NOTE:
Buonasera a tutti! Secondo capitolo, spero che il primo sia stato di vostro gradimento. Mi rendo conto, quando scrivo, di doverci prendere di nuovo la mano. Questi sono nella sostanza capitoli introduttivi. Buona lettura, Pando.
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Un fiume in piena, letteralmente.
È passata una settimana dall'incontro con la ragazza dal viso angelico, e il vortice scrittura non mi aveva ancora lasciata. Avevo passato mesi ferma, a riuscire solo a scrivere articoli per il New York Post. Era la testata giornalistica per la quale lavoravo, giusto per far vedere ai miei genitori che mi stavo impegnando in qualcosa mentre tentavo di far avverare il mio sogno.
Come dicevo, un vero fiume in piena di parole aveva attraversato il cervello, era finito nel cuore, per poi appropriarsi delle mie mani per renderlo vivo. Non sapevo cosa mi fosse successo: era come se le frasi uscissero dai miei occhi per visualizzarle chiaramente nell'aria. Mi sembrava quasi di avere allucinazioni. Ero chiusa in camera quasi da una settimana, non ero più uscita, e non ero neanche riuscita a rileggere quello che avevo scritto. Non sapevo se fosse tanto, non sapevo se fosse poco, se avesse errori o altro, e soprattutto se avesse un senso.
Solo dopo una settimana, riuscii a staccare le mani dal pc. Presi un respiro profondo, mi sedetti nel letto e mi sentii vuota, finalmente. Forse avevo dato tutto quello che avevo. Incapace di guardare cosa avessi scritto, nonostante la mia curiosità, mi andai a fare una doccia ristoratrice.
Appena uscita, sentii bussare.
"Si?"
Fece capolino mia madre, 50 anni, capelli biondi e sorriso smagliante: questo non anticipava niente di buono.
"Pronta per stasera?" Cercai di capire che cosa intendesse, e lei intuì la mia dimenticanza.
Alzò gli occhi al cielo e si appoggiò allo stipite della porta, braccia incrociate.
"Stasera! Viene a cena la coppia di cui ti avevo parlato, con la loro figlia"
Un ricordo sfocato si accese, e mi ricordai di aver sentito qualcosa a proposito durante quella settimana di pura assurdità. Annuii.
"Pronta, non vedi? Ho già fatto la doccia"
Lei sbuffò.
"Te ne ho parlato due giorni fa Emily, dov'eri con la testa? Dovresti imparare ad ascoltare le persone mentre ti parlano!" Fece per andarsene, quando si ricordò di aggiungere.
"Arrivano alle 20, per favore comportati bene. Per me e tuo padre questo incontro è molto importante, non posso avere paura che tu faccia brutte figure" Sbatté la porta prima che io potessi aggiungere altro.
Scossi la testa: pensavano solo agli affari.
Feci scivolare per terra l'asciugamano che mi copriva il corpo, stanca come se avessi fatto la maratona di New York. Quella settimana mi aveva completamente risucchiato in un vortice sconosciuto, e non sapevo come avessi fatto a lasciarmi andare in quel modo. Mi rivestii, e controllai le mail che mi erano arrivate. Avevo veramente troppi lavori indietro, alcune mail non avevano toni proprio leggeri.
"Ma dove sei finita?" "Emily, mi dovevi dare l'articolo ieri!" "Ho provato anche a chiamarti ma non rispondi!"
Chiusi gli occhi, il mal di testa che non mi lasciava già da un po'. Non mi stavo certo facendo una bella reputazione a lavoro. Scivolai sul letto, misi la sveglia alle 19 e sperai che al risveglio, quei pensieri mi avrebbero lasciato in modo da godermi la serata in pace.
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Easy on me
RomanceEmily Dickinson ha sempre voluto scrivere storie, è sempre stata una sua passione. Sue Gilbert si è appena trasferita da Londra, per una nuova avventura in America. L'incontro è ad una festa, e lì scatta qualcosa. Qualcosa che non può essere, perc...