8- Aiuto

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Dal punto di vista di Damiano

Spalanco la porta del locale, fiondandomi fuori.
Sbottono i primi bottoni della camicia, sentendo l'aria mancarmi, mentre con il fiatone mi appoggio al primo muro che trovo.
"Dam? Sei qui fuori?" La voce di Jacopo giunge alle mie orecchie, riportandomi alla realtà quando sono ancora immerso nei miei pensieri contorti.
"Ma mi dici cos'è successo?" Chiede, affiancandomi.
"Io... ho... no, non posso dirtelo. Senti; tu torna dentro, ora arrivo. Dì agli altri che ho solo avuto un capogiro..."
"Damiano. Io non rientro finché non mi dici cos'hai." Pianta i piedi per terra, con l'intenzione di non muoversi prima che gli abbia parlato dei miei problemi.
"E che cazzo..." mormoro.
Mi passo una mano fra i capelli, riprendendo a respirare normalmente.
"Non te lo dirò Jacopo, non lo farò"
"È così grave?" Domanda preoccupato.
"Non ho più intenzione di parlare, torna dentro e lasciami stare"
"Ma mi dici perché cazzo ti chiudi in te stesso ogni volta?" Ora è arrabbiato, come se fosse colpa mia.
"Perché parlare mi fa male! Permettetemi di risolvermi i miei problemi senza dovervi impicciare per forza!"
Fa un passo indietro quando le mie parole urlate lo investono.
"Io... volevo solo... aiutarti... Non importa, guarda. Crogiolati pure nella tua disperazione, fai quello che vuoi, ma spero che capirai che hai bisogno di aiuto su queste cose."
"No! Io non ho bisogno di aiuto, me la so risolvere da solo! Ho trovato il modo di sopravvivere per otto anni, otto, con quel mostro senza farmi ammazzare, e senza nessun aiuto! Credi veramente che per una cosa così stupida abbia bisogno di voi? Vaffanculo, guarda!" Faccio per andarmene, ma mi ferma.
"Damiano! Ma che cazzo ti succede? Non ti riconosco, veramente! Ma tu lo sai che quando siamo tornati qui a Roma ero felicissimo? Mi ricordavo del mio fratellino, creativo e allegro, con una voce invidiata dai ragazzi più grandi, con un coraggio da leoni e uno stile pazzesco fin da piccolo; e non vedevo l'ora di vederti, mi eri mancato una cifra. Ma quando ci siamo incontrati, ho trovato un coglione che pensa solo a sé stesso ed è convinto di essere sufficientemente forte da poter fare quel cazzo che vuole."
Mi guarda con occhi arrabbiati, ha una mano che stringe il bavero della mia giacca.
"Capisco. Quindi è questo che pensi di me. Credi veramente che sia colpa mia. Va bene, ok. Ti chiedo solo un favore. Dì a Victoria che me ne vado per un po', per colpa di un fratello stronzo che mi incolpa di essere stato il giocattolo di un uomo per metà della sua vita"
Gli strattono il braccio, cominciando a camminare.
"Dam, aspetta! Non intendevo quello, credimi! Torna qui, fammi parlare"
Mi fermo ancora, voltandomi mentre mi raggiunge.
"Hai parlato abbastanza. Spero solo che non sia quello che pensa anche la mamma. E sappi che ho già vissuto per strada, non ci metterei molto a tornarci, considerato che se è così mi verrà difficile restare a casa con voi."
"No, Dam, ti prego, non fare così! Mi dispiace, veramente! Dove stai andando?"
Ho ripreso a camminare, sono stufo di sentire le sue inutili scuse.
"Non ti riguarda. E ora lasciami stare, o giuro che ti meno"
"Ti supplico, perdonami! Voglio solo il bene per te, perché non lo capisci?"
"Quindi ora sarei anche stupido?"
"No, chi l'ha detto?!"
Appoggia una mano sulla mia spalla, ed è lì che sbrocco.
"Non. Mi. Toccare!"
Lo spingo via, mentre mi guarda scioccato.
"Senti, calmati un attimo. Stai esagerando, veramente"
Si avvicina di nuovo, ho una grande voglia di tirargli un gancio dritto sullo zigomo.
"E quindi starei esagerando?! Io?!"
Mi prende per la giacca, e mi sbatte contro il primo muro che trova.
"Calmati!"
Mi dimeno, mentre fa combaciare una mano e il rispettivo gomito alle mie spalle, bloccandomi un po' il respiro.
"Lasciami!"
Provo a spingerlo via, ma sono in una posizione scomoda e sembra sia appoggiato con tutto il corpo su di me.
"Non res-piro!"
L'aria mi manca, come le forze date dall'ossigeno che in questo momento non riesco ad ottenere.
Mi lascia andare, e cado a terra tentando di riprendere fiato.
Quando mi rialzo, ansimante, vedo Jacopo guardarmi serissimo.
"Ti sei calmato?"
No.
Assolutamente no.
E senza accorgermene, il mio pugno stretto vola dritto alla sua mascella con una forza impressionante.
Rimane in piedi qualche secondo, barcollando, poi perde del tutto l'equilibrio e scivola sul marciapiede.
Si massaggia il punto colpito, per poi fissarmi dritto negli occhi sconcertato.
"Che cazzo ti è venuto in mente?!" Chiede stupefatto, mentre io mi osservo i lividi freschi sulle nocche.
Comincio a camminare sulla strada che stavo seguendo fino a poco fa.
"E violento, anche..." nonostante l'abbia mormorato, alzandosi in piedi, l'ho sentito.
"Sì, e anche questo è colpa mia!" Esclamo, voltandomi solo per dirglielo.
Poi proseguo.

