Capitolo 18

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Numero di parole: 926


La prima cosa che vidi quando aprii gl'occhi fu il cielo, la seconda fu Senku. Impiegai qualche secondo a ricordare cosa mi fosse successo e a mettere in ordine gli eventi.

La prima cosa che mi venne in mente fu la forte paura che mi investì appena capii di non riuscire a camminare. Avevo tentato di strisciare, ma appena muovevo anche di poco la gamba un dolore straziante mi invadeva da capo a piedi, costringendomi ad un tremore incontrollabile. Riprovai una seconda volta e poi una terza. Al settimo tentativo abbandonai l'idea di potermi spostare da dov'ero. Mi sdraiai sulla schiena e, stanca di piangere e di dolere, mi addormentai.

"Senku?"

Quando pronunciai il suo nome le sue guance cineree riacquistarono colore.

"Cazzo – Esclamò lui con voce tremante – Mi hai fatto preoccupare. Perché sei sdraiata nel fango?"

"Ehm – iniziai io alzando lo sguardo sul mio corpo incrostato di terra – Non riesco a camminare. Mi son ferita alla caviglia."

Lo sguardo del mio interlocutore si sposto dai miei occhi ai miei piedi.

"Merda – Sibilò – Muovila leggermente. Devo capire se è rotta."

Non mi ero accorta che, mentre dormivo, il mio arto infortunato si era gonfiato a dismisura. Riuscii a piegarla leggermente verso destra e, a giudicare dallo sguardo di Senku, quello era un buon segno.

"È solo una brutta distorsione a quanto pare."


Con un braccio circondavo il collo di Senku, mentre lui mi reggeva stringendomi la vita. I nostri busti erano appiccicati e ad ogni passo sentivo i suoi capelli sfiorarmi l'orecchio. L'idea di stargli così vicino fino a poco prima mi sembrava un sogno lontano anni luce.

"Smettila di pensare a queste cose!" Mi sgridò la mia coscienza, facendomi sentire in imbarazzo.

"Fermiamoci qui." Proclamò Senku con un filo di voce. Avevamo percorso un centinaio di metri scarsi e il villaggio distava ancora un minimo di cinque chilometri.

Ci eravamo fermati davanti ad una ripida depressione del suolo, che nelle mie condizioni era impossibile da attraversare.

"Che facciamo?" Chiesi seduta a terra.

"Ti costruisco un paio di stampelle. Partiremo appena imparerai ad usarle." Disse dandomi la schiena. Per qualche misteriosa ragione, fiutai un qualcosa di strano nelle sue parole.

Cosa c'era di ambiguo? Mi pareva di avere la risposta da qualche parte nel cervello, ma di non riuscire ad accedervi.


Ero appoggiata contro un rigido tronco a strofinarmi via il fango con una pezza bagnata che Senku mi aveva dato. Mangiucchiavo esili spicchi di pera essiccata, che il mio compagno si portava sempre dietro in una delle sue sacche.

"Se hai ancora fame ho delle noci, Kohaku."

"Vanno bene le pere, tranquillo."

"Ko-ha-ku." Ripeté il ragazzo, alzando di poco lo sguardo dal legno che stava lavorando.

"Che c'è?"

"Sai cosa significa il tuo nome?"

"Ambra mi pare."

"Esatto; e sai come si dice in greco antico?" Chiese, nonostante sapesse che io non conoscevo la risposta.

"No, come?"

"Elektron – rispose lui – Che significa elettricità. Gli antichi greci chiamarono l'elettricità con il nome dell'ambra, poiché videro che se essa veniva sfregata attirava a sé piccoli oggetti."

Sorrisi e lui sorrise di rimando. Mi sopresi nel vedere quanto dolce e delicata potesse essere una sua espressione ed immediatamente mi chiesi se l'averlo lasciato andare fosse stata la cosa giusta.

"Certo che lo è, stupida. Se ti piace vederlo felice, allora non c'è bisogno che tu insista per cambiare le cose."

"Sai, Kohaku – Iniziò, interrompendo il flusso dei miei pensieri – Non è la prima volta che penso al tuo nome."

"Ci pensi più tu che io." Commentai, e lui rise.

"Beh, hai ragione; ma ricordi quel pomeriggio al fiume?"

"Quale?"

"Quando abbiamo trovato Ayano."

"Ah – mugugnai sorpresa – Si. Lo ricordo." Risposi, timorosa della domanda che sarebbe seguita.

"Forse te ne sei dimenticata, ma ti avevo parlato di un pesce che avevi visto."

"Certo che me lo ricordo. Avevo visto una carpa!" Esclamai, ricordandomi di quel maledetto animaletto colorato.

"Sai, ci ho pensato per un bel po', e mi son ricordato che la specie alla quale appartiene l'esemplare che hai visto ha un nome particolare." Aggiunse, fondendo alla delicatezza del suo sorriso la malignità del suo ghigno.

"Quale?" Domandai curiosa e preoccupata.

"Kohaku."

"Non ho capito."

"La specie si chiama Kohaku. Quella che hai visto era una carpa Kohaku."

Rimasi impietrita da quell'affermazione. Nel frattempo lui aveva abbandonato la sua postazione e si era seduto difronte a me.

La dea del fiume, per preannunciarmi sfortuna e dolore, si era trasformata in un pesce con il mio nome? Che scherzo di cattivo gusto, pensai adirandomi.

"Che hai? Non ti piace la cosa?"

"Per niente." Risposi freddamente, mentre con la mente ripercorrevo tutte le sventure che avevo vissuto da quel giorno al fiume.

"Ah – mormorò il ragazzo – Non ti capirò mai; ma va bene così. Mi piaci nella tua irrazionalità."

"Cosa!?" Esclamai, dimenticandomi all'istante di Ayano, degli dei e dei pesci.

Pensai di aver capito male, pensai di aver frainteso, pensai che forse la ferita alla caviglia si era estesa anche al cervello.

"Che mi piaci anche se reagisci alle cose in modo insensato." Ripeté lui.

Non proferii parola. Anche se avrei voluto farlo, non sarei riuscita, tanto potente era il mio stupore.

"Sei arrossita." Proclamò ridendo imbarazzato, mentre io sprofondai ancor di più nella vergogna.

"Sai, stavo per dirti di non fraintendere – Soggiunse lui – ma non hai frainteso."

"Aspetta, Senku, che stai dicendo?" Chiesi confusa.

"Che hai capito bene."

Ripensai alle sue parole e a quello che avevo pensato intendessero, ma non potevo non essermi confusa, se il mio non era stato un equivoco allora voleva dire che ...

"Kohaku, mi piaci." 


// spazio autrice //

Buonasera o buongiorno a tutti (o buonanotte, se stai per andare a dormire). Com'è stato questo capitolo? 

Quando nell'ora di fisica l'insegnante ha parlato dell'etimologia della parola elettricità mi è subito venuta in mente Kohaku. Voi lo sapevate che il suo è il nome di una specie di carpe e che significa "ambra" in giapponese? Spero di no e di avervi un po' stupito. 

Mi auguro che questa parte vi sia piaciuta e che vogliate leggere anche il seguito. 

Mancano ormai due capitoli alla conclusione, ed il penultimo uscirà giovedì 24/03/2022. Come ho già detto, finirò di pubblicare prima della fine di marzo. 

Un bacio a te che sei arrivato fin qui.

- Anthyllis

𝑺𝒕𝒐𝒏𝒆 𝑯𝒆𝒂𝒓𝒕𝒔 | Dr.StoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora