Lentiggini

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Mattia Zenzola aveva tanti difetti: era perennemente distratto, a tratti indisponente, disordinato ai limiti del decente.
Non sapeva mai quando parlare e quando stare zitto, lasciava sempre le scarpe in mezzo alla stanza, pronte per far inciampare suo fratello Saverio.
Non capiva l'ironia e se la prendeva davvero troppo facilmente, per non parlare della sua totale inettitudine in matematica nonostante facesse un liceo scientifico! Sportivo si, ma pur sempre uno scientifico.

Eppure in questo mare difetti Mattia era sempre stato fiero di possedere quello che per lui era il pregio migliore che una persona potesse avere: semplicemente, Mattia si conosceva.

Non si nascondeva a se stesso, sapeva tutto di sé, cosa che davvero in pochi potevano vantarsi di fare.
Non si preoccupava di indorarsi la pillola, non si autoconvinceva di cose false per poter stare meglio con se stesso: se sbagliava lo ammetteva, se faceva la cosa giusta si autocomplimentava.
Viveva le sue emozioni nella forma più pura e sincera in cui potesse viverle, senza reprimerle o soffocarle.

Sapeva perfettamente cosa voleva, sempre, e dal 28 settembre a quella parte era stato solo e soltanto uno il desiderio che l'aveva tenuto sveglio la notte (quando, ovviamente, non stava pensando alla danza): accarezzare le lentiggini di Christian Stefanelli.

Ricordava perfettamente la prima volta che le aveva viste: Christian si era girato per dargli la mano e presentarsi, a lui e non a Nunzio, e gli occhi di Mattia avevano zoomato automaticamente su quell'infinità di stelle che puntellavano le sue guance e i suoi zigomi, ancor più visibili grazie all'abbronzatura dell'estate.

Mattia ancora non sapeva dove avesse trovato la prontezza mentale per sporgersi in avanti e presentarsi dicendo il suo effettivo nome e non qualcosa di estremamente imbarazzante come "sei bellissimo, wow".

Da quel fatidico mercoledì 28 settembre le cose erano cambiate, ma neanche troppo: lo sviluppo della sua amicizia con Christian era apparso a tutti, in primo luogo ai diretti interessati, la cosa più logica da fare, come se fosse stato scritto così secoli e secoli prima ed i due ballerini avessero solo adempiuto ai loro doveri.

Lui e Christian erano diventati sempre più amici, ma Mattia non aveva mai smesso di fissargli le lentiggini ogni volta che parlavano.

Ogni giorno ne scopriva una nuova, oppure non trovava una vecchia nel posto in cui era abituato a vederla e la riscopriva un po' più in alto, un po' più a sinistra, quasi come se alle lentiggini piacesse cambiare tanto quanto alle scale di Hogwarts.

E anche ora che stavano seduti all'isola della cucina e Christian gli stava raccontando la sua giornata, Mattia non riusciva a prestare attenzione ad una sola delle sue parole, troppo preso a provare a contare una ad una le macchioline che gli decoravano il viso.

Ma era impossibile come riuscire a contare le stelle.

Alcune erano troppo piccole per vederle da lontano, alcune si nascondevano nelle pieghe della sua pelle quando sorrideva o storceva la bocca, su alcune tornava più e più volte perché dimenticatosi di averle già contate, oppure Christian arricciava il naso in quella sua espressione adorabile o si passava una mano tra i capelli, che da poco aveva iniziato a lasciar cadere in riccioli liberi sulla fronte, e Mattia perdeva il conto, troppo distratto, e doveva ricominciare da capo.

- Frate mi stai ascoltando? -

- Mh? - riuscì a dire, ricollegandosi con il mondo dei vivi.

Christian scoppiò a ridere alla sua espressione imbambolata e Mattia si ritrovò a sorridere nonostante il moro lo stesse prendendo in giro.

- Ma che stavi pensando fra? -

Eh, a che stava pensando?

La Celentano avrebbe prima dovuto dire che la danza classica non era l'unica danza ad esistere per fargli ammettere quello che gli passava per la testa quando era in presenza del moro.
Se fosse stato per lui quel segreto se lo sarebbe portato nella tomba.

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