Per tutto il viaggio in macchina non aprii bocca, ero arrabbiata con Nicola per avermi trascinata con la forza verso una destinazione ignota ma, allo stesso tempo, mi resi conto che la rabbia era l'unico sentimento che stavo provando dopo tanto tempo senza emozioni.
Nicola, invece, parlò per tutto il tempo. Mi raccontò delle sue ultime avventure con entusiasmo, accennò a Lorenzo e Federica che volevano organizzare qualche altra uscita insieme a me, elogiò il nuovo biscotto creato da Martina al gusto banana.
Il mio ostinato silenzio non smorzava minimamente la sua allegria. O almeno quello che era in apparenza.
Guardando i suoi occhi, mi ero accorta che dietro essa si celava una certa preoccupazione nei miei confronti, ma non pensavo sarebbe stato in grado di fare qualcosa per sbloccare la mia condizione.
Nessuno poteva farlo.
Dopo quasi un'ora di strada, finalmente arrivammo a un parcheggio sterrato e Nicola spense la macchina dopo averla piazzata in un posto all'ombra.
"Eccoci arrivati" sentenziò con un sorriso, mentre si sporgeva verso i sedili posteriori per afferrare uno zaino.
"Dove siamo?" domandai secca, le sopracciglia corrugate e le braccia conserte sul petto.
"Al mare" rispose sincero lui, aprendo poi la portiera della macchina e uscendo all'esterno di essa.
Cosa diavolo ci facevamo al mare?! Io volevo solamente starmene in camera mia a fissare il solito soffitto, perché dovevo trascinarmi nella sabbia sotto al sole?
Nicola raggiunse il mio sportello e lo aprì, invitandomi così a seguirlo fuori, ma io non avevo alcuna intenzione di assecondare questa sua decisione, perciò mi limitai a fissare la fila di alberi che si trovavano di fronte a me, al di là del parabrezza.
"Dai, Vic" mi esortò con dolcezza il ragazzo "solamente qualche minuto"
Mi voltai verso di lui e, la sua espressione supplichevole, la sua mano tesa verso di me, i suoi occhi sinceri, mi convinsero a fare come diceva, anche solo per poco tempo.
Percorremmo una stradina tra gli alberi, in discesa, e infine giungemmo alla spiaggia. Appena arrivai, notai subito la sabbia chiare che arrivava fino al mare, l'acqua che si muoveva lentamente avanti e indietro, il cielo azzurro e il verde intorno a quella distesa gialla.
Era una vista piacevole, certo, ma non mi pareva particolarmente speciale e non capivo il motivo per il quale Nicola mi aveva portata fino a lì.
Avanzammo verso la riva, fermandoci a poca distanza da essa, e fu allora che Nicola estrasse un telo dallo zaino e lo posizionò per terra, sedendovisi poi sopra.
Non c'era nessuno in quel piccolo pezzo di mare, sembrava quasi una caletta sconosciuta, perciò mi limitai a imitare il ragazzo e presi posto accanto a lui, sospirando stanca.
"È bello" iniziò a dire lui "non trovi?"
"Sì" risposi senza troppo entusiasmo, guardandomi in giro annoiata.
Proprio mentre osservando lo spazio intorno a me, il sole caldo sopra la testa, un leggero vento a sfiorarmi la pelle, il rumore delle onde in sottofondo, notai un piccolo faro a lato della spiaggia, sopra una bassa collinetta.
Era rovinato e probabilmente non più in funzione ma, come uno schiaffo in pieno viso, mi riportò alla mente un ricordo che credevo di aver cancellato, insieme a tutto il resto.
Appesa alla parte del salotto, in quell'appartamento al secondo piano, c'era una fotografia che ritraeva una giovane ragazza con un vestito bianco di lino, mosso dal vento, un cappello di paglia sulla testa, tenuto fermo da una mano poggiata su di esso, i lunghi capelli scuri a coprire parte del viso, un sorriso felice sul volto. Il faro dietro di lei, piccolo ma ben visibile.
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Scegli un biscotto della fortuna
RomansaAvete mai mangiato un biscotto della fortuna? Che frase avete trovato al suo interno? Victoria non ne aveva mai mangiato uno e anche se l'avesse fatto, avrebbe considerato la frase al suo interno come una stupida banalità. Nella sua vita ciò che c...