2- Colazione

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Dal punto di vista di Vic

Mi sveglio di soprassalto, sudata, col fiatone.
"Vic! Tutto bene?" Chiede la voce di Damiano al mio fianco.
"Ho... ho sognato di... il papà mi buttava fuori di casa, e Hans non mi rivolgeva più la parola..."
"Ehi. Era solo un incubo, ok? Shh, vieni qui"
Mi accoglie fra le sue braccia, mentre ancora una volta scoppio in lacrime.
"Stai tranquilla, piccola. Non è successo nulla..."
Comincia ad accarezzarmi i capelli, lasciandoci qualche bacio leggero.
Non ci metto molto a riaddormentarmi.

Dal punto di vista di Damiano

Mi sveglio con Victoria che è sdraiata accanto a me, con la testa sul mio petto, e il mio braccio che le cinge le spalle.
Provo a sfilare il braccio, ma non appena mi sposto leggermente lei si accoccola ancora di più a me.
Mi abbraccia, mettendo la testa nell'incavo del mio collo.
Sento il suo naso strofinarci contro, il che mi fa ripensare a quando lo faceva quando stavamo ancora insieme.
Era tutta un'altra cosa, faceva tutt'altro effetto.
Mentre rifletto, il peso della sua testa sul mio petto viene meno, rivelando la sua espressione da appena sveglia osservarmi dal basso.
"Buongiorno..."
"Come stai? Ti senti meglio?" Domando, preoccupato, sottraendo il mio braccio da sotto di lei.
"Meglio. Sai perché?"
"No...?"
"Perché, anche se all'inizio sei svenuto e pensavi che stessi scherzando, l'hai presa benissimo. Sicuramente meglio di come la prenderà il papà..." mormora appena.
"Ora svegliati bene, e in qualunque caso non uscire da questa stanza. Hai preferenze per la colazione?"
"Mi prendi il cornetto al cioccolato?"
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
Quando torno con lo sguardo su di lei, mi fissa con gli occhioni che faceva sempre fino a un mese fa.
"Cazzo, a quelli non resisto"
Esco dalle lenzuola, mi infilo una felpa e le scarpe ed esco.
"Damiano?"
Mia madre è seduta al tavolo da pranzo, fra le mani tiene una tazza di tè.
"Madre. Come stai?"
"Chi c'è di là da te?"
"Nessuno."
Mi avvio verso l'uscita, ma mi fermo sentendo ancora la sua voce.
"Non mi raccontare bugie; chi c'è? È una ragazza, sì?"
"Sì, allora? Non entrare."
"Modera i toni. Dove stai andando?" Si alza, venendomi incontro.
"A prenderle la colazione"
"La conosco?"
"No."
"È Victoria?"
"No." Stringo i denti.
"Stai mentendo?"
"No."
"La smetti di rispondermi con <no>?"
"No." Detto questo, apro la porta e me la chiudo alle spalle.

Con in mano il sacchetto che contiene i cornetti caldi, rientro in casa.
"Buongiorno..." la voce di Jacopo.
È seduto al tavolo, con accanto Victoria e davanti mia madre.
"Che cosa-"
"Perché non mi hai detto che eri in compagnia di Victoria?"
"Ho portato i cornetti"
"Non mi rispondi?"
Alzo gli occhi, guardando Vic.
Ha lo sguardo basso, puntato sul tavolo.
"Andiamo in camera." Glielo ordino, avviandomi verso la mia stanza.
"Damiano! Ma ti sembra il caso di trattarci così?" Mia madre si alza, alterata.
Intanto però Victoria mi ha seguito, e con un'espressione colpevole esegue ciò che le ho detto di fare.
"Lasciami stare."
Apro la porta per far entrare Vic, poi la chiudo con forza facendola sbattere.
Giro la chiave nella toppa, sentendo le urla di mia madre attraverso.
"Ti avevo detto di non uscire. Perché sei uscita?"
"Ho avuto la nausea, e avevo bisogno di bere. Mi dicevi sempre che l'acqua del rubinetto, qui da te, non è proprio potabile. Sono uscita di soppiatto per prenderla dal frigo, ma ho incontrato tua madre in cucina"
"Va bene. Dai, cominciamo a mangiare. Ho preso qualche brioche in più, non si sa mai, che quando si è incinti si ha fame..."
"Grazie" sussurra.
"Ti ho... spaventata? Quando ho alzato la voce?" Chiedo, osservando i suoi movimenti timorosi.
Annuisce con foga, prendendo in mano la colazione.
"Scusami. È che sono confuso, e arrabbiato"
"Con me?"
"Be', un po' sì. E un po' con mia madre"
"Sei arrabbiato per il bambino?"
"Non direttamente per il bambino, per Hans. Il bambino non è del tutto colpa tua, può succedere che si buchi il preservativo. Sono arrabbiato perché se non fossi andata con Hans il bambino non ci sarebbe stato, e non sarebbero successi tutti questi casini"
"Scusami. Scusami, ancora, te lo dirò per sempre finché non capirai che mi dispiace veramente. Scusami"
"Non bastano delle scuse. Forza, mangiamo"
Ci sediamo alla scrivania, io sopra e lei sulla sedia.
Mangiamo in silenzio.
O meglio: io mangio, lei si ingozza.
"Vic, se eviti di divorare il croissant magari eviti anche di soffocarti" rido, è paradossalmente divertente.
"Ho fame" dice con la bocca piena di pasta e cioccolato.
"Lo so, ma fai più piano. Non voglio perderti per un cornetto"
"Ok, ok. Ce n'è un altro al cioccolato?"
"Sì, ma l'avevo preso per m... fa niente, prendilo tu"
"Grazie!"
Devo ammettere che, nonostante io sia comunque arrabbiato con lei, vederla sorridere è la cosa più bella del mondo.

"Allora? Sei pronta?"
"Sì... credo"
"Prima o poi dovrai dirglielo, quindi direi meglio prima di poi"
"Ok. Andiamo"
Dopo essere usciti, saliamo sul mio motorino.
È strano sentire le sue mani stringermi i fianchi, mi fa tornare ai vecchi tempi.
~
Arrivati davanti casa sua, scendiamo dirigendoci davanti la porta.
"Forza. Un respiro profondo, poi entriamo" le dico, per rassicurarla.
Fa come dico, stringendo le spalle e poi di conseguenza rilassandole.
Appoggia la mano sulla maniglia, e la abbassa.
"Vic, sei tu?" La voce di Alessandro ci giunge da pochi metri di distanza.
"Sì, papà"
Ci viene incontro, mostrando un'espressione sorpresa appena mi vede.
"Damiano, che bello vederti. A cosa devo il piacere?"
Guardo Vic, che si fa coraggio e parla.
"Devo dirti una cosa, lui è qui solo per supporto"
"Ok... entrate, forza" assume subito una faccia preoccupata, facendoci segno di accedere alla casa.
Una volta seduti sul divano, io e Vic accanto con davanti Alessandro, mentre le tengo la mano, comincia tutto.
"Allora? Di cosa mi dovete parlare?"

Predestinati 2 // DamoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora