NONO CAPITOLO - Possiamo rimanere qui per sempre?

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NOTE: Eccomi di nuovo con un altro capitolo. Non vi dico niente, solo: leggete e ditemi cosa ne pensate!!! Buona lettura, Giulia 


EMILY POV.

Mi vestii in fretta e senza farmi notare scesi le scale di casa, aprii la porta ed uscii. Ero grande ormai e potevo fare quello che volevo, ma non avevo voglia di dare nessuna spiegazione, anche perché era strano uscire a quelle ore dopo essermi messa in pigiama. Fermai un taxi che passava sulla mia strada e gli dissi dove andare.

Dopo alcuni minuti, in una New York chiusa in casa dal freddo, ero già arrivata a destinazione. Salii le scale del condominio con calma, non volevo che risultasse che avessi fatto le scale di corsa, che era quello che avrei sicuramente voluto, ma restai calma. Ero agitata, non pensavo che sarebbe successo niente ma d'altro canto non potevo escluderlo, dopo l'ultimo messaggio di Sue.

Quando fui davanti alla porta, il cuore impazzì dall'agitazione: non riuscivo ancora a capire cosa mi stesse succedendo. Ero così sicura una volta, non mi sarei sicuramente fatta tutti quei problemi, anche con ragazze per la quale provavo un sentimento forte. Misi una mano sul cuore e presi un respiro e poi bussai. All'inizio timidamente, poi mi resi conto che non mi aveva sentito, e la seconda volta fui più decisa.

Ti stai rincoglionendo, Emily.

Ero nervosa, e anche se era una sensazione che non faceva parte di me molto facilmente, ne ero felice: voleva dire che con lei era tutto diverso, e non potevo farci veramente niente.

Sentii nel silenzio della notte, i suoi passi avvicinarsi verso la porta. Quando la aprì, mi sorrise, dolcemente.

Contieniti, contieniti, mi continuavo a dire, anche se serviva veramente a poco.

"Ciao" lei mi prese la mano e mi trascinò dentro.

"Alla fine sei venuta" mi disse, come se non avesse creduto alla mia risposta. Ferme, con la porta dietro alle mie spalle, ci guardammo: lei giocava con le mie mani, con quell'aria timida ma consapevole, e non sapevo che sguardo avevo io, ma era sicuramente sognante.

Con l'altra mano, le sfiorai i capelli, con fare dolce, e poi la avvicinai a me.

"Se dico una cosa, la faccio" cercando di sembrare il più sicura possibile, diedi una risposta che però non era proprio sempre vera.

"Mmm, capisco, quindi vuoi provare il divano?"

Quella domanda, mi prese in contropiede. Boccheggiai per un attimo, non sapendo come prendere quella proposta così affrettata. Non riuscii a rispondere, quando lei se ne uscii fuori con una risata piena.

"Vorrei che ti guardassi adesso, hai uno sguardo assurdo. Guarda che scherzavo eh!"

Ma scherzare cosa? Io veramente volevo provare il divano, solo che la tua presenza mi annienta.

Si allontanò e mi portò nella stanza più calda del locale, mi tolsi la giacca e la appoggiai su un appendiabiti di fortuna. Il famoso divano era lì, compiacente, che ci invitava. Ci guardammo, intente a scrutarlo allo stesso modo, e poi scoppiammo a ridere, questa volta insieme.

"Ci siamo decisamente trovate. Siamo due fesse" dissi, scuotendo la testa.

"Comunque è bello il mio divano, nulla da dire" e rise, ancora, ma poi alla fine ci si sedette e io la seguii. "Vuoi vedere un film? Ho portato il computer"

Mi chiese, allungandosi per prendere il pc sul tavolino vicino: appena vidi un lembo di pelle nuda, ci posai sopra le mani ancora fredde dal viaggio in macchina e lei sobbalzò.

Easy on meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora