Gelosia

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A volte Christian si chiedeva come dovesse essere stato guardare il cielo anche solo cinquecento anni prima, quando non si aveva la più pallida idea di cosa potesse essere l'inquinamento luminoso e le stelle illuminavano a giorno la volta celeste.
Adesso, seduto sulla sua solita panchetta nel patio della casetta di Amici, intento a guardare il cielo scuro con il capo reclinato all'indietro, non riusciva a fare a meno di pensare che qualche punto di luce che non fosse artificiale gli avrebbe fatto proprio comodo.
Se non a farlo stare meglio, almeno a distrarlo invitandolo a collegare le stelle tra loro per formare nuove, immaginarie costellazioni.
Esalò lentamente una nuvoletta di vapore nell'aria fredda della sera.
Era da ieri pomeriggio, dopo le prove generali, che si sentiva strano.
"A disagio", gli suggeriva una voce nella sua testa.
Ma a disagio con cosa? Con chi?
All'inizio era riuscito ad autoconvincersi che il suo malessere improvviso fosse da imputare all'ansia per l'imminente puntata, ma adesso non aveva più scusanti: avevano finito di registrare da quasi un'ora, era andato tutto come doveva andare, e lui si sentiva ancora come se volesse fuggire dalla sua stessa pelle.
La cosa peggiore di tutte era che una piccola, recondita parte della sua mente era consapevole del motivo del suo turbamento, e stava cercando di imporre la sua conoscenza su tutte le altre camere del suo cervello.
Sospirò ancora, stavolta più bruscamente, e si stropicciò il viso tra le mani.

- Oi fra tutto apposto? -

Sobbalzò al sentire la voce di Guido e scattò a guardarlo di sbieco. Il ballerino si era appena seduto su una delle panchine accanto alla sua, e con lui c'era Dario, che si stava ancora chiudendo la porta alle spalle.

- Cazzo frate mi hai fatto prendere un colpo. -

- Perdonaci la prossima volta ci annunceremo. - gli rispose Dario andandosi a sedere vicino al biondo.

- Eh sarebbe già qualcosa. -

- Non hai risposto alla mia domanda però. -

- Quale domanda? -

- Nun fa o scem ja. - Christian sbuffò e ributtò la testa all'indietro.

- Tutto apposto. - si limitò a dire.
Vide con la coda dell'occhio Dario e Guido guardarsi, e capì istantaneamente che quella sera non avrebbe avuto scampo.

- Sei proprio sicuro? - pungolò Dario.

- Assolutamente sicuro. -

- E allora perché tieni sta facc e pest? - Christian gli lanciò un'occhiataccia.

- Non ho nessuna faccia. -

- Ja fratè è da ieri che stai tutto moscio. È successo qualcosa? -

- Ti dico che non è successo niente! Uno non può stare abbattuto per cazzi propri che subito deve essere successo qualcosa. -

- Posso avanzare una teoria? - si intromise Dario.

- Tanto, ormai. -

- Tre parole: passo a due Mattia Carola. -

- Fra, sono tipo cinquanta parole più di tre. -

- Si vabbè ho considerato passo a due una parola sola. - ma Christian si era completamente estraniato dalla discussione che avevano cominciato ad avere.
Era così evidente?
Lui ci aveva messo quasi un giorno intero a capire che fosse per colpa di quel maledetto passo a due che aveva lo stomaco in subbuglio e il cuore perennemente in gola, ma se Dario e Guido se ne erano accorti così facilmente, pur essendo esterni, questo voleva dire che anche gli altri potevano averlo capito?
Oh Signore, e se Mattia avesse anche solo sospettato che...

- Ooooh acchiapp a chist. - la voce di Guido lo strappò, non seppe dire se fortunatamente o meno, dai suoi pensieri. - Non ti far venire niente ti prego. -

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