Nella mente il ricordo sfuocato di un passato lontano, una me stessa bambina che correva verso il salotto, con un pezzo di carta fieramente stretto tra le mani.
"Papà" esclamai raggiungendolo sul divano e mostrandogli un sorriso euforico "ho preso dieci nel compito in classe"
Allungai le braccia, esibendo con orgoglio il mio tema scritto in un corsivo traballante, ma lui si limitò a dargli una rapida occhiata, per poi tornare a fissare lo schermo del cellulare.
"Brava, Victoria" disse con tono piatto, ma io non mi lasciai demoralizzare e continuai entusiasta: "Sono stata la più brava della classe"
"Ah sì?" replicò lui, digitando veloce con le dita sul display davanti a lui ma, quando si rese conto che lo stavo fissando in attesa, infilò una mano nella tasca e prese una banconota da dieci euro, porgendomela: "Tieni, un premio"
La presi confusa, non erano i soldi che volevo, solamente qualche complimento, ma papà non era riuscito a capirlo, o semplicemente non gli importava.
Provai a essere più chiara, allungai il collo verso di lui per permettere alla mia voce di giungere chiaramente fino al suo orecchio e dichiarai: "La maestra ha detto che..."
Ma le mie parole furono sovrastate da quelle di papà che rispose a una chiamata e si alzò dal divano, allontanandosi nella stanza adiacente e lasciandomi sola con il mio mistero pezzo di carta.
Abbassai la testa sconsolata e fissai le parole nere che si susseguivano una dopo l'altra, ci avevo messo tanto impegno per scriverle.
"Victoria" la voce di mamma mi ridestò dalla tristezza e mi rianimai, correndo verso l'ingresso dove lei mi stava aspettando con il cappotto addosso.
"Mamma, guarda" esclamai, sventolando il compito, mentre lei mi raggiungeva con la mia giacca tra le mani.
"Metti questo" ordinò con poca pazienza, infilandomi le maniche su per le braccia "dobbiamo andare"
"Mamma" ripetei con un sorriso "oggi ho preso dieci al compito in classe"
"Brava, ma sbrigati che abbiamo appuntamento dalla sarta per il vestito della cena di domani stasera" replicò lei, allacciandomi i bottoni fin sul collo e afferrandomi la mano per condurmi fuori dalla porta.
"Ma..." provai a ribattere, nonostante lei non mi stesse prestando la minima attenzione, anzi marciò verso l'uscita e mi costrinse a seguirla, facendomi perdere la presa sul mio tema.
Mentre venivo trascinata via, mi voltai indietro e vidi il foglio ondeggiare con delicatezza nell'aria e poi depositarsi sul pavimento, solo e indifeso.
La maestra ci aveva detto di scrivere qualcosa che riguardasse il nostro sogno nel cassetto e io avevo riempito quel pezzo di carta con parole che nel tempo sarebbero diventare prive di significato: il mio sogno nel cassetto è avere l'amore dei miei genitori.
Forse da qualche parte c'era questo amore, ma non l'avevo mai percepito e mi ero sempre sentita come quel foglio sul pavimento: sola e indifesa.
Perciò avevo imparato a difendermi e amarmi senza bisogno di niente e nessuno.
Mi svegliai, aprendo gli occhi lentamente, la luce chiara del giorno che entrava dalla finestra illuminava la stanza, ma io vedevo il soffitto comunque sfuocato. Mi portai una mano sulla guancia e rimasi perplessa: stavo... piangendo?
Sentii il rumore della porta di camera mia che si apriva, così mi sollevai a sedere per vedere chi fosse e il viso rugoso della signora Lina apparve nel mio capo visivo.
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Scegli un biscotto della fortuna
RomanceAvete mai mangiato un biscotto della fortuna? Che frase avete trovato al suo interno? Victoria non ne aveva mai mangiato uno e anche se l'avesse fatto, avrebbe considerato la frase al suo interno come una stupida banalità. Nella sua vita ciò che c...