Silenzio - SUE POV

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NOTE: Rieccomi!! Spero continuerà a piacervi questa storia che sto scrivendo: mi rendo conto di essere cambiata come tipologia di scrittura, ho una predilezione per gli avverbi, che spero passerà piano, piano :) al prossimo aggiornamento, Pando 


QUESTO CAPITOLO E' DI SUE, PARLA LEI. 


Uscii di casa con un po' di ritardo. Austin mi avrebbe portato in un posto tranquillo, il che mi faceva sentire un pò più rilassata, anche perché non sapevo a cosa avrebbe portato quella serata.

Mi ero vestita, anche per questo motivo, in maniera semplice: pantaloni beige, camicetta fiorata e cappotto pesante per evitare che il freddo mi uccidesse nel tragitto. Ci saremmo visti a casa sua, che era più vicino al posto che mi aveva accennato.

Per le 19:30 ero davanti a casa loro. Il giorno prima avevo incontrato Emily e avevo passato la giornata con lei: da quando mi ero trasferita a New York, quella era stata in assoluto la giornata migliore che avessi trascorso nella Grande Mela. Lei mi faceva sentire tranquilla, a mio agio, senza troppe pretese, senza quell'ansia che mi aveva fatta da padrona per un bel po' di tempo. Il mio cuore aveva accettato quella sensazione senza combattere e io mi ci ero abbandonata. Emily mi faceva sentire delle cose .. diverse. Diverse da un'amica. In parte ne ero affascinata, in parte non ero pronta per affrontare un altro cambiamento nella mia vita. L'importante era stare bene con lei, e che lei stesse bene con me. Mi bastava quello.

Mi venne ad aprire la madre di Austin, chiuse la porta e lo aspettai in salotto.

"Come stai Sue?" Mi chiese lei, offrendo un calice di vino con cui stavano iniziando a cenare.

"Tutto bene, grazie! Il master sta andando per il meglio, quindi sono contenta" lei annuii. Mi chiesi dove potesse essere Emily. Sapeva che sarei stata lì quella sera, e mi avrebbe fatto piacere vederla, prima di addentrarmi in quella serata difficile. Soprattutto, dopo essere scappata da casa mia, ero curiosa di sapere cosa fosse successo.

"Emily?" Chiesi, con la voce calma. Lei mi guardò, e non sembrò del tutto convinta della risposta.

"Sarà con dei suoi amici, non è in casa comunque", fece uno sguardo di scuse. "Vado a controllare il pollo Sue, scusa. Austin sta per scendere" poggiò il bicchiere sul tavolino al centro e velocemente si diresse verso la cucina, come a voler evitare il discorso Emily. Ovviamente la mia curiosità era alle stelle.

Dopo pochi secondi, apparve Austin nella stanza, con il sorriso più splendente di sempre: alla vista della sua contentezza, mi pentii della scelta fatta, ma ormai c'ero dentro e dovevo portarla avanti.

"Andiamo" mi diede il braccio, io infilai la mano e ci dirigemmo verso quello che doveva essere un ristorante italiano.

Ci vollero pochi minuti per arrivare a "La trattoria dell'arte". Aveva dei tavolini e delle piante all'entrata: mi colpirono le pareti rossi e il profumo di cibo e carne appena entrammo. Nonostante l'ansia, sentii lo stomaco brontolare.

Ci sedemmo nel posto più intimo del locale, e cominciai a leggere il menù.

"Ti piace?" Mi guardò, sorridendo dolcemente. Io mi rilassai un attimo.

"Molto, sembra molto familiare" annuii, in quell'atmosfera tipicamente Italiana.

"Lo è" confermò: non era la prima volta che ci andava, questo era sicuro.

Ordinammo e parlammo del più e del meno. La serata trascorse piacevolmente: Austin non era una cattiva compagnia .. semplicemente, non faceva per me. Non sapevo dire veramente il perché: era una sensazione, non c'era stata la scintilla, non c'era la passione. C'era una semplice amicizia, e lui lo doveva capire. Assolutamente.

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