12- Con che sfortuna

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Dal punto di vista di Damiano

"Bene, sono 30 euro" porgo la mano aperta al ragazzo che ho davanti, che ricordo chiamarsi Filippo.
"Hai alzato i prezzi?" Chiede perplesso.
"Un po'... amico, senti, in sta zona fanno le ispezioni... di meno non te lo faccio pagare"
Sbuffa, poi si mette a cercare i soldi nella giacca.
Con espressione scocciata mi schiaffa in mano alcune banconote, prendendo poi la bustina che gli porgo.
"Cia', magari ci vediamo, eh..." dice andandosene.
Faccio un verso di assenso, infilando i soldi in tasca.
"David? 'Ndo stai?" Mi chiama il mio capo.
"Qua, qua, sto qua..." borbotto, sbucando fuori dal vicolo dove mi trovavo.
"Eccoti! La pausa è finita da cinque minuti, devi dare il cambio a Rossi. Sbrigati, c'abbiamo un'altra consegna da fare"
Lo raggiungo, rientrando con lui nell'edificio.
"Andrete tu e quell'altro, quello basso..."
"Edoardo?" Chiedo, cercando di aiutarlo a ricordarsi un nome che si dimentica sempre.
"Sì, sarà quello lì. Dovete consegnare alcuni mobili da montare sul posto" mi liquida, quasi lanciandomi nelle mani una cartelletta in cui ci sono sicuramente tutti i dati necessari.
Sopra c'è il nome De Angelis.
Sì, però no...
Quanti De Angelis ci saranno a Roma?
È uno dei cognomi più diffusi, alla fine.

"Senti Alessandro, ho dimenticato solo alcune cose... devo assolutamente prenderle, sono importanti. Ti prego!" lo sto supplicando sulla soglia di casa.
"Va bene, ma fai in fretta: Victoria potrebbe tornare da un momento all'altro, ormai ha finito le lezioni" sbuffa scocciato, lasciandomi libero il passaggio.
Corro velocissimo al piano di sopra, raggiungendo la camera di Vic, e proprio lì mi scontro con sua sorella.
"E tu cosa ci fai qui?" Chiede a metà fra l'arrabbiato e il preoccupato.
"Ho lasciato da Vic delle robe, e ho bisogno di parlarti"
"Di cosa?"
"Mo' ti dico, andiamo in camera tua."

Apro la cartelletta, allora, e comincio ad esaminare i fogli al suo interno per farmi un'idea di cosa dobbiamo consegnare e dove.
Una culla.
No, ho sbagliato.
Due culle.
Eh no, dai.
Due culle e una scrivania.
Da consegnare a De Angelis.
Alessandro De Angelis.
Con che cazzo di sfortuna...?
"Damià? Dai, andiamo, avremmo dovuto consegnare sta roba stamattina. Guido io o fai tu?" Mi chiama Edoardo, salendo sul camion.
Un mese fa ho compiuto 18 anni, due giorni fa ho preso la patente.
Avevo cominciato a fare pratica mesi fa, quindi dopo gli esami teorici ci ho messo pochissimo per ottenerla.
"Io... guido io." Affermo distratto.

In fretta camminiamo fino nella sua stanza, chiudendoci la porta alle spalle.
So di non avere molto tempo, perciò mi metto subito a parlare.
"Vic mi odia" mi fa male dire queste parole, mi feriscono, perché è brutto rendersi conto della realtà. "E non mi vuole più vedere. Ma rimane comunque incinta, e io capisco che lei non voglia più avere a che fare con me, ma ho bisogno di sapere gli sviluppi della gravidanza. Mi sentirei un padre di merda se non ci fossi, ho la necessità di essere presente per i bambini"
Annuisce, ha capito forse, con quel suo intuito da detective.
"E tu vuoi che ti tenga informato" conclude.
"Comprerò un nuovo telefono, migliore di quello schifo che ho adesso, a cui assocerò un altro numero. Ci terremo in contatto con quello. Spedirò a Vic dei soldi ogni settimana, ho bisogno che tu non faccia domande sulla provenienza di quel denaro"
Mi guarda sospettosa, ha intuito che c'è sotto qualcosa di losco.
"Dimmi solo che non sono soldi sporchi" implora preoccupata.
"Non te lo posso garantire. Ti dico però che c'entrano con il motivo per cui ho litigato con Jacopo"
Ora è molto più seria, mi osserva con un'espressione vagamente arrabbiata.
"Dam... non dirmi che hai ricominciato. Non dirmi che ti fai di nuovo di quella robaccia"
Per me, è preoccupata per me.
"No. Non ho ricominciato, ma la vendo. È qualche mese ormai che lo faccio, quando poi Jacopo ha parlato di voler diventare avvocato sapevo che avrebbe avuto a che fare con la polizia, in qualche modo. Mi sa che ormai mi sono ficcato in qualcosa di troppo grande per me, non so bene come gestirlo. Ma ora come ora mi importa che Vic abbia tutti i mezzi necessari per ciò che serve ai bambini"
Annuisce, comprendendo la situazione.
"Tu sei stato un coglione. Lei ha esagerato, complice la visita che aveva appena fatto che l'aveva lasciata frastornata. Ma sei stato proprio un incosciente. Proverò a convincerla... ora vai, potrebbe tornare da un momento all'altro-" un rumore distinto, dato dalla porta d'ingresso che viene aperta, interrompe la frase conclusiva di Veronica.

Appena arriviamo Edoardo scende dal camion, seguito da me, e con disinvoltura apre il retro che contiene i mobili da consegnare.
Cominciamo a scaricare tutto, io dentro il camion che spingo gli scatoloni e lui che li afferra da fuori.
Siamo a febbraio, è quasi sera e fa freddo, ma noi siamo in maglietta tutti sudati.
È più faticoso di quanto sembri.

"Papà, sono a casa" la voce di Vic ci giunge dal salone.
Mi volto, vedo Veronica con il mio stesso sguardo terrorizzato quando sentiamo dei passi avvicinarsi alla stanza.
"Vai, vai, scappa!" Mi spinge.
"E dove?!" Sbotto io.
"Che ne so?! Dalla finestra? Vai, sbrigati!" Esclama Veronica mentre mi dirigo ad aprire l'infisso.
"Nica, devo dirti una-"
Mi paralizzo con una gamba dentro la stanza e l'altra appoggiata saldamente sul cornicione, le palle in pericolo di collisione con il davanzale e una mano che tiene aperto il vetro.
Due occhi azzurri, penetranti, mi fulminano appena mi scorgono.
"Tu cosa cazzo stai facendo qua?" È furiosa mentre mi strattona giù dalla finestra, e mi tira uno schiaffo.
La guancia brucia, sento il sangue affluire nel punto in cui la sua mano mi ha colpito.
Mi massaggio, lanciando uno sguardo alla corvina piccoletta che ci osserva perplessa.
"Dovevo prendere delle cose, e..."
"Non mi interessa. Vai via" non ammette più parole, indica con un dito la porta.
"Ma Vic, lasciami almeno dirt-"
Ahia.
Un altro schiaffo.
"Ti ho detto... di andare... via." Ora quegli occhi blu sono lucidi, due mari in tempesta.
"Ti prego, non piangere, fammi spiegare... ti supplico..." prendo le sue mani fra le mie, implorandola, mentre la vista comincia a sfuocarsi anche a me.
Mi guarda per una manciata di secondi, indecisa.
"No. Non hai scuse per ciò che hai fatto. Vattene e basta, non voglio più vederti."

Mentre mi dirigo verso il portone al fianco di Edoardo, mi fisso in testa un solo obiettivo: recuperare il mio quadernino.

Buongiorno a tuttx, come state? Purtroppo non pubblico molto in questo periodo per colpa del carico di studio; cercherò di scrivere il più possibile, ma non vi garantisco niente :(
Com'era il capitolo? Vi è piaciuto? Se vi va lasciate una stellina e magari anche un commentino.
Statemi bene❤️❤️

Predestinati 2 // DamoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora