New York- 3 day

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Il sole è caldo, mi scalda la faccia.

Ancora con gli occhi chiusi, mi giro verso il lato di Josh per sentire il suo profumo.

Lo guardo e noto che sta ancora dormendo, beato ed indisturbato.

Gli lascio un leggero bacio sulla guancia e gli accarezzo i capelli.

Noto che la stanza è un macello ma non mi importa più di tanto.

Mi sento stranamente fresca, come se non avessi i vestiti.

Sto per alzarmi dal letto quando noto una cosa: sono nuda.

Ma perché sono nuda?

Dio mio, che cosa è successo ieri sera con Josh?

Oh mio Dio non ricordo nulla…

“JOSH DANNAZIONE PERCHE’ SONO NUDA?” Urlo, coprendomi il più possibile.

Si sveglia di scatto e, ancora confuso, risponde:

“Buongiorno anche a te”.

Si alza dal letto e lo sento urlare, perché urla?

“Perché sono quasi nudo? Che abbiamo fatto ieri?” Domanda.

Lo chiede a me?

Io sono più confusa di chiunque altro in questo momento.

“Lo chiedi a me che sono nuda…” rispondo, infilandomi il pigiama.

“Ricordo solo che eri parecchio ubriaca” Dice, infilandosi la maglietta.

Mi alzo e lo abbraccio da dietro, lasciandogli una scia di baci sul collo.

“Che è successo quando siamo tornati in stanza?” Chiedo non staccandomi da lui.

“Fammi pensare…

Aspetta!” Esclama, sedendosi sul letto.

Mi siedo verso la sua direzione e ascolto.

“Siamo tornati qui ed eri parecchio ubriaca.

Ti eri stesa sul letto, come ho fatto io.

Hai incominciato a dire cose insensate e a spogliarmi.

Ti sei spogliata anche tu e sei andata sul terrazzo a gridare e poi ti sei addormentata”

Conclude con una risata.

Che imbarazzo ma almeno non è successo quanto credevo.

“Quindi.. non è successo niente?” Domando per esserne sicura.

“No” Mi conferma Josh.

Faccio un respiro di sollievo anche perché sarebbe stata la mia prima volta con Josh, in un modo orribile.

Deve avvenire nel momento e nel modo giusto, di certo non per colpa dell’ alcool.

“Jen… io non sono ancora pronto” Sussurra, coprendosi.

“Josh non ti ho mai chiesto di farlo.

Quando sarai pronto, ben venga” Replico, stringendogli la mano.

Sentiamo improvvisamente qualcuno bussare alla nostra porta, forse so già chi è.

E’ Sam, piuttosto prevedibile.

“Sam che cosa ci fai qui?” Domando, fingendo di esserne sorpresa.

“Volevo farvi visita” Risponde, stringendoci in un forte abbraccio.

“Dove dormirai?” Chiede Josh, sbuffando.

“Miei cari dormirò nel vostro stesso hotel, ovvio” Afferma Sam.

E’ peggio di uno stalker questo ragazzo.

“Avete già fatto qualcosa?” Domanda con il solito sguardo malizioso.

L’argomento mi mette leggermente in imbarazzo ma ci pensa Josh a rispondere per me.

“Sam, evita per favore” Dice in modo schietto.

Sam non risponde, ha capito che non era il caso.

“E pensare che avevo programmato un appuntamento romantico” Dice Josh, alzando gli occhi al cielo.

Non so se abbia sul serio programmato “un appuntamento romantico” ma so che lo sta facendo per farci rimanere soli.

Decido così, di assecondarlo.

“Oh mio Dio peccato, adesso è tutto rovinato.

Pazienza. Andremo in un fast food” Replico, alzando le spalle.

Josh mi guarda, non uno dei soliti sguardi che mi fanno impazzire e che mi fanno impazzire, non uno sguardo che mi fa capire che per lui sono quella giusta da amare.

Uno sguardo complice, ecco come definirlo.

“Bel tentativo, complimenti” Risponde, battendo lentamente le mani.

Diamine, non ci è cascato! Dimenticavo che anche lui è un attore.

“Andiamo a pranzare? Così mi raccontate le vostre cose sconce” insiste Sam.

Non so perché ma mi fa ridere, è proprio convinto che abbiamo fatto qualcosa… fa quasi pena.

“Okay Sam, hai vinto” si arrende Josh, alzando le mani al cielo.

Subito si fa ora di pranzo e non bado molto all’abbigliamento.

Metto una maglia di Josh e un jeans.

Josh esce dal bagno e tadà! E’ sempre perfetto.

Nota la sua maglia come io noto il suo grande sorriso.

Si avvicina a me e lascia che i suoi occhi mi guardino l’anima.

Mi riporta alla realtà prendendomi la mano.

“Andiamo?” Domanda gentilmente.

Le nostre dita subito si incrociano e restano salde.

Simboleggiano un po’ il nostro amore: saldo, difficile da spezzare.

“Hm.. mi dispiace se non sapete portare la bicicletta perché bisogna pedalare!” Esclama Sam, entusiasta.

Ottimo! Una bicicletta, io non so portarla ora cosa faccio?

“Ehm.. io non …” non termino la frase.

“Prendiamo quella a due, non preoccuparti” Mi rassicura Josh.

Saliamo sulle bici e più che una dolce gita, sembra una gara di auto.

“Josh ma che ti frega di Sam, va’ piano!” Supplico, coprendomi gli occhi.

“L’ho quasi raggiunto!” Urla Josh, tenendomi stretta.

“Perdente!” Grida Sam, facendo la “L” con le dita.

Josh aumenta la velocità, aumenta sempre.

Inizio a sentire un buco nello stomaco, forse è paura.

Ma paura di cosa poi? Di cadere? Di rompermi la testa?

Okay, ho ufficialmente paura.

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