Capitolo undici.

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(lunedì)

Mi svegliai disturbata da quel sogno. Ero tutta grondante di sudore e avevo il respiro irregolare.

"Era Applejack..?" dissi ad alta voce, come se stessi rivolgendo la domanda a qualcuno nella camera sperando in una risposta che facesse tacere tutti i miei dubbi. Ma non c'era nessuno che potesse rispondermi, se non me stessa.

Controllai di fretta l'orario: era ancora mattina, le 11:45. Mi feci di fretta una doccia e corsi a cambiarmi. Misi una canottiera nera, poi una felpa azzurra da sopra con tanto di chiusura a zip per coprire i graffi. Un jeans nero a vita bassa e le mie adorate Converse. Scombinai un po' i miei capelli corti e indossai una delle mie collane preferite che mi regalò Sunset al mio ultimo compleanno: era un fulmine di colore rosso, giallo e blu che sbucava da una nuvola.

Al momento il mio unico pensiero era vedere le altre. Presi il mio zaino con il solito teschio sopra e scesi le scale, salendo sulla mia moto. Mi diressi a scuola, parcheggiai e andai diretta nell'ufficio della Preside Celestia.

Discutemmo un po' sulle mie assenze e sul perché ero mancata, sgridandomi poi per la mia irresponsabilità nell'aver lasciato scoperta la squadra di calcio. Mi fece la cortesia di farmi trascorrere quelle poche ore rimanenti a scuola.

"Mi spiace preside, sono stata fuori città per oltre una settimana", decisi di dirle la verità alla fine, non potevo sapere se la voce fosse arrivata anche a lei.

"Dovrai allenarti ogni giorno con la squadra di calcio per recuperare i giorni in cui non ci sei stata!"

"Va benissimo preside Celestia." Al fine del discorso la preside mi lasciò libera e io ritornai nei corridoi. Era così strano trovarmi di nuovo in quell'ambiente dopo essermi dileguata per più di una settimana. Una parte di me era ancora rimasta a New Orleans e pensava ripetutamente ad Anastasia e a cosa fosse successo quella sera. Mi decisi il più possibile a scacciare quei pensieri, dato che al momento l'unico mio interesse era vedere loro. A quest'ora sicuramente si trovavano nell'aula di musica.

Arrivai davanti la porta, bussai.

"Avanti!" urlò qualcuno dall'interno, mi sembrava la voce di Rarity. Aprii la porta, e lì davanti le mie amiche sbarrarono gli occhi alla vista di me sulla soglia della porta. Ridevo come una scema. Rimasi col sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Corsi verso di loro e tutte mi vennero addosso.

"non ci posso credere!"

"Ma quando sei tornata! Perché non ci hai detto nulla?"

"Ma che hai combinato ai capelli!"

Attorno a me era un continuo abbracciarmi, e io stavo bene. Vederle non poteva rendermi altro che felice.

Dopo che loro si staccarono da me, iniziarono a farmi mille domande.

"Ci devi dire tutto quello che è successo, e poi dove sei stata cavolo?"

"Sisi, vi dirò tutto, non preoccupatevi!"

Sulle scale Applejack era lì a guardarmi, ogni tanto mi sorrideva. Venne verso di me e fece l'ultima cosa che mi aspettassi: mi abbracciò.

"È stato strano non vederti, Dash" mi sussurrò all'orecchio. Ricambiai a stento quell'abbraccio. Lei profumava di vaniglia, quell'odore mi sotterrava.

"Ti stanno bene i capelli così" disse un po' più ad alta voce dopo essersi staccata, poi tornò a sedersi sulle scale vicino a Pinkie Pie che ancora esultava per il mio ritorno.

"Non potrebbe mai piacermi una come lei!" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora