-5- Sotto le stelle ( parte 1 )

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I know I don't want to
Be the one that you run to
When you got nowhere else to go
When you need some love
I know I'm the last one
You try to call but
I always give in
To give you it all

I can't be your midnight love
When your silver is my gold
In this light, I swear I'm blind
In this light, I swear you're mine

Attraversai il corridoio più silenziosamente possibile, con le mani in tasca e il cappuccio che copriva i capelli.
In fondo al corridoio c'era una scala, essa portava all'ultimo piano dell'edificio in possesso all'Armata Ricognitiva, cioè quello che dava al tetto.
Salii le scale cercando di evitare di far rumore con lo scricchiolio delle vecchie assi marroncine, guardandomi intorno man mano che salivo i gradini.
Una volta arrivata lassù mi ritrovai davanti agli occhi uno scenario ancora migliore a quello che avevo visto dalla finestra della mia camera. Le stelle erano così tante che potevano sembrare i dettagli finali di un dipinto, gli schizzi bianchi e definiti fatti con il pennello.

Senza distogliere lo sguardo dall'alto, mi misi seduta con la schiena appoggiata al muro e il viso alto verso il cielo.
Avrei potuto stare lì da sola e in silenzio per ore.

Ma la parte "da sola" non andò come avevo programmato.

Sentii dei passi provenire da una strada diversa da quella percorsa da me, subito mi allarmai e mi misi in ginocchio, pronta ad alzarmi e andarmene. Ero sicura che chiunque fosse stato mi avrebbe detto di tornarmene in camera mia e dormire.

Ci fu un attimo di silenzio, ci guardammo negli occhi, nessuno dei due si aspettava di trovare l'altro qui. «Arlert... che ci fai qui?» disse lui con un filo di sorpresa.

Tra tutti i volti che avrei potuto e voluto vedere, sempre lui mi capitava davanti agli occhi, anche quando cercavo di evitarlo con tutte le mie forze, anzi, soprattutto quando era così. Come se il destino volesse tenerci legati con la stessa corda, noi due schiena contro schiena. Non voleva proprio lasciarci in pace.

«Capitano. Scusi, me ne torno subito in camera mia...» dissi alzandomi.

«No, puoi rimanere.» rispose lui sedendosi accanto a dove mi ero messa io.

Dopo quella discussione, sentivo di avere in un certo senso "paura" di lui. Temevo che se avessi di nuovo detto o fatto qualcosa di sbagliato avrebbe di nuovo potuto gridarmi quelle cose in faccia. E se l'avesse fatto una seconda volta, non so come avrei reagito.
Non volevo rimanere, non volevo restare lì da sola con lui. Non sembrava avere intenzione di iniziare una discussione oggi, ma non lo sembrava nemmeno prima che la iniziasse quel giorno.

Non avevo voglia di restare in sua compagnia, ma sarebbe stato scortese da parte mia andarmene, no?
Allora mi misi di nuovo seduta, un po' sorpresa dalla sua risposta, sospirando leggermente, senza farmi sentire da lui.

Entrambi avevamo lo sguardo perso diretto verso il cielo stellato sopra di noi.

«Comuque...non hai ancora risposto alla mia domanda.» disse senza girarsi. «Come mai sei qui a quest'ora, Arlert?» chiese.

«Non riuscivo a dormire, sono venuta a...godermi un po' d'aria fresca.» risposi titubante. in parte non era una bugia. Ma dall'altra, ero lì perché forse pensare ad altro mi faceva dimenticare il vero motivo per cui, di fatto, non riuscivo a prendere sonno.

Egli mi rivolse uno sguardo con i suoi taglienti occhi scuri.
Io lo vidi con la coda dell'occhio, ma non ebbi il coraggio di ricambiarlo, ma lui mi scrutava il viso come se aspettasse che lo facessi; però vedendo che non avevo intenzione di ricambiare il suo sguardo, rivolse di nuovo il suo verso il mantello blu scuro sopra le nostre teste.

Counting Stars ||𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora