Capitolo 1

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Numero di parole: 906


Senku mi disse che il giorno in cui fu pietrificato era un giorno normale. La mattina era trascorsa uguale a centinaia d'altre prima e nell'aria non si odorava nient'altro che non fosse la benzina che aveva distillato dai tappi di bottiglia nell'aula del suo club.

Non capii mai a quale odore si riferisse Senku quando parlò di "benzina". Nella mia mente, in quel momento, quel termine sconosciuto prese posto vicino alla parola "cambiamento". Solo tempo dopo quella bizzarra espressione l'avrei associata all'alito fresco e leggero del fiume in estate. Il motivo fu proprio che durante un giorno estivo, nei pressi di un torrente, la mia vita cambiò.


Mi ero distratta dal mio lavoro per andare ad osservare un enorme pesce che nuotava controcorrente. Era l'esemplare più bello che avessi mai visto. Enormi chiazze cremisi dipingevano il suo dorso, in contrasto con il pallore delle scaglie sui lati. Si muoveva sinuosamente nell'acqua, quasi non si rendesse conto che stava nuotando nella direzione sbagliata.

"È una carpa, Kohaku. Non ne hai mai vista una prima d'ora?" Mi chiese Senku, con una pietra ricoperta di sottili creste di polvere nera in mano.

"Non credo." Risposi sinceramente.

"Nel vecchio mondo si pensava che questi pesci portassero fortuna. C'è una leggenda che narra che dopo aver scalato cascate e nuotato lungo ardue vie per giungere alla foce del fiume Giallo, una carpa sia stata trasformata in un dragone dagli Dei, come ricompensa del suo coraggio e della sua resistenza." Aggiunse lui e a quelle parole mi si illuminarono gli occhi.

"Davvero?!" Urlai, così forte da far scappare il pesce.

Senku mi lanciò uno sguardo carico di delusione e sconcerto. "Macché, sono tutte cazzate. I draghi non esistono." Mi liquidò, per poi tornare a raccogliere la sabbia nera che in seguito avrebbe trasformato in ferro.

Pigramente ripescai il mio magnete dal letto del fiume e, spogliata di ogni voglia, tornai a raschiare il terreno in cerca della polvere nera. Ero persa nei miei pensieri, dove fluttuavano lunghe lucertole alate (così Senku ci aveva descritto i draghi) e non mi accorsi nemmeno di aver appoggiato il piede su una sporgenza appuntita. Cacciai un grido di dolore e vidi l'acqua tingersi di rosso.

"Che succede?" Gridò Chrome, venendomi incontro dalla sponda opposta alla mia, con alle spalle Senku, che lo seguiva, anch'egli preoccupato.

"Nulla di grave, ho messo il piede su un ..." non feci in tempo a finire la frase che un breve e acuto dolore percorse le mie gambe facendomi sobbalzare. Imprecai e Chrome, che era appena giunto al mio capezzale, s'accigliò di colpo.

"Non dire certe cose, Kohaku! Gli dei non vanno insultati così" Mi sgridò.

"Lasciala imprecare, tanto gli dei non esistono." Lo contrariò Senku e io scoppiai a ridere. Risi per poco, poiché partì un'altra fitta dal piede che mi fece contrarre tutti i muscoli del corpo. Imprecai di nuovo e, anche se avevo lo sguardo puntato verso la ferita sanguinante, sentivo gli occhi di Chrome trapassarmi il cranio.

"Chrome, ho lasciato l'infuso di achillea in una delle mie sacche. Va a prendermela e portami anche del tessuto pulito." Gli ordinò Senku e lui, senza fare troppe storie, si diresse verso l'albero sotto il quale avevamo lasciato le nostre cose.

Senku mi aiutò a spostarmi dal fiume alla sponda, mi sollevò delicatamente il piede ed esaminò il taglio.

"È piuttosto profondo." Constatò e lo rimise nell'acqua. Fiotti di sangue rosso seguivano la corrente, mischiandosi con l'acqua e colorandola di un pallido rosa.

Chrome tornò con una boccia di vetro in una mano e una garza in un'altra. Una settimana prima Senku ci aveva istruito sulla produzione dei medicinali. Disse che c'erano millemila cure, oltre alla panacea universale, che si potevano produrre nello Stone World. Per primi ci fece preparare gli infusi di achillea, alchemilla e cavolo, con cui imbevere le bende da applicare su tagli, ulcere e piaghe. Ci fece i complimenti per come utilizzavamo la radice di echinacea nel villaggio, che, a parer suo, era la ragione per la quale non c'eravamo estinti secoli prima (nessuno capì mai se il suo fosse un complimento o no). Finiti gli infusi iniziammo ad essiccare i fiori di camomilla; che, se messi in infusione nell'acqua calda e bevuti, risolvevano alcuni piccoli problemi gastrointestinali.

Senku prese fra le mani le garze, le bagnò di achillea e vi avvolse il mio piede ferito. Chrome, nel frattempo, ispezionava il fondale del fiume alla ricerca della pietra affilata che, a detta sua, ero stata così deficiente da non notare.

"Ah" Esclamò appena l'ebbe trovata. "È a forma di mano" aggiunse poi.

Né io, né Senku lo investimmo di particolari attenzioni, finché non si corresse:

"Ma questa ... è una mano."

"Uh- uh" si limitò a dire Senku, dopo che anche lui si era recato a contemplare la famosa roccia che mi aveva tagliata.

Senza particolari motivazioni vollero dissotterrare il proprietario della mano dal fondale del fiume. In quel momento pensai che avessero deciso di farlo per noia. Erano ore che cercavamo polvere di ferro, ormai ne avevamo a sufficienza e nessuno di noi aveva più voglia di proseguire.

Settimane dopo, però, avrei maturato una diversa concezione dell'evento: quello era stato il destino.

Quella carpa, quella bellissima carpa dal dorso del colore del tramonto, probabilmente era la manifestazione della dea del fiume. Era l'origine degli eventi che avevano portato Senku a rinvenire il suo corpo.

Mi chiesi se, senza quel maledetto pesce, avrei sofferto di meno. 


\\ spazio autrice \\

Come vi sembra questo primo capitolo? Vi spoilero già che il misterioso corpo rinvenuto dalla sabbia appartiene ad un personaggio da me inventato, quindi non aspettatevi strane apparizioni 

Detto ciò, ci vediamo al prossimo capitolo :))

- Anthyllis  

𝑺𝒕𝒐𝒏𝒆 𝑯𝒆𝒂𝒓𝒕𝒔 | Dr.StoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora