24 - Autocontrollo

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Per la restante settimana, non avevo fatto altro che pensare a quanto era successo su quel pianerottolo. Poco dopo il mio gesto sconsiderato, avevo deciso di svegliare Guido e gli avevo detto di andare a dormire, dopodiché ero rientrata anch'io e mi ero resa conto che dentro l'appartamento regalava il silenzio, così ero riuscita a rilassarmi e ad addormentarmi, imponendomi di cancellare dalla testa ogni pensiero.

Infermiere, infermiere, infermiere.

Mi ero ripetuta questo promemoria, ma più lo ricordavo a me stessa, più perdeva di importanza.

Non potevo smarrire il controllo e non l'avrei fatto.

Il sabato della festa di Chiara arrivò prima di quanto avessi immaginato e mi sorpresi quasi felice di passare una serata a svagarmi, anziché pensare ai soldi, al lavoro al bar, o alle ore a pulire la casa di quella vecchia pettegola, la quale non mi lasciava mai a svolgere i miei compiti in santa pace, mi seguiva invece come un falco con la sua preda e mi diceva cosa fare o mi correggeva quando sbagliavo, ovvero quasi sempre.

Il tutto sempre parlando di qualsiasi argomento le saltasse per la testa e facendomi domande o riempiendomi di informazioni su persone che nemmeno conoscevo. O credevo di non conoscere. Il problema era che Lina non si mostrava mai scortese o maleducata con me, non apertamente, quindi finivo per risponderle male passando dalla parte del torto ogni volta.

Era subdola. E pure malefica.

La festa di Chiara era in una discoteca vicino a casa, perciò dopo cena mi chiusi in camera per iniziare i preparativi, non andavo a ballare da così tanto che volevo essere perfetta. Ogni occasione era buona per trovare un buon partito, ricco, anche se dubitavo di avere fortuna una seconda volta in questo quartiere dimenticato dal mondo.

Mi feci la solita doccia mezza calda e mezza fredda, ma questa volta l'acqua mancò per più di cinque minuti, che passai imprecando come un marinaio, la testa insaponata e un telo intorno al corpo per non congelare. Possibile che questa doccia non funzionasse bene nemmeno una volta?!

Asciugai i capelli e poi passai la piastra per renderli lisci, infine acconciai un lato con tre freccine alte e lasciai l'altro lato libero, in maniera tale che il ciuffo ricadesse in parte sulla fronte.

Poi disegnai una riga di eye-liner sopra le palpebre e ci aggiunsi un ombretto brillante, applicai il mascara sulle ciglia e colorai di un rosa leggero gli zigomi con il blush. Decisi di lasciare le labbra al naturale per non apparire troppo truccata, mi limitai a passarci un filo di lucidalabbra trasparente.

Mi recai in camera e passai in rassegna tutti i mie vestiti, la maggior parte dei quali non avrei più avuto occasione di mettere, con grande rammarico. Mi vestii e mi posizionai davanti allo specchio che era appoggiato contro il muro vicino all'armadio e annuii con convinzione dopo aver dato un'occhiata al mio riflesso.

Indossavo un abito aderente formato da paillettes, di Saint Laurent, girocollo e con le maniche lunghe, il quale metteva in risalto il mio fisico slanciato e le mie forme, e mi mi arrivava a metà coscia. Ai piedi avevo scelto delle décolleté nere lucide a punta di Casadei, con il tacco alto sottile, che aumentavano di molto la mia altezza.

Ero soddisfatta della mia scelta, così afferrai il capotto nero di Gucci e una borsetta dello stesso colore e dello stesso stilista e andai in cucina, in attesa che anche Chiara e Marco fossero pronti.

Una volta usciti di casa, proprio mentre Chiara stava ruotando la chiave nella serratura, sentii un'altra porta scattare e girando la testa, apparve Guido nella mia visuale.

Si era sistemato i capelli meglio del solito e aveva indossato una camicia bianca sotto al maglione nero, insieme ad un paio di pantaloni grigi, ma portava sempre le scarpe da ginnastica bianche. Era bellissimo nonostante i suoi vestiti anonimi e mi imposi di togliergli gli occhi di dosso per evitare altri gesti o pensieri conturbanti.

"Ciao" salutò lui, posando il suo sguardo su di me.

"Ciao Guido" esclamò contenta Chiara, precedendoci sulle scale "andiamo?" aggiunse poi, rivolta a tutto il gruppo.

Ma certo, era ovvio che ci sarebbe stato anche il nostro vicino alla festa di Chiara, come avevo fatto a non pensarci.

Scendemmo fino al pianerottolo del secondo piano e una volta arrivati, Chiara si avvicinò alla porta di Giulia e suonò il campanello. Lei aprì quasi subito con un sorriso raggiante e ci salutò con entusiasmo, soffermandosi con lo sguardo su Guido.

Indossava una vestito di raso rosa con la gonna a pieghe, una collana di perle al collo e aveva raccolto i capelli in una treccia morbida che le ricadeva sulla spalla. Ai piedi portava un paio di scarpe argento con il tacco largo e a tracolla una borsetta anch'essa argentata.

Quanto era pacchiana.

Alzai gli occhi al cielo, notando come si fosse subito affiancata a Guido mentre continuavamo a scendere la rampa di scale e quando fece finta di inciampare e poggiò una mano sul braccio del ragazzo, mi ritrovai a pensare che l'avrei volentieri spinta giù io all'istante.

Ma cos'era questa strana sensazione... gelosia? 

Oh andiamo, Victoria.

Autocontrollo.

Raddrizzai la schiena, alzai il mento e camminai sicura per tutta la strada, ancheggiando leggermente come mi aveva insegnato mia madre e mostrando tutta la sicurezza di cui ero capace.

Non mi importava nulla di Giulia.

Non mi importava nulla di Guido.

Una volta arrivati al locale, lasciammo i nostri soprabiti al guardaroba e un cameriere ci portò al nostro tavolo, vicino alla pista da ballo. C'erano dei divanetti intorno ad esso e si potevano scorgere il bar gremito di persone, anche se c'era già un grosso secchiello con del ghiaccio e diverse bottiglie di alcol sul piano davanti a noi.

La musica era alta e una marea di persone si agitava sulla pista da ballo, dall'altra parte rispetto a dove eravamo noi, c'era la postazione del dj e dietro di lui, l'accesso all'area vip. Osservai quella zona con malinconia, ricordando come fossi sempre la benvenuta nei migliori locali che frequentavo, mentre adesso ero solamente una delle tante clienti, in un tavolo a bordo pista.

Squallido.

Chiara iniziò subito a distribuire bicchieri pieni di spumante e il suo ragazzo propose un brindisi dietro l'altro, mentre altri amici di lei arrivavano a poco a poco e si univano al nostro tavolo. Non conoscevo nessuno, a eccezione di Guido e Giulia, ma ero finita seduta sul divano di fronte rispetto a quello dove si trovavano loro due e non era certo mia intenzione andarmi a ficcare in qualche situazione strana, così rimasi dov'ero, accontentandomi di lanciare loro qualche occhiata di tanto in tanto.

Nemmeno io riuscivo a capire per quale motivo, ma a un certo punto, spostando la mia attenzione su di loro, intercettai gli occhi di Guido rivolti verso di me.

Era seduto con la schiena poggiata al divanetto e un braccio abbandonato mollemente di fianco, l'altro sollevato per portare vicino alla bocca il bicchiere di spumante che stava reggendo. Aveva un'espressine impassibile come sempre, ma i suoi occhi mi guardavano con un'intensità da lasciami senza fiato anche a quella distanza.

Giulia era di fianco a lui, girata dalla sua parte con il busto, le sue gambe toccavano volutamente quelle di lui, mentre gli parlava animatamente, gesticolando e poggiando di tanto in tanto la sua mano sul braccio di lui, il quale non sembrava nemmeno seguire il discorso della ragazza.

Così come aveva casualmente spostato la sua attenzione su di me, Guido abbassò le palpebre e girò la testa verso Giulia, rispondendo qualcosa a una delle tante domande che probabilmente lei gli stava ponendo.

Perché non la mandava semplicemente a quel paese?! 

Care lettrici, buonasera! Cosa ne pensate di Giulia in questo capitolo? Cosa ne pensate del vestito di Victoria? Cosa ne pensate della festa? Ma soprattutto, quanto pensate che io sia cattiva per lasciarvi così in sospeso con questa fine? 

Se la risposta è tanto cattiva, allora ricredetevi, tra poco pubblicherò il capitolo successivo! 

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