35 - Sei qua, cara?

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La passeggiata sotto la neve non era stata magica come ti facevano credere nei film e non era stata nemmeno piacevole come poteva sembrare dai depliant delle vacanze in montagna.

Era stata un vero disastro, i miei capelli si erano appiccicati alla fronte, il viso si era congelato, le mani nemmeno a parlarne e, procedendo più in fretta che potevo, avevo finito per bagnare le scarpe, le calze e pure i piedi.

Ma questi dannati stivali che erano costati una fortuna non tenevano il freddo?

Quando giunsi a casa, ero nervosa, fradicia e più povera di quando ero uscita... e non mi riferivo solamente ai soldi.

Marciai sugli scalini come una furia, immaginando già nella testa di fare una bella doccia calda, anche se sapevo che sarebbe durata poco.

Varcai la soglia e mi ritrovai immersa nel silenzio, probabilmente Chiara era già partita, come mi aveva anticipato, perciò mi fiondai sotto il getto caldo, dopo aver tolto tutti i vestiti e mi insaponai molto velocemente, sperando di schivare l'acqua fredda.

Come al solito, mi ero illusa e finii per uscire, avvolta nel telo, più infreddolita di quando vi ero entrata. Poggiai entrambe le mani sul lavandino e sollevai la testa verso il mio rilesso allo specchio.

I miei occhi chiari erano impassibili, il cuore era freddo tanto quanto la pelle, ma nel profondo provavo qualcosa che somigliava alla tristezza, ma non avrei mai permesso a me stessa di ammetterlo, perché una volta riconosciuta, era impossibile bloccarla.

Io non ero debole...

Un pizzicore al naso mi fece storcere il viso e subito dopo partì uno starnuto che mi fece abbassare la testa istintivamente. Chiusi le palpebre e mi portai una mano sul viso...

Ma chi volevo prendere in giro, stavo cercando di tenere insieme con la colla ogni pezzo di me che lentamente si staccava, ma non sarei mai più riuscita a coprire quei buchi, perché una volta rotto, niente torna più come prima, neanche in apparenza.

***

Il giorno seguente mi svegliai frastornata, sentivo una strana pesantezza dentro di me, come se avessi avuto un mattone sul cuore, ma nonostante questo mi alzai a fatica e mi recai in cucina per bere un bicchiere d'acqua.

Per qualche giorno ero libera perché il bar sarebbe stato chiuso per la pausa natalizia, tuttavia la giornata non prometteva bene, il cielo era coperto e minacciava nuovamente neve, mentre la mia testa non voleva saperne di smetterla di martellare, così tornai in camera mia, mi infilai sotto le coperte e mi addormentai nuovamente, sentendo brividi in tutto il corpo.

I miei sogni furono tormentai da ricordi passati, nessuno di essi piacevole, finché non apparve chiaro, ancora una volta, il dolore che avevo provato quando avevo perso il mio amato cane, l'unico affetto sincero e genuino della mia esistenza.

Victoria prima capisci di dover gestire le tue emozioni, prima impari a non farti del male. Smettila di piangere, è segno di debolezza.

La voce di mia madre riecheggiò nella mia testa che non voleva smetterla di pulsare e, senza rendermene conto, gridai ad alta voce "Toby" prima di spalancare gli occhi e ritrovarmi a fissare il soffitto azzurro della mia stanza.

Cosa mi stava succedendo?

"Victoria" una voce familiare richiamò la mia attenzione al di là della porta della mia camera e, poco dopo, riperse "sei qua, cara?"

Mi sollevai a sedere sul materasso, con l'intento di alzarmi dal letto, ma quando cercai di compiere quest'azione, un improvviso capogiro mi costrinse a rinunciare.

Scegli un biscotto della fortunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora