chapter one

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sveglia,scuola,pranzo e cena,giornate monotone ma finalmente siamo a giugno,ultimi giorni di scuola.
vacanze,divertimento,solo questo aspettano gli adolescenti dopo un anno di stress continuo.

mi mancherà in un certo senso trascorrere giornate del genere siccome la mia decisione sarà di scappare lontano,da tutto ciò,magari come nei film. treno,posti a due,futuro sposo che ti si siede vicino,un classico.

siamo finalmente al venerdì. penultima settimana di scuola,ci voleva proprio una pausa.

sei ore di scuola,interrogazioni andate male,stress,ma tanto a nessuno importa. vivo da sola,nessuno potrebbe sgridarmi. non ho contatti con la mia famiglia per evitare di vederli costantemente,per evitare di subire domande del tipo "come va a scuola?" quando continua ad andare tutto una merda,come venerdì scorso,una nota per essere stata troppo tempo al bagno.

ci passo almeno metà dell'ora,da sola,seduta per terra,leggendo dediche d'amore scritte sulla porta di quel bagno,commoventi.

pezzi di canzone,cuori spezzati,stavo per ricevere l'ennesima nota quel venerdì.

spesso le mie compagne vengono a chiamarmi per evitare di farmi finire in qualche guaio. si offrono sempre solo per uscire e perdersi metà della lezione,e anche se puntualmente non vengono mai,è questo ciò che dicono ai docenti.

ad un tratto,sento una voce maschile chiedere di uscire e battere contro la mia porta,ma che poteva farci un ragazzo nel bagno delle femmine? che cosa strana.

"esci! esci!" continuava a ripetere. non gli davo ascolto,pensavo fosse frutto della mia immaginazione.

la voce smise di parlare e subito dopo la luce smise di funzionare. decisi di uscire,mi ritrovai un ragazzo d'avanti,probabilmente colui che qualche minuto prima chiedeva di uscire.

alto,in canotta e con un pantalone a militare.

"se uscivi potevi evitare di finire in questo guaio" disse lui.
"spero tu non sia fidanzata,non potrai rivederlo mai più per il guaio in cui ti sei cacciata." rispose una seconda volta.

che ottimista,se lo avessi avuto,ci sarei rimasta almeno un po' male.

"non rispondi eh? che fai,ti senti in colpa? fai bene,perché-" cercava di concludere,ma lo interruppi,

"non mi sento in colpa,semplicemente non sono obbligata a parlarti." dissi io.

"quindi la lingua ce l'hai?
seguimi,ti sei cacciata nei guai ma almeno c'è un posto per divertirsi,per tua fortuna." mi disse.

"continui a ripetermi di essermi cacciata nei guai,ma tu no? questo penso sia un guaio,ma guarda caso ci sei capitato pure tu perché adesso sei qui,con me di fronte,la colpa è di entrambi." dissi e chiusi il discorso.

alzò le sopracciglia e mi fece cenno di seguirlo.

shoot me/suguru niragi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora