-12- Spedizione ( parte 2 )

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Quel gigante correva verso di noi e si avvicinava sempre di più. La paura e il panico stavano prendendo il controllo del mio corpo.

«Armin, di questo passo ci raggiungerà!» gridai con un'onda di disperazione nella mia voce, all'orlo dalle lacrime, cercando di accelerare il passo del mio cavallo.

«Lo so!» rispose, urlando, il biondo. Il gigante si era avvicinato ancora di più, stava a pochi passi da noi.

«È la fine, stiamo per morire!» strillai mentre delle lacrime mi rigavano il viso. Credevo davvero che sarei morta in quel preciso istante.

Il titano, ormai dietro di noi, fece un salto, come per evitare di schiacchiarci. In quei pochi istanti, l'esemplare ci guardó dall'alto mentre io e Armin avevamo il collo alzato verso di lui.
Quando atterrò, il boato fece rimbalzare me e Armin sul terreno. Ci fece saltare in aria, sia a me che a mio cugino, facendoci cadere dai cavalli. Il gigante, tuttavia, non se ne andò come avevo sperato facesse. Ma non ci ha neanche divorati, come infatti reputavo improbabile. Però, ha fatto qualcosa che non mi sarei mai aspettata...
Prima, rimase per qualche secondo buono ad osservare Armin, a terra sotto di lui. Al vedere di quella scena, gridai il nome di mio cugino e sguaini le spade, correndo, come potevo, verso di lui. Ma poi il gigante, come se non si fosse accorto di me, tolse il cappuccio ad Armin e di nuovo lo fissò, per poi spostare i suoi occhi azzurri chiaro verso di me. Sussultai, quando il suo sguardo mi raggiunse. Rabbrividii come se un vento gelato mi si fosse scagliato addosso.
Dopo averci come esaminati se ritornò sulla sua strada, lasciandoci entrambi senza parole e fiato.

«A-armin...stai bene...?» chiesi con un filo di voce al compagno vicino a me.

«Non ci posso credere...mi ha tolto il cappuccio, come se per controllarmi il viso... poi ha guardato anche te...non ci ha neanche sfiorati...» rifletté ad alta voce, guardando a terra.

«Pensi...quello che sto pensando io, Armin..?» farfugliai con le labbra tremolanti. Egli alzò il viso verso di me, ma quando fece per rispondere, vidi qualcuno dirigersi verso di noi. «...Reiner! Oh mio dio, non crederai a cosa è appena successo!» mi alzai in piedi e corsi verso il ragazzo, il quale aveva recuperato i nostri cavalli.

«Fammi indovinare... c'entra con quel gigante laggiù? Quello là dal bel culetto?» scherzò.

«Huh? Coglione, sono seria! Devi essere proprio disperato per guardare il culo anche ai giganti.»

«Devo lanciare un fumogeno, o coglierà di sorpresa l'intera colonna...» borbottò Armin maneggiando la pistola del fumogeno, quando poi sentimmo uno sparo proprio da dietro di noi: era Jean.

«L'intera ala destra è stata annientata da un gruppo di giganti!» esclamò lui, raggiungendoci.

«Ala destra? Ma è la direzione da cui è arrivato quel gigante!» notai.

Continuammo a galoppare dietro la creatura, mantenendo comunque le distanze. Armin spiegò perché riteneva che fosse un gigante intelligente come Eren e raccontò l'esperienza che avevamo appena vissuto, e Jean propose di attaccarlo per far guadagnare tempo agli altri nella formazione. Fu solo uno scontro inutile, poiché esso ci fece solo scappare i cavalli e a far battere la testa ad Armin. Tuttavia, notai un piccolo dettaglio: quando Armin, probabilmente per cercare disperatamente di attirare la sua attenzione gridò a Jean "vendica quel bastardo che aveva fretta di morire" il gigante reagì, ho iniziato a collegare dei punti nella mia testa. Io ed Armin avevamo fatto lo stesso ragionamento, in quei pochi istanti, mentre gli altri pensavano fosse solo un diversivo o che fosse in stato confusionale.

