L'arte della seduzione

5.8K 249 187
                                    

Mattia aveva sempre provato a mantenere un occhio razionale aperto sul mondo in modo da non cadere troppo in profondità nel suo animo romantico che lo portava a credere a cose improbabili come il destino e le anime gemelle.

Poi però era successo Amici, e Mattia aveva visto tutte le sue certezze crollare una ad una come un castello di carte dopo un soffio di vento.

Aveva cominciato a credere alla sfortuna, e si era convinto di esserne affetto.
Cos'altro avrebbe dovuto pensare dopo tutti i provvedimenti disciplinari (per la maggior parte immeritati), la maglia sospesa, l'infortunio alla caviglia, il volere della Celentano di sostituirlo proprio adesso che si stava rimettendo in piedi?

Quando sarebbe uscito, sperando il più tardi possibile, sarebbe andato a farsi un giro in chiesa, o forse avrebbe direttamente intrapreso il cammino di Santiago di Compostela, giusto per provare a chiedere una grazia.

Il destino, man mano che i giorni trascorrevano, non sembrava affatto interessato a farlo ricredere. Anzi, gli presentò davanti un avvenimento che confermò ancora di più la sua tesi: dopo l'ultima puntata registrata, i suoi compagni d'esperienza avevano cominciato a cadere come mosche, uno ad uno, vittime del covid. Nessuno aveva capito come ci fosse arrivato in casetta, se fossero stati i nuovi arrivati, i ballerini professionisti, gli impiegati della produzione che ogni tanto si affacciavano nell'abitazione. Sapevano unicamente che le prime a manifestare i sintomi erano state Serena ed Alice, e che nel giro di una manciata di giorni Mattia si era trovato solo in casetta.

O meglio, non propriamente solo.

Sorte aveva voluto che, a risultare assieme a lui sempre negativo ad ogni tampone fosse Christian.

Ora, ad occhi esterni, la situazione sarebbe potuta sembrare innocente, anche piacevole: d'altra parte i due erano grandi amici e una decina di giorni da soli non sarebbero stati niente di che, considerando anche che di solito comunque stavano sempre in disparte, isolati dagli altri. E a dire il vero, se questa situazione si fosse presentata anche solo un mese prima, Mattia l'avrebbe presa con eccitazione.

Ma non era stato così.

Non era stato così perchè Mattia, povero disgraziato, meno di una settimana prima, si era reso conto di provare qualcosa nei confronti del moro, e più il tempo passava più Mattia si rendeva conto che la sua non era una semplice infatuazione o attrazione fisica.
Magari fosse stato solo quello.

No, Mattia si era dovuto innamorare del suo migliore amico, dell'unico punto fisso che aveva in quella casetta che pareva girare sempre su se stessa come una trottola priva di asse.

Quindi no, non era per niente entusiasta all'idea di passare una settimana in solitaria con l'unica persona che avrebbe voluto evitare.

Evitare non tanto perchè credesse che la lontananza avrebbe potuto far scemare i suoi sentimenti, quanto per provare a dare un po' di tregua al suo misero cuore che ormai si trovava in una condizione di overdrive, per non dire extrasistole, da giorni.

Ma Christian era di tutt'altra idea.

Erano trascorsi due giorni dall'inizio della loro pseudo-quarantena ed il moro non lo aveva lasciato stare un attimo: gli si sedeva sempre accanto sulle gradinate, sui divanetti, sul letto, a tavola, fin troppo vicino, e lo toccava sempre, ovunque. Tocchi leggeri, sicuramente innocui, che per una persona normale sarebbero apparsi come normali attenzioni tra amici, ma che per Mattia invece, essendo lui un povero derelitto, erano impossibili da digerire.

Per non parlare degli sguardi. Dio, Mattia aveva cominciato a credere di starseli immaginando: erano troppo fissi, troppo pesanti, troppo diffusi per non essere frutto della sua immaginazione. Eppure, eppure capitava a volte che Mattia riuscisse ad intercettare lo sguardo scuro del moro, che non si preoccupava nemmeno di distogliere gli occhi e fingere di non star fissandolo.

Il Mare di NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora