NOTE:
Questa è una fan fiction Emisue in chiave moderna. E' da tantissimo che non scrivo, quindi scusate se ci sono degli errori, l'ho controllata e controllata ancora ma l'ho scritta sul tardi e potrebbero esserci degli sbagli. Spero che possa piacervi, Pando.
LA FESTA
La testa mi scoppiava, letteralmente. Mi alzai dal letto, udendo la voce di mia madre che mi chiamava dal piano di sotto.
"Emily, sei pronta? Dobbiamo andare alla festa, muoviti!"
Cercai di concentrarmi sulle sue parole, come se dovessero anche significare qualcosa.
Pronta. Festa. Muoviti.
Festa.
Cazzo! Come sempre, ero in ritardo, o più che altro la sera prima avevo fatto le 5, e dopo una nottata di alcool avevo decisamente bisogno di riprendermi. Che poi le feste mi piacevano pure, ma in quelle condizioni avrei fatto veramente difficoltà anche solo a reggermi in piedi.
Corsi verso il bagno della mai camera, urlai a mia madre che di lì a poco sarei scesa, e feci una doccia veloce per svegliare e tentare di fare ricollegare il cervello. Che stress, mi chiesi perché non riuscivo mai a fare le cose come tutti i comuni mortali.
Uscii velocemente, ancora mezza bagnata, aprii l'armadio e recuperai uno degli abiti che mi piacevano di più: nero, corto fino alle ginocchia, senza spalline, semplice come piaceva a me. Stivaletti alti e via, pronta per reggere un'altra serata, ma questa volta senza alcool.
Mio padre era solito dare feste, di solito non a casa nostra, il che mi salvava sempre da non fare le mie solite figure. Le dava perlopiù per beneficienza, l'impresa di papà e mamma di video sorveglianza per fortuna andava a gonfie vele, e io mi potevo concentrare sul mio obiettivo: diventare una scrittrice professionista.
Avevo studiato per quello e finito da poco, non vedevo l'ora di provare a fare ciò che mi piaceva. Ovviamente i miei genitori non erano totalmente d'accorso, ma per ora accettavano questa scelta, anche se controvoglia.
"Emily Dickinson!"
Nome e cognome, ahi, l'impazienza stava salendo.
"Arrivooo!"
Tentai di fare qualcosa ai capelli, senza risultati eccezionali, essendo ancora mezzi bagnati, quindi li chiusi in una coda di cavallo, misi il cappotto, e scesi.
Mio padre mi guardava con un sorriso sornione, cercando di non farsi vedere da mia madre.
"Scusate, scusate, scusate" dissi agitata, mentre scendevo le scale e finivo di stringermi al collo la sciarpa.
Mia madre scosse la testa, mentre entravamo di velocità in macchina.
L'autista ci salutò, mise in moto e partì.
"Vinnie e Austin?" Chiesi, cercando di non porre l'attenzione su di me.
"Sono già partiti, in anticipo!" Alzò un pò la voce sull'ultima parola, per accentuare quanto invece io fossi in ritardo.
Abbassai lo sguardo e decisi di non dire più niente, finché non arrivammo al ristorante. Delle scalinate lussuose ci facevano strada verso quello che era il posto più affascinante di New York. Entrammo dentro, lasciammo i cappotti e io andai subito alla ricerca disperata di un po' d'acqua e dei miei fratelli. Scorsi Vinnie da lontano e mi avvicinai.
"Certo che potevate aspettarmi eh, o almeno svegliarmi!"
Vinnie rise, mentre si infilava in bocca con noncuranza una tartina col paté.
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Easy on me
RomanceEmily Dickinson ha sempre voluto scrivere storie, è sempre stata una sua passione. Sue Gilbert si è appena trasferita da Londra, per una nuova avventura in America. L'incontro è ad una festa, e lì scatta qualcosa. Qualcosa che non può essere, perc...