«Merda...cosa facciamo adesso? Senza cavalli non possiamo muoverci. Poi Armin è ferito. Non voglio restare qui con le mani in mano, Jean.» mi lamentai col mio amico, che stava provando a richiamare i cavalli con un fischio. Nel frattempo Reiner stava fasciando la ferita di mio cugino.

«Neanche io voglio restare qui, Emma... Dannazione, i cavalli non tornano!»

Passammo altro tempo a rimuginare su come procedere, eravamo talmente tanto disperati da iniziare a pensare che qualcuno sarebbe dovuto rimanere lì, mentre gli altri se ne andavano con l'ultimo cavallo rimasto.
Fino a che poi Christa, la ragazza dagli occhi azzurri e i capelli biondi per cui tutti avevano una cotta, ci raggiunse con i nostri cavalli scappati. Aveva visto un nostro fumogeno, ed era venuta a controllare.

«Grazie, Christa. Senza di te sarebbe andata a finire molto male per noi...!» ringraziai la bionda.

«Di niente! Io sono...sono davvero felice che non vi sia successo niente di brutto, ragazzi!» esclamò. I tre uomini del gruppo si incantarono a fissarla con uno sguardo a dir poco idiota. Soprattutto Reiner.

Diedi una botta in testa a tutti e tre a partire da Armin, poi diedi quella più forte a Reiner. «Lasciali stare.» sorrisi a Christa.

«La voglio sposare...» sentii sussurrare Reiner, fra sé e sé.

Gli diedi una pacca alla spalla. «Buona fortuna, allora.» risi sarcasticamente. Il ragazzo arrossì, poiché non si era neanche reso conto di aver detto quelle parole ad alta voce.

Poco dopo aver ripreso a galoppare, ci fu lo sparo di un fumogeno verde, verso ovest. Fummo un po' confusi sul perché, era troppo pericoloso proseguire con quello strano gigante in giro: che la notizia su questo strano esemplare non fosse giunta al Comandante?
Il percorso che dovevamo seguire ci portò alla foresta di alberi giganti, la quale era anche una vecchia meta turistica molto gettonata. Jean fu il primo a lamentarsi di questa discutibile decisione del Comandante, dato anche che così si ruppe la formazione.
A noi ci venne ordinato di stare sugli alberi e assicurarci che nessun gigante entrasse nella foresta, mentre solamente le scorte di carri ci entrarono...ma che stava succedendo?

Mi sedetti sul bordo del ramo, con Jean alla mia destra e Armin in piedi sul ramo giusto sotto di noi.

«Questi sono degli ordini veramente assurdi...quando era arrivato il momento di ritirarci, abbiamo allungato il percorso e abbiamo raggiunto questa vecchia meta turistica, in cui si sono infilati solo un pugno di uomini...che follia.» disse Jean, affranto.

«Stai zitto, Jean, non iniziare. Ti sentiranno.» mi appoggiai sulle braccia con la schiena all'indietro.

«E allora? Ho tutto il diritto di ragionare ad alta voce.»

«Certo. Però dovresti pensarci un attimo. Sono certa che il Comandante sa quello che sta facendo. Sono anche sicura che sia al corrente che quel dannato gigante sta cercando Eren. L'unica soluzione possibile è che il Comandante Erwin abbia in mente qualcosa. Dobbiamo comunque rispettare gli ordini, Jean.» riflettei.

«Io sono solo irritato dalla situazione.» chiuse gli occhi facendo un sospiro. «Ma obbedirò e terrò i giganti lontano dalla foresta, se sono questi gli ordini, Emma. Su questo ci puoi contare.»

La nostra conversazione fu interrotta: «Classe cinque metri in avvicinamento!»

😚😚😚😚😚😚
Buonasera
Non so che dirvi, buon proseguimento adios commentate e votate perche è un diritto e un dovere

Counting Stars ||𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora