Capitolo dieci.

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(domenica) 

"Per favore, esci"

"Ma, io.." 

"Anastasia ti ho detto di andartene! VAI VIA!" 

Anastasia prese velocemente tutte le sue cose, il suo zaino, le matite e alcuni fogli volanti. 

"ti prego, parliamone!" mi disse in lacrime sulla soglia della porta. Mi dispiaceva vederla in quello stato ma non mi andava giù quello che era successo poco prima, e il fatto che io l'avessi acconsentito mi provocava ancora più fastidio. 
"ho esagerato e me ne rendo conto, e mi dispiace! Per favore Rainbow Dash! Non avrei mai dovuto fare una cosa del genere!"

"E allora perché cazzo l'hai fatto?"

"Perché rovino sempre tutto cazzo. Non riesco a far durare nulla di bello, rovino tutto..rovino tutto cazzo.."

"Anastasia, io sto per andarmene. Torno a casa." mi girai di spalle, non volevo guardarla. Intanto stavo già mettendo tutte le mie cose nello zaino.

"Rainbow, ti prego. Non voglio perderti per questa cazzata, perché si era solo una cazzata!

Immagino che.. Ti piaccia Applejack.. Perciò non ti va giù quello che abbiamo fatto?" disse zitta zitta. 

"NON MI PIACE APPLEJACK CAZZO!" 

"E allora perché torni indietro?" 

"Perché.. Perché lì ho le mie responsabilità e il mio da fare. E.. E devo tornare.. Per le mie amiche" 

"Ah si? Dopo che sei scappata per più di una settimana e non ti sei fatta neanche sentire con uno stupido messaggio facendole preoccupare fino all'esaurimento? Bell'amica che sei!" 

"Basta, adesso hai superato ogni limite. Vattene." 

"Rainbow.." 

"No, Rainbow nulla. Ti ho detto di andartene." 

Sbuffò, e prima di chiudere la porta disse "È stato bello conoscerti". 

In men che non si dica ero sulla mia moto, diretta sulla strada per il ritorno. 

Osservavo con la coda dell'occhio il sole crescere mentre ero in autostrada. Ero partita alle 05:36 di fretta e furia, avevo caricato quei pochi bagagli che avevo e adesso stavo tornando a casa. 

Casa. Una parola così comune e usata spesso con troppa leggerezza.
Proprio con questa parola si scaturì un discorso con Anastasia quel giovedì notte. 

"Casa è il tuo luogo sicuro. Ognuno vive la propria casa con soggettività. 

La casa è come uno specchio e riprende il nostro lato interiore. In essa c'è rappresentata la nostra identità e chi siamo stati in passato, chi siamo ora, e chi saremo. È come entrare in contatto con quel lato un po' più intimo della persona. La mia casa, il mio luogo sicuro, è portatrice di me e del mio essere. In essa ci rivedo quella parte più privata e profonda di me, altrimenti non sarebbe -casa-. 

Spesso la casa può essere vista come il proprio -luogo sicuro- perché riprende noi, chi siamo. 

Ma ce ne sono infiniti di - posti sicuri-, sai? 

Dipende tutto dalla persona e da ciò che la mette più a suo agio. 

Il mio posto sicuro ad esempio sarebbe una vasta vegetazione, con ruscelli che scorrono e i versi degli animali di sottofondo." aveva uno sguardo così sognatrice mentre ne parlava.
"Ho un ricordo vago di un luogo simile, ma non riesco a capire quando avvenne. Se fu solo un sogno o un semplice ricordo sbiadito. 

"Non potrebbe mai piacermi una come lei!" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora