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Tre volte in cui Mattia indossa i vestiti di Christian, ma Christian non dice niente, e quella volta in cui lo fa.

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La prima volta che successe, Amici non era cominciato nemmeno da una settimana.
Mattia non era ancora entrato a tutti gli effetti nella scuola, la sua sfida con Nunzio un grande punto interrogativo che aleggiava sulla sua testa, nonostante Christian fosse più che convinto che il piccolo avrebbe vinto.

Christian si stava facendo il letto quando Mattia era uscito dalla doccia, i capelli che gocciolavano sull'asciugamano che aveva attorno al collo, un pantalone della tuta grigio che gli si aggrappava basso sulle anche, il petto scoperto.

Lo guardò con la coda dell'occhio mentre si strofinava l'asciugamano sui riccioli scuriti dall'acqua, provocando una cascata di goccioline.
Le seguì tutte, una ad una: quella che gli scendeva lungo il collo per fermarsi nella piccola rientranza formata dalle sue clavicole sporgenti, quella che valicava il solco appena accennato tra i suoi pettorali scendendo giù, giù fino ad andare ad estinguersi sul bordo dei pantaloni, quella che, facendo una corsa sfrenata lungo la curva della spina dorsale di Mattia, arrestava la sua discesa nelle fossette alla base della sua schiena.

Christian si costrinse a distogliere lo sguardo, poi sospirò, forse troppo rumorosamente.
Infatti Mattia si voltò a guardarlo, quell'espressione confusa a cui si era già abituato ed affezionato sul viso, e disse:
- Oi fra tutto apposto? -

- Mh? - rispose, distratto. Mattia sbuffò e gli tirò l'asciugamano bagnato in faccia.
Fortunatamente cadde al suolo prima che Christian potesse percepire il profumo dello shampoo del biondo.

- A fratè! - si lamentò, esagerato.
Mattia rise, chinandosi per sollevare l'asciugamano dal suolo e gettarlo nel cesto dei panni sporchi nel bagno.

- Ti ho chiesto che tieni. -

- Niente, perché? -

- Boh, ti vedevo un po' distratto. - Christian sperò vivamente che il suo imbarazzo non fosse percettibile.

- No, no non ti preoccupare, ero sovrapensiero così senza motivo. Tu invece? - fu rapido a chiedere. - Hai ansia per la sfida di domani? -

Nonostante si conoscessero da pochi giorni, Christian aveva già intuito alcuni dei funzionamenti di Mattia Zenzola.
Uno tra questi era farlo parlare di sè: ecco che si perdeva in cento panegirici, perdendo completamente di vista il punto da cui erano partiti.

- Uà non hai idea frate. Non riesco a dormire tanto che ho ansia. L'altro giorno mi sono fatto un pianto in sala con Umberto che sicuro mi ha preso per un bambino. -

- Hey, non sei un bambino se sfoghi le tue emozioni piangendo. - lo rassicurò. - Magari io riuscissi a buttare fuori tutto in questo modo. -

- Non piangi mai? -

- No, certo che piango. Solo che a volte sento che vorrei piangere, ma non ci riesco. E mi tengo tutto nel petto e resto giorni e giorni in questo tipo di limbo finché poi non mi passa. -

- Allora se resto ti insegno a piangere. - Christian ridacchiò.

- Sarebbe utile, si. - gli sorrise. - Non devi preoccuparti per la sfida Matti. Sei bravissimo, e sono convinto che sarai tu a vincere. -

- Davvero? - gli chiese, commosso.

- Assolutamente. Mica ti metti a piangere adesso? -

- Vaffanculo. - ma stava ridendo.
Mentre Christian finiva di mettere a posto la sua parte di stanza, Mattia agguantò una felpa nera dalla sedia che di comune accordo avevano accostato ad in un angolo della camera, dove abbandonavano i vestiti usati ma ancora non abbastanza sporchi per essere messi a lavare.

Il Mare di NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora