Capitolo 14

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Numero di parole: 1297


"Okay Kohaku – intervenne la voce dei miei pensieri – Il mondo non finisce per così poco, no? Ci sono tanti obiettivi da perseguire, oltre a quello di conquistare Senku. Tanto, anche se non ci fosse stata Ayano, nulla ti avrebbe garantito il successo." 

"La tua vita è sempre andata bene, non permettere ad un capriccio di rovinarla.

"Pensa a tua sorella, invece che a Senku. Pensa a migliorare il tuo modo di porti, anziché tormentarti con l'idea di averlo perduto.

"È andata ormai. Succede talvolta. Disperarsi non cambia le cose. Piangere è inutile, lo hai fatto una volta e va bene, ma non farlo mai più.

"Non piangere mai più."

Non piangerò, né mi sentirò triste.


L'autunno aveva da poco ripulito l'atmosfera dalle tracce dell'estate, imbrunendo le folte chiome degl'alberi, privando l'aria del calore e dell'umidità e ridipingendo il cielo con un pallido azzurro.

Gli abitanti del villaggio iniziavano a riempire i propri cesti delle prime pere e dei primi cachi maturi, facendo poi tesoro di noci, nocciole e castagne, da tenere come provvista in vista dell'inverno.

I pasti giornalieri erano accompagnati dal dolce sapore di more e lamponi di stagione e il fumo dei focolai impregnava gli interni delle capanne.

Erano passate tre settimane dalla festa.

Come mi ero ripromessa di fare, non avevo versato nemmeno una lacrima.

I primi giorni fu difficile. Ogni volta che ripensavo all'accaduto gl'occhi iniziavano a pizzicare e impedirgli di sgorgare tutta la tristezza che avevo dentro era veramente un'impresa. Poi però qualcosa cambiò. Insieme all'estate, anche la voglia di piangere era sfumata via.

Rimaneva solo un problema a quel punto: che anche la felicità se n'era andata.

Non canticchiavo più durante i miei viaggi in giro per il bosco, né ridevo alle stupide battute di Chrome. La beatitudine con cui facevo il bagno, il piacere che mi inondava ogni qual volta che mangiavo una ciotola di ramen, l'estasi nel pescare un pesce più grande del solito ...

Le piccolezze che riempivano le mie giornate erano state cancellate del tutto.

Anche gli incontri col team degli scienziati si erano ridotti drasticamente. Trovavo sempre una marea di scuse diverse per saltare qualsiasi tipo di riunione di gruppo.

Cacciare il più possibile prima che gli animali andassero in letargo, ispezionare i nidi in cerca delle uova, cogliere la frutta, perquisire il bosco per trovare dei funghi, fare il bagno nella sorgente termale ...

Durante ogni ora del giorno ero occupata a fare qualcosa in solitudine. La mattina mi svegliavo così presto che nessuno mi trovava mai e la sera tornavo così tardi impedendo a tutti di incontrarmi.

"Vivrai così finché il malessere non ti passerà." Era questo il mio piano.

Ma non andò esattamente come avevo previsto. Nonostante la tristezza fosse apparentemente svanita, la paura di incontrare i miei amici era addirittura aumentata.

Il timore che qualcuno si accorgesse di ciò che mi era accaduto e mi stava accadendo, soffocava ogni mia voglia di riprendere a vivere come prima.

Forse non avrei abbandonato la solitudine tanto facilmente quella volta.

𝑺𝒕𝒐𝒏𝒆 𝑯𝒆𝒂𝒓𝒕𝒔 | Dr.StoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora