(venerdì, 19 giorni)
Quella sera non sapevo che pensare.
Era iniziato tutto diverse settimane prima, non sapevo definire quanto. Quella sera lei era lì, con me, in camera mia a stringermi mentre ero sofferente.
"Stasera ci sono io qui. Sei in buona compagnia biondina". Mi diceva.
Io la odiavo. Lei odiava me. Non eravamo mai andate d'accordo.
Alle medie ci prendevano a schiaffi. Una volta tornai a casa piena di lividi sulle braccia. Io le graffiai tutta la faccia con le mie unghie. Ricordo che le staccai violentemente un ciuffo di capelli, però li conservai in un piccolo portagioie perché mi piacevano i colori che portava in testa. Adesso non ho idea di dove si trovi.
Un fatidico giorno mi arrivarono da parte sua dei messaggi: "Fai schifo!"; "perché porti sempre quello stupido capello? Sembri solo una cretina!"
"Ti odio, meriti solo il peggio!"
"Puzzi di escrementi! E lavati un po'!"
Ancora li ricordo uno a uno. Quel giorno scoppiai a piangere. Ero in mezzo al corridoio della vecchia scuola che frequentavamo.
Mentre li leggevo sentivo gli occhi farsi sempre più gonfi. Corsi in bagno più veloce che mai e mi chiusi nella prima porta. Non uscii per tutto il giorno. Fu una mattinata trementa.
Ricordo quando le chiesi una spiegazione per quei messaggi il giorno dopo. Lei mi disse "Io non so nulla!". Le feci leggere anche la conversazione.
"Ti giuro, non sono stata io Applejack!"
Non sapevo se crederle o meno.
Il primo giorno di scuola lei entrò dalla porta e si sedette nel banco davanti a me. Aveva i capelli corti, una tinta schiarita che riprendeva i colori dell'arcobaleno. La prima cosa che pensai fu che era una ragazza che volevo assolutamente farmi amica.
"E tu come ti chiami?" chiese vicino a lei la professoressa.
"Rainbow Dash, naturalmente" disse con tono egocentrico.
Poi toccò a me, stessa domanda. "Io mi chiamo Applejack" dissi sicura.
"Ah, che nome da sfigata!" disse lei davanti a me.
Quando scoprii che avevamo passato l'infanzia insieme ne rimasi paralizzata.
Rainbow Dash aveva I capelli castani, era il suo colore naturale. Avevo un ricordo vago sulla sua figura da piccola. Non la riconobbi neanche per scherzo il primo giorno di scuola, per me era una semplice straniera con dei capelli un po' più particolari.
Gia al tempo era un'orgogliosa del cazzo. Col passare degli anni la situazione andò peggiorando, fino a superare i limiti.Granny Smith mi mostrò una foto di noi due insieme. Avevamo tre anni. Eravamo fuori, in giardino, e dietro si intravedeva la figura di sua madre che parlava con la mia sotto il grande albero di mele. Nonna diceva sempre che quella foto l'aveva scattata lei, ne andava molto fiera. Rainbow aveva i capelli castani ed erano molto corti, portava una piccola maglietta azzurra. Io avevo invece dei lunghissimi capelli dorati. Nella foto Rainbow giocava coi miei capelli e se li metteva in bocca mentre rideva. Io avevo una faccia contrariata mentre cercavo di riprendermi i miei capelli, la foto venne leggermente sfocata infatti.
"Tieni tesoro, falla vedere anche a Rainbow Dash!" mi suggerì mia nonna. Non gliela feci vedere, non ancora perlomeno. Adesso conservo quella foto nel mio diario aspettando il momento adatto.
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"Non potrebbe mai piacermi una come lei!"
Fanfiction(Prima parte di due storie) (Appledash) (Fanfiction) Storia dedicata a due delle protagoniste della serie "My little pony". Applejack e Rainbow Dash vivono la loro adolescenza, in momenti di spensieratezza e periodi di forte tensione generale. Col...