50 - Mi prende il panico

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"Guido io..." balbettò Giulia in preda al panico, ma non riuscì a finire la frase, probabilmente perché il suo comportamento non aveva giustificazioni.

"Sono stato chiaro con te" sentenziò il ragazzo, continuando a tenere il suo braccio intorno a me "è passato del tempo dalla nostra rottura"

"Lo so, ma io..." tentò di intervenire Giulia con occhi supplichevoli. Guido le rivolse uno sguardo che doveva essere glaciale, perché la ragazza si interruppe bruscamente dopo averlo guardato in viso e notai la speranza nei suoi occhi affievolirsi.

"Fattene una ragione" concluse Guido, sentii il suo corpo muoversi dietro di me e lentamente abbassò il braccio che mi teneva, facendolo scomparire dietro di me e interrompendo ogni contatto fisico tra di noi.

Sentii i suoi passi avvicinarsi alle scale, ma subito si bloccarono e la sua voce tornò a farsi sentire: "Andiamo, Vic"

Il mio cuore prese a battere più velocemente percependo quel suono uscire dalle sue labbra.

Vic...

Rivolsi un'ultimo sguardo a Giulia che era sull'orlo della lacrime, ma non provai pena per lei, era arrivata a umiliare sé stessa per avere le attenzioni di un ragazzo, anziché accettare la verità e provare ad andare avanti. Era giusto che ricevesse un rifiuto categorico per poter così voltare pagina.

Mi girai verso Guido che mi stava aspettando sul primo gradino e lo seguii lungo la rampa, lasciandomi cullare dal movimento ipnotico della sua ampia schiena. Proprio mentre raggiungevamo il pianerottolo, sentimmo la porta di Giulia chiudersi con un sonoro rumore e, subito dopo, il silenzio tornò a frapporsi tra noi.

Guido aveva sentito la mia cavolo di dichiarazione e non sapevo cosa dire per giustificare le mie parole o dare loro meno importanza.

Ma era come cercare di riempire uno scolapasta, ogni scusa che mi passava per la testa faceva acqua da ogni parte. Perciò pensai di ricorrere al vecchio e sicuro metodo della fuga. Ormai avevo accettato di essere una codarda, tanto valeva restare coerenti. 

Stavo per voltarmi verso la porta di casa mia, quando Guido mi anticipò e mosse qualche passo nella mia direzione, impedendomi così di fare qualsiasi altra cosa se non stare ferma davanti a lui.

Non mi stava bloccando il passaggio e nemmeno mi stava trattenendo. Non aveva neanche detto una parola per convincermi a restare, ma quello sguardo...

Il modo in cui aveva posato la sua attenzione su di me, come aveva incastrato i suoi occhi nei miei, era quell'intensità che mi aveva inchiodato al pavimento.

Lentamente sollevò un braccio verso di me e posò il palmo della mano sulla mia guancia che era ancora un po' dolorante dopo la schiaffo ricevuto.

"La temibile Vic è stata schiaffeggiata" ironizzò, allargando le sue labbra in un sorriso divertito, anche se notai una leggera irritazione nascosta all'angolo della bocca.

"Non era mai successo" sussurrai, incapace di dire qualsiasi altra cosa sensata, la pelle sotto la mano di Guido bruciava, ma ero quasi sicura che non dipendesse dal colpo ricevuto.

Guido abbassò lo sguardo verso le mie labbra e subito dopo, fece scorrere la mano sulla mia pelle, raggiungendo il mento e posando il pollice sulla mia bocca. Quella carezza mi provocò diversi brividi lungo la schiena, ma rimasi immobile, totalmente calamitata verso di lui e il suo magnetismo.

"E con questa bocca, ha detto che gli piaccio" affermò, continuando a mantenere quel contatto tra noi.

"Non era mai successo" mormorai quasi come un sospiro, accarezzando la sua pelle con il mio fiato.

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