E per la seconda volta nel giro di un mese e mezzo mi ritrovo su un aereo. Per via di clienti Americani ci stiamo facendo un volo di quasi dieci ore. E dico ci perché proprio io e...il mio capo lo stiamo facendo. Quando venerdì scorso mi ha detto di prenotare due biglietti che partissero il lunedì successivi mi ha lasciato spiazzata. Si sa che i biglietti per New York costano un sacco ma ovviamente l'azienda può permetterselo. Ora infatti stiamo per atterrare sul suolo americano mentre io sono fomentata al solo pensiero di alloggiare nella Grande Mela. Stella si é raccomandata di portarle tutti i souvenir possibili e immaginabili, oltre ad avermi avvisato di non fare cavolate con Mich- cioé il mio capo. Come se fosse facile!
L'altoparlante ci avvisa che possiamo togliere le cinture e a breve potremmo scendere. Infatti dieci minuti dopo siamo già giù dall'aereo.
"La tua valigia" esclama con voce roca il mio compagno italiano. Annuisco e cerco di prenderla ma ovviamente rischio di cadere dalla quantità elevata di vestiti che ho inserito in questo bagaglio. In mio soccorso noto due mani maschili che mi aiutano a prendere la valigia. Grazie al cielo! Sto per ringraziare in inglese il ragazzo ma appena lo riconosco mi ci butto addosso.
"Gio!" esclamo felice. Giorgio, detto anche Gio, é un mio vecchio amico dell'Università. Dopo aver fatto il Master qui in America ha trovato subito lavoro e ha deciso di trasferirsi definitivamente qui.
"Ciao piccola Mimy" ridacchia abbracciandomi.
"Hai ancora la mania di chiamarmi con questo nomignolo, eh" gli assesto un piccolo pugno sulla spalla muscolosa ricoperta dal giacchino.
"Certo Mimy" mi fa l'occhiolino.
"Dobbiamo andare" esclama Michael quasi ringhiando. Noto che ha preso anche lui la valigia mentre sta osservando le mani di Gio ancora addosso a me.
"Bene scusami, io e il mio capo siamo appena arrivati e dobbiamo andare. Ci sentiamo!" gli lascio un bacio sulla guancia, felice di averlo visto.
"Ti scrivo così magari ci vediamo per un caffè, Mimy" mi fa l'occhiolino e poi scompiglia leggermente i capelli. Lo saluto sventolando la mano in aria e poi riporto l'attenzione sul mio capo.
"Si può sapere chi é quello lì?" sbuffa appena saliti sul taxi che ci porterà al nostro hotel.
"Anche se non le dovrebbe interessare, é un mio caro amico dell'Università" spiego prendendo il cellulare e scrivendo a Stella che sono arrivata e sono sul taxi per l'albergo,
"Mhm" borbotta prima di far nascere un silenzio assordante all'interno dell'auto. Dopo venti minuti arriviamo finalmente all'hotel che ha scelto Michael, Hotel the Mark. In perfetto accento americano ringrazia il tassista mentre io sorrido solamente.
"Ti aiuto io" dice prendendo dalla mia mano la mia valigia, portandola fino alla reception. Dopo aver fatto il check-in la ragazza ci da due chiavi, l'una accanto all'altra e ci comunica che le nostre stanze sono al penultimo piano, l'11. Certo che per chi soffre di vertigini non é proprio il massimo! Noto che la ragazza della reception oltre a lasciare la chiave ha lasciato anche un foglietto o piegato in quattro, solo a Michael però. Vorrei tanto scoprire cosa c'é scritto, scommetto che é il numero. Perché diavolo sono gelosa? Non dovrei sentire lo stomaco chiudersi e salire la rabbia!
"Undicesimo piano" sussurro schiacciando il tasto dell'ascensore. Le pareti dell'abitacolo sono interamente specchio. E per questo noto la mia faccia stanca. Le occhiaie fanno parte del mio viso mentre le guance arrossate del freddo dipinto il mio volto bianco. Il tintinnio dell'ascensore ci avvisa di essere arrivati a destinazione, usciamo e senza nemmeno salutarci andiamo nelle nostre rispettive camere.
Beh, direi che come inizio ci siamo!⏮⏸⏭
Il continuo ridacchiare dalla stanza affianco mi fa venire il voltastomaco. Si sta veramente divertendo sapendo che sentirò tutto?! Ribollo dalla rabbia, non può comportarsi come nulla fosse! Incomincio a bussare alla sua porta insistentemente.
"Arrivo...cazzo" sento la sua voce roca fin qui e poi di nuovo la risata femminile provenire da dentro la camera. Appena mi apre noto che ha un misero paio di pantaloni e i capelli tutti scompigliati.
Ok Amanda, l'obiettivo é non fargli vedere che stai male! C'è la fai!
Grazie coscienza, grazie.
"V-volevo c-chiederti se po-potevate abbassare la vo-voce" balbetto. Come non detto.
"Mhm mettiti le cuffie. Non ho intenzione di fermarmi solo perché me lo stai chiedendo tu" ringhia sbattendomi la porta in faccia. Rimango scioccata dal suo comportamento e per almeno cinque minuti resto immobile, guardando il legno della porta.
Dopo essermi ripresa mi dirigo in camera mia e cerco il contatto di Gio, ho bisogno di parlare con un amico. Uno..due..tre squilli e poi risponde. Grazie al cielo!
"Mimy, tutto ok? Sono le due di mattina" borbotta assonnato. Cavolo l'ho svegliato.
"Oh scusami Gio...tra il jet-lag e i miei problemi non ho pensato minimamente all'orario" ridacchio imbarazzata. Lui mi tranquillizza e poi mi chiede che cos'ho per chiamarlo a quest'ora del mattino.
"Ehm si ecco scusa é che..." non so da dove cominciare.
"A parole tue Mimy" sussurra di nuovo. Amanda, riprenditi da ciò che hai visto e raccontagli tutto!
"Te la faccio breve ok? Il mio capo, quello che hai visto oggi si chiama Michael. Ecco siamo stati insieme per poco tempo e dopo che ho scoperto che ha una bambina con la sua ex ho deciso di lasciarlo. E ora si sta animatamente divertendo nella stanza vicino alla mia" butto fuori.
"Ti ha detto che ha una bambina?!" urlacchia. Eh già caro.
"Non me l'ha detto ma-ma ho origliato la conversazione con la sua ex" borbotto sapendo che origliare é sbagliato.
"Mhm magari non é una bambina bensì qualcos'altro, non ci hai pensato?" domanda. So già che si sta torturando le dita, lo conosco bene.
"Mhm in effetti no. Non gli ho lasciato spiegare nemmeno" ragiono.
"Mimy fattelo dire, sei un disastro con gli uomini" ridacchia il mio amico.
"Grazie mille Gio, per fortuna che non sarai mai il mio fidanzato" alzo gli occhi al cielo mentre gli faccio una pernacchia.
"E se lo facessimo ingelosire per vedere se tu gli piaci ancora?" domanda. Sento un'altra voce maschile e presumo sia del suo ragazzo.
"Che vai dicendo Gio!?" mi tiro una sberla sulla fronte.
"Tentar non nuove no? Al massimo mi prendo qualche pugno da quel macho" alzo di nuovo gli occhi al cielo e ridacchio.
"La tua metà non ne sarà gelosa?" chiedo buttandomi a pancia in su sul letto a due piazze, coperto da lenzuolo e piumone bianco.
"Figurati, sa che ho occhi solo per lui! A proposito, domani hai degli impegni nel pomeriggio? Così creiamo il piano e lo attuiamo la sera" esclama tutto fomentato.
"Si, verso le quattro va bene? Prima ho un pranzo di lavoro" faccio mente locale che dobbiamo incontrare il primo di molti clienti.
"Ottimo, dove alloggi?" chiede.
"Hotel The Mark" dico.
"Cazzo si tratta bene il macho" ridacchia.
"Gio! Vai a dormire che forse é meglio!" scuoto la testa mentre cerco di reprimere una risata.
"Va bene Mimy, see you tomorrow!" dice con perfetto accento americano.
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Prezioso come lo smeraldo
RomanceAmanda Gregori è una normalissima ventiquattrenne. La sua vita oscilla tra la compagnia dei suoi migliori amici, Stella e Marcus, e il lavoro. L'arrivo del nuovo capo, Michael De Angelis, però la scombussolerà e incominceranno a nascere i primi prob...