4 - Voglio un lavoro

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"C'è qualche altra informazione che mi devi dare riguardo alla casa, oltre alla doccia inaccettabile?" domandai a Chiara mentre mettevo in bocca una forchettata di pasta.

Lei spostò la sua attenzione al soffitto, soffermandosi a pensare, poi improvvisamente si animò ed esclamò: "Ah, sì. Stai attenta a non chiedere mai la porta del deposito della spazzatura al piano di sotto, la serratura è rotta"

"E perché mai dovrei andarci in un posto del genere" chiesi ingenuamente.

"Facciamo a turno per buttarla, non era ovvio?" replicò Chiara, rifilandomi un'occhiata scettica.

"Ah" mormorai. Era una scoperta unica questa storia del vivere autonomamente.

"Come mai sei rimasta senza scorte di cibo?" si informò poi, continuando a consumare la sua cena.

"Credo di aver finito i soldi" dissi stupidamente "forse la sciarpa di Versace non è stato un acquisto necessario" continuai poi, più parlando con me stessa che con la mia coinquilina, la quale però spalancò gli occhi allarmata.

"Hai i soldi per l'affitto del prossimo mese, vero?"

Mi andò di traverso l'acqua che avevo appena iniziato a bere e balbettai: "Sì, cioè no... ma ci saranno, tranquilla"

Come no... dovevo ancora capire in che modo trovare i fondi per la futura spesa, cominciava a farsi sempre più chiara nella mia testa la possibilità di dover vedere qualcuna delle mie cose. Al solo pensiero mi sentivo stringere il cuore.

Chiara mi rifilò uno sguardo torvo ma non aggiunse altro, probabilmente voleva darmi almeno il beneficio del dubbio, c'era la possibilità che io mantenessi la parola.

"Quindi" ripresi a dire, provando a cambiare argomento "che lavoro fai?"

"Tatuaggi" taglio corto lei. Effettivamente ne aveva diversi, sulle braccia, sul collo e uno anche vicino all'orecchio.

"Bello" commentai con ironia, non avevo mai sentito il bisogno di farne uno, mi sembrava qualcosa di così definitivo che preferivo evitarlo. Insomma se poi mi fossi stufata, non avrei più potuto eliminarlo!

"Invece tu" mi apostrofò lei "di cosa ti occupi?"

"Ehm" cominciai ancora una volta in difficoltà "mi occupo di me stessa"

Chiara rimase con la forchetta a mezz'aria e mi osservò confusa: "È qualcosa che riguarda la palestra o qualche centro estetico?"

"Non direi" risposi sul vago, evitando accuratamente di posare gli occhi su di lei.

"Aspetta... non hai un lavoro?" esclamò preoccupata.

"Va bene" mi arresi, poggiando le posate di fianco al mio piatto "non ancora, ma presto ne avrò uno. Comunque per i pagamenti non farò nessuno ritardo, al massimo venderò una delle mie borse" mi giustificai con sicurezza, ma arrivata alla fine della frase, le labbra cominciarono a tremarmi e feci fatica a pronunciare le ultime lettere.

Vedere una delle mie borse... solo a dirlo faceva male.

"Ma i tuoi genitori?" si incuriosì lei, facendo scorrere lo sguardo sul mio vestito costoso. Va bene, eravamo atterrati su un terreno spinoso. Era il caso di allontanarsi il prima possibile da esso.

Ignorai totalmente la sua domanda e tornai a chiedere con un tono che non ammetteva altre questioni personali: "Dimmi, chi altro vive in questo palazzo? Saranno sei o sette appartamenti immagino"

Chiara rimase ancora qualche secondo a fissarmi, indecisa se insistere, ma poi sembrò arrendersi e rispose: "I due appartamenti al primo piano sono i più grandi del complesso, per questo sono anche i più costosi. Uno è vuoto, mentre nell'altro vive una coppia di signori, ma hanno intenzione di traslocare, credo. Al secondo piano vive una ragazza da una parte e dall'altra una signora vedova, esattamente sotto di noi, per questo si lamenta sempre dei rumori. E infine qua di fronte abita Guido, il ragazzo che hai conosciuto ieri"

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