I miei piedi camminano velocissimi mentre mi dirigo nel mio punto di tranquillità.
Trovo una scala in pietra, quella con i gradini alti che salgo ogni volta che sono così frustrato.
Mi trovo davanti a un percorso sull'erba costeggiato dai busti delle persone importanti che hanno fatto la storia, di cui però non so niente perché non li ho mai studiati.
La statua di Garibaldi si impone sul territorio circostante, mentre mi affaccio alla terrazza che dà sulla mia città.
Il Gianicolo, ecco dove sono.
Il posto che preferisco in tutta Roma, mi aiuta a calmarmi.
Appoggio gli avambracci sulla pietra della terrazza, tirando un sospiro di frustrazione.
Accanto a me compaiono dei capelli bianchi, chiaramente tinti, e due occhioni scuri che mi scrutano.
"Ciao" dice la ragazza.
Mi volto.
Ha un viso particolare, ha gli zigomi pieni ma la mascella stranamente squadrata.
"Piacere, Giorgia."

Mi porge la mano sorridendo.
Mentre la stringo, so subito cosa dire.
"Damiano... senti, voglio dirtelo subito. Sono già impegnato, e-"
"Ehi, Damiano di Roma, rallenta. Vengo da Milano, pensavo solo che un bel ragazzo come te magari voleva farmi da guida"
Sono sollevato: sembra tenera, e non volevo ferirla.
"Ah, certo. L'avevo capito, dall'accento..."
Ride leggermente, imitando la mia posizione e mettendosi ad ammirare la città.
"Allora, cosa vuoi sapere?"
"Non so, magari puoi cominciare con l'illustrarmi quali monumenti e posti importanti si vedono da qui."
"Ok, dunque... esattamente qui sotto c'è l'orto botanico, non è una meta molto ambita ma io lo trovo magnifico. Qua c'è tutto il quartiere di Trastevere, se la sera ti va di festeggiare. Poi lì c'è... aspetta, guarda"
Qualche metro sotto a dove siamo noi, due militari aprono un portone di ferro.
"Cosa fanno?"
"Ogni giorno, alle dodici, il cannone che stanno tirando fuori spara un colpo a salve che fa partire le campane di tutta Roma. Fa molto rumore, ti consiglio di tapparti le orecchie..."
Mi guarda entusiasta, con un sorriso che...
Oh, andiamo! Stai per avere un figlio da un'altra, a cui dovresti riservare tutti i tuoi pensieri!
Quando finalmente sparano, Giorgia sobbalza, e poi scoppia a ridere.
"Ti sei spaventata?"
"Ma come fai? Non ti si forano i timpani?"
Ridiamo, e per un po' mi scordo di quella verità schifosa.

Predestinati 2 // DamoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora