14- Per te

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Dal punto di vista di Vic

"Ok, cominciamo"
Si strofina le mani, e trascina due sedie mettendole frontali l'una all'altra.
"Siediti, non vorrei che ti affaticassi" indica la sedia a me più vicina, sedendosi sull'altra.
Per quanto io sia arrabbiata con lui e vorrei restare in piedi solo per infastidirlo, ha maledettamente ragione perché sono già stanca e mi odio per l'effetto che mi fa il suo preoccuparsi per me.
Mi lancio scompostamente dove mi ha detto, sotto il suo sguardo costantemente affascinato.
Mi sento lusingata a vedere i suoi occhi brillare ogniqualvolta che incastro lo sguardo nel suo, ma cerco di non distrarmi e non scompormi, perché la posizione che ho preso è quella e quella deve rimanere.
"Dunque. Volevo innanzitutto chiederti ancora scusa, anche se so che non basterà per essere perdonato" fa una piccola pausa, come per attendere una mia considerazione. Ma non la riceve, quindi riprende a parlare.
"Devo confessarti che durante questi due mesi mi sono tenuto in contatto con Veronica, per sapere come stavi e come procedeva la gravidanza e le visite" sospira, torturandosi le mani sudate.
"Lo sapevo..." sussurro, spostando lo sguardo verso un punto imprecisato del parquet tappezzato di cartoni e pezzi di legno.
Alle mie parole Damiano riprende a guardarmi, stavolta con un'espressione a metà fra il dubbioso e l'infastidito.
"Quindi te l'ha detto?"
Fisso di nuovo i miei occhi nei suoi, trovandoli impauriti e supplicanti.
"Dove vivi, Damiano?"
È confuso, non ha capito perché glielo chiedo.
"Non mi hai risposto" afferma secco.
Perspicace il ragazzo.
"Non credo che tu sia nella posizione di arrabbiarti. Ti ho chiesto dove vivi e credimi, è meglio rispondermi. Perché ho cercato a casa di tua madre, e non c'eri. Ho cercato dove «vivevi» per strada ottobre scorso, e non c'eri. Volevo parlarti, e ora che vuoi farlo tu te l'ho concesso. Ma non ti ho trovato quando avrei voluto io, quindi non ti meriteresti neanche questa stupida conversazione. Fai parlare me, poi tirerai fuori tutte le tue ridicole scuse"
L'ho zittito, ha la bocca leggermente aperta e le sopracciglia corrugate.
Siamo due leoni in gabbia, che si ringhiano e fanno le finte, e lui ha sferrato il primo attacco baciando Giorgia.
Io ora l'ho provocato, perché mi ha fatto molto male e voglio vendicarmi.
E forse l'ho convinto.
Sospira, gonfiando e poi sgonfiando il petto.
Prende coraggio, e poi confessa.
"Vivo... nella mia vecchia casa. Il proprietario non lo sa, non ha ancora trovato qualcuno a cui affittare l'appartamento"
Non ha neanche le palle di guardarmi in faccia mentre lo dice.

Dal punto di vista di Damiano

L'ho detto.
Gliel'ho detto, vivo illegalmente in uno squallido monolocale in un edificio disabitato.
Mo' mi picchia. Lo farà.
Si alza con un po' di sforzo, mi si avvicina.
Mi alzo anch'io.
Mi sta guardando dal basso, con uno sguardo furente, le labbra strette in una linea drittissima e le sopracciglia talmente corrugate da quasi toccarsi.
"Tu..." mormora appena.
"...sei veramente un idiota!" Mi tira un pugno sull'addome, seguito subito da un secondo e poi da tanti altri.
La lascio fare, ha bisogno di sfogarsi.
Usa tutta la sua rabbia repressa su di me, sul mio corpo, e io penso di non meritarmi altro se non questo.
Ma non deve stancarsi troppo, rischia di nuocere ai bambini.
E sento che fra un po' non ce la farà più, si sfinisce in fretta per colpa delle sue condizioni.
Le prendo i polsi, mentre si dimena ancora per qualche secondo lasciando scorrere le lacrime sulle gote.
La tiro a me, abbracciandola, intanto che poggia la guancia sul mio petto e si abbandona ad un pianto liberatorio.
"Lo so, lo so. Mi dispiace così tanto, bambina... credimi, mi sono solo lasciato ad un momento di debolezza. Me ne sono pentito subito, e ti assicuro che negli ultimi due mesi non ho fatto altro che odiarmi per quello che ho fatto, che ti ho fatto... Ora tu potrai anche odiarmi, ma ti prego, ti prego, fammi partecipare alla vita dei miei figli. Perché è l'unica cosa che desidero, oltre a te." Faccio una pausa per prendere fiato.
Nel silenzio della stanza si sentono solo i suoi singhiozzi, e fanno male. Fanno molto male.
Mi stupisce ancora una volta quando parla, strusciandosi sul mio petto come un gatto fino a poggiare il mento in corrispondenza del mio sterno.
"Ho trovato il tuo quadernetto"
Ah. Ok, ora sono nella merda. Più di prima.
"Tu... tu l'hai trovato? L'hai le-letto?"
Sto balbettando, perché ho paura.
Per la prima volta ho paura del giudizio di qualcuno.
"Sì."
Non la abbraccio più, mi sono allontanato da lei quanto più possibile.
Ho la testa fra le mani, Victoria fra le sue tiene il mio cuore.
Decide lei cosa farne, e in questo momento è pericolosamente in bilico, in procinto di una caduta sul pavimento.
"La finirai?" Chiede sussurrando.
"Che cosa?" Non capisco, finché non si spiega continuerò a fraintendere le sue parole.
"La canzone. Quella... Torna a Casa. E anche l'altra. Le finirai?" Me lo domanda ancora a bassa voce, come se fosse un segreto.
"Le ho scritte per te. Se lo desideri, le finirò" ha smesso di piangere, ormai mi cinge i fianchi con le braccia contemplandomi con uno sguardo prostrato.
Glielo leggo negli occhi, lei è stanca.
Stanca del mio atteggiamento, di come la ferisca più e più volte.
Stanca della gravidanza, è troppo giovane per una cosa così grande. Due cose.
Stanca di amare chi le fa del male.
"Ti amo, Victoria"
"Perché? Perché me l'hai detto?" Chiede allora.
"Volevo solo essere sicuro che te ne ricordassi"
Segue un momento di silenzio, un silenzio pieno di parole che andrebbero urlate ma che nessuno dei due ha il coraggio di dire.
"Dai, vai a letto che io finisco qua e poi me ne vado. Come avresti voluto fin da subito" mi arrendo, sapendo che se dovesse succedere qualcosa lei darebbe la colpa a me e al fatto che non è al massimo delle sue forze per dirmi di no.
Scuote la testa, facendomi il solletico sul petto nudo con i boccoli dorati.
"Rimani con me. Non voglio più dormire da sola." Bisbiglia, le labbra che sfiorano il mio torace.
"Sei... sicura?"
Chiude gli occhi, annuendo, per poi stamparmi un bacio sul pettorale sinistro, vicino al cuore.
Me l'hai restituito?
L'hai fatto?
Voglio che tu sappia che sarà per sempre tuo, anche se saremo divisi.
Ovunque lui sia, apparterrà a te per l'eternità.
Ti amo.

Predestinati 2 // DamoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora