XXIII capitolo✔️✔️

585 11 0
                                    


Ebbene, è ufficiale: questa giornata non sta andando secondo i miei piani!
Quando questa mattina mi sono svegliata la prima cosa che ho fatto è stata provare a liberarmi dal braccio di Sebastian che mi attanagliava contro il suo corpo caldo e quando ci stavo riuscendo il cretino ha ben pensato di girarsi e mi ha colpito sul naso con la mano, ho urlato come un'aquila riuscendo a svegliarlo.

<< Cosa urli?!>> Urlò a sua volta, stropicciando un occhio e sbadigliando come un orso dopo il letargo, si è riaccucciato sotto le lenzuola ignorandomi, alla faccia del compagno premuroso!

Comunque l'ho mandato a quel paese, continuando poi la mia giornata una sfortuna dopo l'altra: mi sono infilata in doccia rischiando di ustionarmi e di farmi venire un irritazione all'occhio per via dello shampoo che mi era per sbaglio scivolato sul viso, ho fatto colazione mettendo il sale nel caffè al posto dello zucchero e se non bastasse avevano finito i miei biscotti preferiti al gusto lavanda.

Finisco di inserire il chiodo nel muro stando attenta, con la fortuna che gira, di non darmi una martellata sulle dita e osservo il risultato dopo aver appeso la copia del Viandante sul mare di nebbia.
Osservo dal letto il dipinto posto vicino agli specchi deformi dalle cornici antiche di ottone, mio tocco personale alla stanza inizialmente asettica del mio bel fidanzato insieme a vari vasi di fiori colorati sui mobiletti.

"Preparati, andiamo a fare una corsa." Sobbalzo sul posto non propriamente abituata al link mentale, sbuffando mi preparo indossando una tuta autunnale color senape.

<< Tesoro, sei pronta?>> Urla entrando Sebastian, sorrido in sua direzione e gli poso un bacio leggero sulle labbra.
<< Ovvio>> Sibilo sarcastica mostrandogli calze e scarpe ancora in mano.

Lo ammetto, correre non è una mia passione ed a onor del vero preferisco guardare serie TV od al massimo dipingere con gli acquerelli, peccato però che io in questo momento io stia correndo provando a seminare il lupo cattivo alle mie calcagna.

<< Stronzo!>> Urlo sbuffando, lui emette un suono simile ad un latrato che paragono ad una risata divertita.
Forse non è stato un bene prenderlo in giro per la figuraccia fatta con mio padre mentre uscivamo ma oramai il danno è fatto e non mi resta che scappare velocemente.

Rischio di inciampare più di una volta sulle radici degli alberi e non posso invece consolarmi pensando che lui in realtà si stia impegnando a correre perché non è così, per lui è un misero riscaldamento e se volesse mi raggiungerebbe in pochi secondi, ma come si suol dire la caccia eccita il lupo meglio del poter racchiudere le fauci attorno alla gola della preda.

<< Dai lo sai che scherzavo!>> Ritento provando ad impietosirlo con voce zuccherina, probabilmente il dito medio che gli sto sventolando dietro alla schiena altera il risultato perché non si ferma.

Esclamo qualche imprecazione mentre rotolo sotto la massa muscolare ed il pelo scuro del lykos, il mio fianco per sbaglio colpisce una radice e urlo dal dolore.

Osservo da sotto le ciglia il pesante lupo mostruoso, si fa per dire, le sue zampe anteriori posate ai lati della mia testa ed il resto del suo busto che sfiora il mio corpo.

<< Ciao?>> Esulo intimorita, una nuvoletta calda mi colpisce il naso e lui scopre le gengive divertito, poi mi lecca una guancia solleticandomi con la lingua viscosa. 

"Sei coraggiosa, gattina" Comunica ironico, gli scocco un'occhiataccia risentita mentre lui decide di coricarsi su di me lasciandomi senza fiato.
<< E spostati, bestione!>> Lo avverto sentendo i miei poveri polmoni bruciare pietosamente. 
Ebbene, lo hai voluto tu!

Le ossa si spezzano e si ricompongono velocemente, la pelle umana si ricopre di folto pelo candido e le gengive mi dolgono mentre i sensi si amplificano esponenzialmente nel giro di qualche millesimo di secondo.
Lo stop del mio tartufo rosa tocca il suo e i nostri occhi si incontrano, la tonalità scarlatta dell'iride sua incontra la mia vermiglia striata.
Le zampe posteriori piegate lo colpiscono sullo stomaco facendolo capitombolare a terra sul dorso, lui emette un uggiolo acuto.

Mi rialzo facendo non poca fatica scrollando successivamente il capo scrollando la polvere e le foglie colorate.
"Stai bene?" Gli domando avvicinandomi tranquilla, pochi i sensi di colpa comunque.
Non ricevendo risposta mi accosto a lui che girandosi mi mostra la schiena oltre che il suo bel sedere peloso scuro, respira lentamente e col suo fiato innalza alcune foglie secche.

"Va bene, lo capisco... Ti senti offeso" Mi accuccio al suo fianco nascondendo la testa sotto le zampe, appoggiandomi a lui.
Passa qualche minuto poi lui inizia a leccarmi il pelo delle testa, sogghigno internamente sapendo non sia un tipo rancoroso al mio contrario.

"Sai... sei stata una gattina molto cattiva, forse ti dovrei punire" Oddio, cosa ha appena detto?
Gli mordo una zampa a portata di mano, oddio che battuta.

Sotto la lampada ad olio le pagine antiche bordate di zigzature ed antichi simboli dorati riflettono leggeri luccichii, la scrittura ad inchiostro permane elegante a mano e vari disegni accompagnano il tutto.
Accarezzo la copertina in pelle rilegata in crini di cavallo, non c'è nessun titolo ma a pie' pagina sull'ultima viene riportata una data: 14 dey 983.
Aprendolo noto subito un particolare, se questa scritta indica giorno, mese ed anno allora non capisco che calendario venga riportato e utilizzato.

La mia ricerca si protrae per una decina di minuti tra i reparti di questa biblioteca di piccole dimensioni e che occupa parte di un'ala della villa, mi ero messa a curiosare qui dentro poco dopo il pranzo.

Spulciando alcuni documenti trovo che nel calendario persiano questa data corrisponde al 4 gennaio 1605 del calendario gregoriano.
Nonostante la curiosità il mio tempo qui è finito e sono costretta a correre in camera portando via il diario e a posarlo sul comodino in camera, raggiungendo poi la sala per i pasti dove mi stanno aspettando.

Il calore prodotto dal camino riscalda la stanza buia, le fiamme sibilline prodotte illuminano l'ambiente: la coperta di velluto pesante scivola sulle mie spalle nude macchiate di aloni rosati, i pendenti scintillano opachi in sincrono con l'anello mentre raccolgo i ricci in una crocchia mal fatta.

Osservo il mio fidanzato che tra le lenzuola sfatte riposa tranquillo, stringe leggermente la presa sul lato vuoto così forse sentendo la mia mancanza con la forza del busto si innalza e mi guarda assonnato. 
<<Torni a letto?>> Mi domanda dolcemente, i suoi bellissimi occhi mi guardano e osservo quanto in questo momento sia così simile ad un cucciolo. 

"Ti prego" Aggiunge grazie al legame, le sue labbra corrucciate si aprono in un enorme sorriso quando mi avvicino e mi circonda la vita con un braccio posando un bacio leggerissimo sulla pelle del mio collo esile. 

<< Ti fa male qualcosa?>> Mi domanda poco dopo accarezzando un livido che durante l'atto mi ha procurato, nego con il capo porgendogli la medesima domanda per via dei graffi che gli avevo lasciato sulle spalle ricevendo la stessa risposta.

<< Allora va pure a dormire, io sarò qui al tuo fianco, che ne dici?>> Gli porgo la domanda docile e lui mi lascia stendendosi sul suo lato tenendo comunque una mano sul mio addome, io infatti mi appoggio alla spalliera e sfoglio il libro aprendo la prima pagine.
La mia vista acuita dai sensi del lupo mi agevola la lettura nonostante la luce flebile delle fiamme che non rischiara per nulla.

...La Madre Terra nel suo insieme ospita più di sedici miliardi di umanoidi...


*Capitolo completamente revisionato ✔️✔️

The Phoenix: La Prescelta della Dea LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora