata davvero tanto. Buonanotte...» gli sorrisi e dopo mi girai dalla parte opposta alla sua.

Counting Stars ||𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora