15esimo capitolo: storie da raccontare

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 NOTE: Eccoci qua con un nuovo capitolo. Spero come sempre che possa piacervi ed appassionarvi. In tanti mi state scrivendo quindi GRAZIE, devo solo a voi il mio coinvolgimento in questa storia. Buona lettura e buona notte, Giulia.



Avevo un mare dentro. Un mare di emozioni, un mare di sensazioni contrastanti, mi sentivo completamente esposta.

Avevamo appena finito di leggere quello che avevo scritto. 232 pagine di, praticamente, un libro. Era ovviamente una storia d'amore, la protagonista ero io, con un nome diverso, Hailee e l'altra ragazza si chiamava Ella.

La storia era abbastanza semplice: le due ragazze facevano un incidente su una strada poco trafficata, litigavano e poi si perdevano, senza regolare i conti. Poi, per casualità, si incontravano dopo poco ad una festa e tra difficoltà, un coming out non fatto dalla mia protagonista e tutto il resto, si innamoravano.

La storia era semplice, ma tutto il contorno, mi aveva fatto male al cuore. Quel libro era pieno di me, delle mie insicurezze, delle mie paure, della mia ansia per il futuro. Era pieno di felicità e di difficoltà, di atteggiamenti incompresi, di genitori lontani anche se volevano apparire vicini. Pieno di problematiche familiari, di colpi di scena intenzionali.

Quando finimmo il libro, io guardai Sue, che aveva delle piccole e lievi lacrime che le solcavano il viso, ed ebbi paura. Ebbi paura di un suo giudizio. Non era perfetto, aveva palesi errori di battitura dati probabilmente da quel vortice che mi aveva preso. Qualche dialogo non funzionava, qualche descrizione non era abbastanza incisiva, ma mi resi conto che mi aspettavo veramente di peggio. Ero quasi orgogliosa di me. Quel libro aveva un inizio e una fine. Una fine non scontata, una fine che faceva stringere il cuore.

Lei mi fissò per un attimo, mentre nel frattempo sfiorava i tasti della tastiera, quasi come in trance. Il mio cuore batteva fortissimo, perché non sapevo cosa aspettarmi. Non mi ero mai sentita così piena e così vulnerabile in vita mia. Era quello che voleva dire scrivere un libro, portarlo a termine, e sapere anche di aver fatto bene, di non essere un'inetta che non sapeva concludere niente?

Quando sembrò risvegliarsi dal suo coma da sveglia, si girò verso di me, tolse il portatile dalle gambe e lo appoggiò sul divano.

"Sono un po' stravolta .. perché mi hai tenuto nascosto questo libro? E' un perfetto equilibrio di quello che dev'essere una storia d'amore, tormentata ma felice"

Cominciò a dire parole che sì, avevano un senso, ma il mio cervello era annebbiato dalle paure e non ci credevo che mi stesse dando un feedback positivo.

"Ma poi, dove hai tirato fuori quelle poesie? Hai iniziato ogni capitolo con una poesia, una più bella dell'altra Emily"

Mi strinse piano il braccio, come per risvegliarmi. Io la guardai, con un sorriso imbarazzato.

"Non so, sono uscite così"

Lei rise. "Dovresti fare un libro solo di poesie, sono perfette e così profonde che basterebbero solo quelle per rendere il libro un capolavoro"

"Non esagerare.." Le dissi, ancora di più in imbarazzo, intimidita dalle sue parole. Lei si mise per terra e si inginocchiò di fronte a me.

"Emily, sono seria. Non ti direi mai una cosa che non penso: se avesse fatto schifo te l'avrei detto, con parole meno aggressive ma te l'avrei sicuramente detto. Ma questo libro appassiona, ti rende viva e lo mangi praticamente. Sono orgogliosa di te"

Mi abbracciò e io ricambiai, cullata da quei complimenti, cullata dalle sue parole e dalla sua dolcezza.

"Grazie Suzie" le dissi, grata che l'attesa ne era valsa la pena. Poi velocemente, si allontanò.

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