L'ultimo dell'anno

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Tra tutte le festività, quella che a Mattia piaceva meno era l'ultimo dell'anno.

Non sapeva individuare precisamente il motivo, ma da ormai anni a questa parte il 31 dicembre portava con sé solo un'umida sensazione di malinconia, che gli si appiccicava addosso come vestiti bagnati.

Forse, si trovava a pensare spesso nei giorni che precedevano il 31, fatidicamente più introspettivi di altri, quella malinconia che lo attanagliava e non aveva proprio intenzione di lasciarlo stare era sintomo di quel perenne sentimento di vuoto che trovava il suo massimo sfogo l'ultimo giorno dell'anno.

Forse, tutte le mancanze che aveva vissuto, si condensavano di comune accordo il 31 dicembre per ricordargli che un altro anno senza sua nonna fosse trascorso.

Ecco la spiegazione del perché questa sensazione di smarrimento non lo raggiungesse a Natale, o a Pasqua.

Ma Mattia non si era mai professato psicologo, nè di altri nè di se stesso, quindi lasciava che queste semiconclusioni pascolassero liberamente in un angolo remoto della sua mente, venendo alla luce in un formicolio tra le sue pareti celebrali solo il 31 dicembre, e
ri-immergendosi negli abissi dell'oblio già la mattina del 2 gennaio dell'anno nuovo.

Tutto questo per dire che quando si svegliò quella mattina, tra gli schiamazzi eccitati degli altri abitanti della casetta, il suo primo istinto fu quello di seppellirsi sotto le coperte e riemergere solo ad anno inoltrato.
Tanto nessuno si sarebbe accorto della sua assenza, giusto?
Questo fu il suo primo errore della giornata e, tragicamente, non l'ultimo.

Proprio mentre stava per scomparire sotto le lenzuola, la porta della stanza verde si aprì con gran clangore, lasciando filtrare tra quelle quattro mura che rappresentavano il suo ultimo baluardo di salvezza il frastuono che proveniva dalle altre stanze della casetta.

Christian varcò la soglia della stanza di gran carriera e tirò di lato con un gesto secco della mano le tende bianche, facendo si che la luce del sole già alto nel cielo investisse i mobili ed il povero Mattia, che aveva già perso le speranze di poter tornare a dormire.

- Ben svegliato my lord, ha fatto bei sogni? -
Mattia non sapeva dire se il rinnovato entusiasmo del moro fosse causato dall'aria natalizia o dalla sua da poco avvenuta guarigione, ma gli riempiva il cuore di gioia vedere l'amico aprirsi sempre più con i loro compagni d'avventura ed uscire eccentricamente dal suo guscio.
Gli riempiva il cuore di gioia, ma non quella mattina.
No, quella mattina niente sarebbe stato in grado di riempire il buco nero che gli stava lacerando il petto, attraendo dentro di sé tutti i suoi organi interni, lasciandolo vuoto e sbilanciato.

Questa convinzione lo portò al suo secondo errore.

Mattia gli rispose con un grugnito, affondando la faccia nel cuscino.

- Lo prendo come un no? -

- Senti Chri non sono in vena, lascia stare. - borbottò contro la federa del cuscino.

- È successo qualcosa? - chiese, svestendo quel tono eccitato che ormai lo contraddistingueva da giorni e indossando quello dell'amico preoccupato.
Mattia si sentì tremendamente in colpa.

- No frate veramente. È che l'ultimo dell'anno sto preso a male senza motivo, è così da sempre, non ti preoccupare. -
Mattia non poté vederlo, ma riusciva ad immaginare alla perfezione l'espressione che doveva essere apparsa sulla faccia di Christian: l'espressione di chi non se l'era bevuta affatto.

Fortunatamente per lui, però, il moro decise di lasciar correre.
- Se ne sei convinto frate. Se vuoi parlare io ci sono, lo sai. -

Mattia represse un sorriso contro il cuscino.
- Mh hm, lo so. -

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