17 - Che fastidio

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Il mattino seguente mi svegliai presto per prepararmi alla grande avventura, mi informai su internet su quale fosse l'abbigliamento più corretto per lanciarsi nel vuoto, ma cercai anche di essere carina e elegante come ero abituata a mostrarmi, soprattutto come volevo apparire davanti a Lorenzo.

Certo non era facile compiere un'impresa del genere in tenuta sportiva, ma finii per indossare l'unico paio di leggings che possedevo, neri con una striscia bianca e rossa di lato, una maglietta bianca aderente, che coprii con una felpa azzurra con il logo di Ralph Lauren e un paio di scarpe da ginnastica bianche di McQueen.

Legai i capelli in una treccia alta, mi truccai leggermente il viso e inforcai sopra la testa un paio di occhiali da sole con le lenti grandi e scure, firmati Rayban.

Mi chiusi la porta di casa alle spalle e proprio in quel momento sentii un'altra serratura scattare, così sollevai la testa e mi ritrovai davanti Guido, con indosso un paio di jenas chiari, un maglione scuro e lo zaino che pendeva dalla spalla destra.

"Ciao" lo salutai con sicurezza, avviandomi poi verso le scale per scendere. Lui mi seguì senza ricambiare il saluto, ma disse: "Stai andando a correre?"

Mi sfuggì una risata sarcastica... io che correvo, era buffo anche solo pensarlo!

"No affatto" esclamai divertita "vado a fare bungee jumping"

"Tu?" chiese ironicamente Guido, continuando a scendere insieme a me.

"Lo trovi così strano?" indagai, non ci conoscevamo così bene, come poteva sapere che genere di persona ero?

"Sì" rispose onestamente lui, senza alcun tentennamento.

Va bene, forse lo sapeva...

Sollevai la bocca in un sorriso e mormorai: "Anch'io"

Arrivammo all'atrio e varcammo il portano che ci portava sul marciapiede esterno, mentre io chiedevo al ragazzo: "Stai andando al lavoro?"

Lui annuì e insieme ci fermammo davanti alle strisce pedonali, in attesa che il semaforo diventasse verde, Nicola mi aveva detto che sarebbe venuto a prendermi davanti a casa, ma non scorgevo nessuna macchina in attesa, forse era in ritardo.

Proprio mentre mi guardavo intorno, una forte folata di vento scosse le fronde degli alberi che si trovavano sul marciapiede e fece volare una miriade di foglie gialle intorno a noi.

Istintivamente abbassai la testa e mi portai un braccio davanti al viso per riparami gli occhi, chiudendoli, ma quando riaprii le palpebre, notai che Guido si era avvicinato per ripararmi a sua volta.

Era in piedi di fronte a me, la schiena un po' ricurva, i capelli scossi dal vento. Abbassai il braccio e sollevai la testa lentamente, ritrovandomi a poca distanza dal suo viso, i suoi occhi puntati nei miei, mi fissavano con un'intensità da togliere il fiato.

Il tempo intorno a noi sembrò rallentare, non riuscivo a sentire altro se non i battiti del mio cuore, non riuscivo a pensare ad altro se non a quelle pupille scure, nelle quali temevo di perdermi.

Tu-tum, tu-tum...

Guido rimase a guardarmi in silenzio per quello che sembrò un tempo infiniti, poi allungò una mano verso di me e delicatamente mi tolse una foglie che si era incastrata nella mia treccia scura.

Tu-tum, tu-tum...

Non mi ero mai sentita tanto frastornata in vita mia...

Tu-tum, tu-tum...

La frenata brusca di una macchina che accostava vicino a noi mi fece sobbalzare e spezzò l'incanto nel quale eravamo finito io e Guido. Improvvisamente mi resi conto che non potevo cacciarmi in una situazione tanto stupida, così distolsi lo sguardo e feci un passo indietro, mettendo distanza tra di noi. Anche lui sembrò riprendersi e tornò a raddrizzarsi mentre io gli dicevo: "Devo andare"

Lui annuì passandosi una mano tra i capelli e rispose: "Anch'io"

Tornò a guardare verso il semaforo che era verde e, senza aggiungere altro, si incamminò sulle strisce, allontanandosi inesorabilmente da me.

Lo seguii con lo sguardo sentendo dietro di me la voce di Nicola che mi chiamava, pensando che non mi fossi ancora accorta di lui. Perché mi sentivo così frustrata?

Scossi la testa per scacciare qualsiasi pensiero sbagliato, abbassai gli occhiali da sole sugli occhi e mi voltai verso la macchina, prendendo poi posto sul sedile del passeggero.

"Ciao" mi salutò allegramente Nicola, mostrandomi un sorriso entusiasta. Indossava un paio di pantaloni della tuta grigi, scarpe da ginnastica colorate della Nike, una felpa senza cappuccio verde e un capellino dello stesso colore che lasciava intravedere delle ciocche bionde che ricadevano sulla fronte.

"Era il tuo ragazzo quello?" chiese curioso, mettendo in moto la macchina.

"No" esclamai a voce più alta del previsto "assolutamente no!"

Lui mi guardò brevemente con un sopracciglio alzato e commentò: "Va bene"

"Sei pronta?" aggiunse subito dopo, fissando con attenzione la strada davanti a sé.

"Sì" risposi ma la mia voce ebbe un tremolio che fortunatamente Nicola non colse.

Non ero pronta per niente e lo fui ancora meno quando, svoltando l'angolo, intravidi in lontananza la coppia felice: che vomito!

Anche Lorenzo indossava una tuta, ma potevo riconoscere i loghi di Luis Vuitton su di essa, le scarpe della Nike che aveva la prima volta che ci eravamo incontrati e una felpa di Ralph Lauren. Oh mamma, indossavamo pure le stesse cose, eravamo coordinati! Se questo non era destino! 

I suoi ricci biondi erano illuminati dal sole mentre gli occhi erano coperti da un paio di occhiali da sole Moscot. Appena riconobbe la macchina di Nicola, sollevò un braccio per farci segno e mentre ci avvicinavamo e ci fermavamo vicino a loro, mi presi del tempo per osservare attentamente la ragazza di fianco a lui: Federica.

Maledetta Federica!

Aveva i capelli rossi stretti in un coda alta che scendeva morbida sfiorandole le spalle, il viso era pulito e la pelle chiara non aveva neanche un filo di trucco, lasciando evidenti le lentiggini che le costellavano il naso e le guance.

Acqua e sapone... che banale.

Aveva un semplice paio di leggings neri che le fasciavano le gambe lunghe e magre, scarpe da ginnastica totalmente anonime, una felpa aderente grigia e teneva stratto nella mano un capellino anch'esso nero.

Una volta saliti in macchina con noi e aver fatto le dovute presentazioni, ci dirigemmo verso il luogo dove si sarebbe tenuto il fattaccio.

"Sei agitata?" mi domandò Federica, visibilmente tesa per quanto stavamo per fare.

"No" risposi con sicurezza, ma dentro di me sentivo gridare sì, sì, sì!

"Non so come tu abbia fatto a convincermi" dichiarò poi, rivolta a Lorenzo che le rispose con un sorriso rassicurante.

Bleah.

Dallo specchietto retrovisore notai che lui aveva allungato un braccio verso di lei e aveva preso la mano della ragazza tra le sue.

Che fastidio...

"E tu, Lorenzo" iniziai a dire per mostrargli un certo interesse da parte mia "sei nervoso?"

"No" ribatté subito lui "io e Nico ci siamo lanciati diverse volte"

"Veramente?" chiesi incredula, spostando lo sguardo verso Nicola che era sempre concentrato sulla guida.

Notai che le sue labbra si erano sollevate mostrando quel suo tipico sorriso divertito, si capiva dalla sua espressione che non era agitato, era elettrizzato.

Tornai a guardare diretta davanti a me e mi domandai se davvero sarei stata in grado di compiere quel salto, potevo mai tirarmi indietro davanti a tutti?

No, non potevo. Dovevo farcela.

Ce l'avrei fatta. 

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