Capitolo 33

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Amanda's pov

Apro di scatto gli occhi non appena sento quell'odore, il suo odore. È impossibile che mi abbia trovato, vero?
"Amanda, cos'hai da scalciare?" domanda. E invece é proprio lui! Mi alzo di scatto a sedere ma una grande fitta alla testa mi colpisce. Devo smetterla di bere!
"Tieni" borbotta Michael con voce assonnata passandomi una pastiglia e dell'acqua. Lo ringrazio e poi la ingerisco.
"Devi smetterla di bere così, Amanda" esclama dopo pochi secondi. Alzo un sopracciglio e con più calma decido di alzarmi dal letto.
"Tu devi sme-smetterla di darmi ordini" dico puntandogli un dito contro.
"Amanda, perché diavolo ti sei ridotta in quel modo? Sai che mi da fastidio?!" viene verso di me con un'espressione incavolata.
"Pensi che a me faccia piacere svegliarmi con il mal di testa il giorno seguente? Tu mi fai compiere decisioni impulsive!" lo accuso incrociando le braccia sotto il seno.
"Io? Per quale assurdo motivo lo stai dicendo? Sei tu quella che é scappata senza motivo dalla casa al mare" ringhia venendo più vicino a me.
"Il motivo c'è e lo sai benissimo!" urlo arrabbiandomi ulteriormente. Incomincio a radunare tutte le mie cose perché non ho intenzione di ascoltare le sue accuse.
"E dimmelo cazzo! Io non ti capisco Amanda!" sbuffa tirandosi i capelli per la disperazione.
"Fai mente locale e arrivaci da solo" esclamo con un tono che non mi appartiene, un tono freddo.
"Amanda fermati, parliamone con calma perc-" lo fermo subito buttandogli addosso i suoi vesti.
"Vestiti e-e vattene da qui" gli do le spalle per non fargli vedere che le lacrime sono in procinto di uscire dagli occhi.
"Amy per favore, parliamone" mi prega. Appoggia una mano sulla spalla ma la scanso subito.
"Non posso fidarmi Michael, devi andartene" scuoto la testa. Mi ha nascosto di avere una famiglia con Miriam e io non posso stare qui a fare la finta tonta.
"Io-io me ne vado ma appena arrivati a Roma parleremo. Vero che parleremo?" esclama. Nego di nuovo.
"De-devi andartene da questa stanza e dalla mia vita se-sentimentale" singhiozzo.
"Cosa?!" domanda allarmato. Scappo in bagno e mi chiudo la porta dietro le spalle, cadendo a terra.
"Amanda ti prego, parliamone!" non rispondo nulla e, dopo un po' di tempo in cui mi prega di aprire la porta, se ne va.

⏮⏸⏭

"Amy, tieni" mi sorride la mia amica passandomi il brodo. Ebbene sì, appena tornata a casa, domenica, la corsa di sabato pomeriggio sotto la pioggia si é fatta sentire e ora sono ferma da tre giorni nel letto con il raffreddore e la febbre.
"Grazie Stella" sorrido in modo triste sapendo che anche questo pasto finirà quasi tutto nel cestino. Si siede di fianco a me nel letto e mi sorride.
"Manu é andato a noleggiare un film, lo vedi con noi?" chiede speranzosa. Alzo le spalle e fissò il brodo fumante.
"Ok, dico a Manu di venire di qua così ce lo vediamo tutti e tre insieme" si alza felice dal letto e corre dal suo ragazzo.

⏮⏸⏭

Ed eccomi, ancora una volta, davanti all'azienda per la costruzione di edifici privati. Faccio un lungo respiro e mi incammino verso il mio ufficio dopo ben cinque giorni di assenza per via dell'influenza che ho preso. Non so minimamente come ci comporteremo io e Michael, anche perché tutte le volte che mi chiamava ho e irato di rispondere. Le porte dell'ascensore si aprono e Leila corre ad abbracciarmi tutta felice di rivedermi.
"Quanto ci sei mancata Amy!" esclama staccandosi da me, facendomi vedere anche Andrea.
"Ciao Amy" mi stringe tra le sue braccia fasciate dal completo elegante.
"Gregori, nel mio ufficio. Le devo parlare" una voce che conosco troppo bene mi fa staccare da Andrea.
"La raggiungo, due minuti che vado a posare questa" esclamo non guardandolo in faccia, balbetterei solo se c'è l'avessi a due metri da me.
"Ora, chissene frega della sua borsa" dice in tono duro, tagliente. Annuisco e sconfitta lo seguo nel suo ufficio. Arrivati a destinazione, si chiude la porta alle spalle e mi guarda duramente.
"Una settimana eh, non ti é bastata per ragionare?" appoggia le grandi mani sulla scrivania e mi osserva.
"Ho avuto l'influenza" sussurro sedendomi sulla serie. Ennesimo tentativo per non guardarlo.
"Bene, ora mi dici che cazzo ti é preso sabato per scappare da casa mia" ringhia avvicinando la faccia alla mia.
"C-credo sia meglio a ritornare a darci del lei" strizzo gli occhi per reprimere le lacrime.
"Sei seria?" esclama con voce flebile. Annuisco alzandomi, sono irrequieta. Stare nella sua stessa stanza mi aprendo ansiosa, impaurita e irrequieta.
"Se le-le serve qualcosa io sono nel mio ufficio. Le invio per mail il planning" sussurro appoggiando la mano sulla maniglia per poi aprire la porta.
"Amanda!" mi richiama. Io scuoto la testa e mi rinchiudo nel mio ufficio. Tutto questo mi ridurrà il cuore in mille pezzi. Vederlo ogni giorno per più di sette ore mi farà male.

Prezioso come lo smeraldoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora