I raggi del sole filtrarono dalla finestra e mi colpirono il viso, risvegliandomi lentamente, ma ci misi qualche secondo per realizzare in quale stanza mi trovavo. O meglio in quale letto.
Uno alla volta, ogni singolo momento, ogni singolo tocco, ogni singolo bacio della sera precedente mi tornarono alla mente, mentre con delicatezza mi giravo su me stessa, cercando di non svegliare Guido.
Mi ritrovai il suo viso di fronte, poggiato al cuscino e profondamente addormentato, i capelli scuri che ricadevano morbidi sul tessuto nero e sulla fronte, le labbra leggermente dischiuse, il respiro regolare. Il suo corpo nudo, coperto per metà dal lenzuolo, il suo braccio allungato verso di me e abbandonato mollemente sul mio fianco.
Portai una mano vicino alla sua faccia e sfiorai la sua guancia illuminata dal sole. Fu proprio in quel momento che una frase si formò nella mia bocca e, in un sussurro quasi impercettibile, dissi: "Ti..."
Ma non riuscii a finire la frase perché qualcosa si attivò nella mia mente e il blocco che avevo creduto di aggirare, tornò a farsi sentire più forte di prima. Il cuore aumentò i suoi battiti, il respiro si fece sempre più corto, iniziai ad agitarmi, così mi sollevai a sedere e mi guardai intorno, valutando la situazione.
Sentivo la gola stringersi e quella sensazione non faceva che aumentare man mano che mi rendevo conto che non sapevo come gestire la situazione, sapevo solamente che non volevo soffocare.
Percepii i polmoni in debito d'ossigeno perciò, con le poche forze che ancora sentivo dentro di me, mi alzai dal letto, mi infilai malamente il vestito che giaceva per terra, afferrai le mie scarpe, la borsa e, senza concedetemi nemmeno un ultimo sguardo al ragazzo addormentato alle mie spalle, abbandonai la stanza e poi la casa.
Una volta giunta sul pianerottolo, avvertii un senso di mancamento, perciò mi poggiai al corrimano delle scale, mentre il mio respiro si faceva più affannoso e sempre più debole.
Si poteva forse morire per amore?
Mi accovacciai con la mano ancora salda alla ringhiera e i piedi nudi a contatto con il pavimento freddo. Calde lacrime mi percorsero le guance.
Credevo di averlo superato. Credevo davvero di poter stare con Guido. Credevo di poter essere felice...
Sollevai la testa verso il mio appartamento, ma la sensazione di pesantezza che avevo sul cuore non voleva placarsi, così mi alzai a fatica e, anziché dirigermi verso casa, imboccai le scale e raggiunsi il pianerottolo del secondo piano, bussando alla porta del mio luogo sicuro.
Forse erano passati solo pochi secondi, ma sembravano quasi ore, il respiro mozzato dilatava il tempo, così senza pensarci troppo, presi le chiavi dell'appartamento che tenevo nel portafoglio e le girai nella serratura, spalancando poi la porta.
Lina, sentendo rumore, si affacciò dalla cucina con uno sguardo sorpreso, il profumo del caffè all'interno della casa, ma appena mi riconobbe, la sua espressione si fece preoccupata.
"Cara, vieni dentro" disse con comprensione, si spostò di lato per farmi passere e subito si avviò verso la cucina, continuando "siediti sul divano, ti preparo una bella tazza di tè"
Mi accomodai sul cuscino che ormai era diventato il luogo dove passavano tutte le mie angosce e sospirai, sentendo che il respiro non tornava ancora normale.
"Ci ho provato" sussurrai con voce tremante, tenendo gli occhi bassi sulle mie gambe.
Lina si sedette vicino a me e mi guardò con tristezza, così mi voltai verso di lei e ripetei: "Ci ho provato davvero, Lina"
Lei addolcì la sua espressione e mi poggiò una mano sul braccio, stringendo leggermente per darmi un po' di conforto.
"Volevo davvero amarlo..." una lacrima scivolò lungo la mia guancia "...anzi, io lo a..." una seconda lacrima percorse la stessa strada della prima "...non riesco... non riesco a gestire il panico che mi assale"
Lina mi avvolse in un abbraccio e mi accarezzò dolcemente la testa, senza dire nulla, aspettando con pazienza che la mia ansia sparisse e che i miei polmoni tornassero a funzionare, ma a differenza delle altre volte, neanche stare tra le sue braccia sembrava funzionare.
Credevo di essere finalmente riuscita a superare quella barriera che mi avvolgeva il cuore, ma sbagliavo. Forse non poteva crollare, forse sarei sempre stata protetta da tutta la sofferenza del mondo, ma non avrei mai nemmeno potuto avere la mia felicità.
E io volevo averla. Volevo Guido.
I suoi baci, i suoi abbracci, i suoi occhi intensi, il suo profumo, il suo sorriso contagioso, la sua risata inaspettata, lo sguardo che mi rivolgeva quando incontrava il mio viso, il suo amore...
Lo amavo e lo sapevo, ma non potevo avere già che volevo, non secondo il mio corpo. Come potevo smettere di sentirmi tanto in conflitto con me stessa?
"Cara" la voce di Lina mi raggiunse come un suono soffio vicino all'orecchio, così gentile: "Va bene vivere, ma fallo secondo i tuoi tempi"
Nel momento stesso in cui quelle parole mi colpirono, sentii la stretta intorno alla mia gola allentarsi e i miei polmoni espandersi leggermente.
"Lina" mormorai contro la sua spalla, con il viso ancora bagnato dalle lacrima "ti voglio bene"
La mano dell'anziana si fermò qualche secondo sulla mia testa, come colta di sorpresa, poi lei disse "Anch'io, cara", riprese ad accarezzarmi dolcemente e ripetè "Anch'io"
Forse non ero stata in grado di abbattere totalmente quella barriera, forse non sarei mai stata capace di farlo, probabilmente non era il mio destino stare con Guido, ma sicuramente Lina si era fatta spazio dentro di me e aveva ottenuto un posto nella mia vita.
Non ero stata io ad abbattere quel muro, era stata lei a scavalcarlo, con insistenza, con prepotenza, con dolcezza, con amore. Aveva preso post nel mio cuore come mai nessuno era riuscito a fare e per questo, le ero immensamente grata.
Lei era l'eccezione, lei era la forza, lei era la donna della mia vita.
Dopo aver bevuto il tè e aver riacquistato il pieno controllo di me stessa, compresa la mia capacità respiratoria e il tremore dei miei arti, salutai la signora Lina e uscii sul pianerottolo, cominciando a salire piano le scale che portavano al mio appartamento.
Proprio mentre mi trovavo a metà scala, la voce di Lina mi raggiunse: "Cara"
Mi voltai verso di lei sorpresa per quel richiamo inaspettato, e incontrai i suoi occhi arzilli, aspettando che continuasse.
Il suo sguardo si addolcì mentre diceva: "Non importa se riuscirai, ma non smettere mai di provarci"
Rimasi a guardarla per qualche secondo mentre la mia espressione si faceva più tenera, poi annuii e le mostrai un sorriso riconoscente.
Ciò che Lina stava cercando di dirmi era che, solamente provandoci, stavo già vivendo.
Sfortunatamente non ero in grado di farlo con chi avrei voluto.
Care lettrici, sono chiusa in casa per la seconda volta nel giro di pochi mesi, ovviamente per colpa del covid. E questa storia sta giungendo alla sua fine. Quindi mi sembra il momento giusto per iniziare a scriverne una nuova!
Questo capitolo è stato un po' breve, perciò stavo valutando se mettere anche quello successivo, che però è collegato a quello dopo ancora, quindi ne dovrei pubblicare altri due. Che ne pensate?
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Scegli un biscotto della fortuna
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