"Sono solo a soffocare nel fumo dei mie sogni, sperando si dissolva nel giro di pochi giorni."
Shane non aveva dormito molto, ma da quanto sembrava neanche Lex riusciva a dormire bene, si rigirava continuamente nel letto, a volte ansimava e si portava le mani al volto, tanto che l'angelo bianco iniziò a preoccuparsi seriamente... era abbastanza che andava avanti così. D'altronde i sogni a volte giocavano brutti scherzi, c'era da ammetterlo. Quella notte anche l'angelo bianco aveva sognato... Stranamente ricordava bene il sogno e, anche se sapeva che la mente di notte elaborava milioni di sogni, il solo fatto che ne ricordasse uno in particolare era da considerarsi anomalo, poiché di solito non ne aveva memoria. Riflettendo, lo stesso sogno gli aveva dato a pensare parecchio: aveva visto l'Ordine, il Lago Mortis e la Corte di Cenere, era finito nel Fiume delle Anime Perdute, poi la luce lo aveva travolto... Forse il fuoco divino. Il sogno era cominciato con sé stesso da bambino, durante la cerimonia nella quale ogni angelo bianco all'età di dieci secoli si appresta a ricevere la purificazione. Il bambino era appunto all'Ordine, al cospetto della Corte Angelica; gli Angeli Superiori che fissavano i suoi occhi su di lui, il silenzio tombale e poi il giuramento che aveva fatto. Shane ricordava perfetta per tutta la cerimonia, e nel sogno la rivisse in modo identico, ritornando al giorno in cui era diventato un Angelo Guerriero. Sapeva che per i ribelli ciò non avveniva, a loro non era concesso entrare nell'Ordine, era eccezionalmente previsto l'ingresso alla Cittadella Celeste (Asgard), ma l'Ordine era assolutamente inaccessibile agli angeli neri... anche abbastanza ingiustamente, secondo lui. Nel sogno, come era successo secoli prima nella realtà, ognuno dei tre Angeli più anziani tra i 33 Angeli superiori presenti, aveva inciso una runa sul bambino: una sul dorso della mano, una sul braccio, e una sul cuore. La Chiaroveggenza, l'Alleanza e il Talento. Poi tutti gli altri si erano alzati recitando la consueta formula di protezione contro gli influssi demoniaci, e infine Shane era sprofondato per qualche istante nelle tenebre, ritrovandosi improvvisamente sulle rive del Lago Mortis, dove aveva assistito alla Reincarnazione. Ciò consisteva in una spettacolare usanza Angelica, riservata esclusivamente agli angeli bianchi, poiché era possibile solo nell'Ordine. Dal Lago Mortis, una volta ogni mille anni, veniva invocato Lahcen, l'angelo della Morte, da cui il nome del lago in cui erano affondate le sue ossa in seguito ad un terribile tradimento che era servito a proteggere il Regno Angelico. La visione gli aveva ricordato perfettamente il momento in cui il più giovane angelo della Corte Angelica, Meriel, si passava la Lama Della Verità sul palmo, versando il suo sangue nello specchio d'acqua, che divenne istantaneamente torbida, e tutto il lago si colorò di rosso scarlatto, mentre Meriel cantilenava un'invocazione in Aers, la lingua del cielo. E poi finalmente avvenne; dalle acque rossastre emerse il teschio ornato di una corona di spine d'oro, e mentre si innalzava dolcemente fuori dalle acque, comparve il torace scheletrico al quale erano appese le sottili e lunghe ossa delle braccia, le cui mani stringevano una pesante spada scintillante davanti al petto, perpendicolarmente al piano liscio dell'acqua. Quando lo scheletro fu completamente fuori dall'acqua Shane, come se fosse stata ancora la prima volta che assisteva a quello spettacolo, si era di nuovo sorpreso della leggerezza con cui quell'essere fluttuava nell'aria umida nel cielo colorato di un perenne azzurro limpido nell'Ordine. Le ali aperte dietro la sua schiena rappresentavano l'unica cosa rimasta intatta del corpo dell'angelo, il quale era stato crudelmente divorato dalle fiamme del fuoco divino. Quelle ali bianche, un massiccio velo di piume morbide e lunghe su ossa flessibili, erano macchiate a sprazzi di sangue, e lo sguardo cavo del teschio era puntato su tutti gli angeli che assistevano alla cerimonia dalle rive del Lago. Lahcen aveva, poi, indicato il piccolo angelo biondo, il quale guardava ammaliato in alto, verso occhi cavi del cranio, così intensamente accesi di fuoco da sembrare che stessero bruciando. Solo poi si rese conto che bruciavano per davvero, prima, invece, aveva sostenuto false le leggende sul fatto che i suoi occhi bruciassero aumentando di intensità con l'aumento delle morti degli angeli. Lo scheletro, che aveva gettato il suo sguardo fisso su Shane, mosse le mascelle e si udì una voce cavernale, roca e profonda « Sindre Shane Helleseele.» Il ragazzino annuì impaurito in risposta. Lo scheletro rimase immobile, facendo piombare il luogo nel silenzio per diversi secondi. «La mia sapienza avvererà una profezia su di te, giovane angelo. Il tuo nome è scritto nel libro del Destino.» Disse Lahcen, poi allargò le braccia indicando ciò che li circondava, il lago, la terra bruciata, la Corte Angelica, gli altri angeli bianchi presenti, il cielo azzurro e impregnato di rosa, poi continuò fissando il piccolo Shane «Fa' bene le tue scelte, ragazzo, poiché, in caso contrario, potresti perdere tutto. Tieniti stretto ciò a cui tieni di più.» Dopodiché le tenebre avevano avvolto i suoi occhi. Ripensare a quelle parole fece venire i brividi all'angelo bianco, il quale incrociò le gambe sul letto, cercando di eliminare quell'immagine dalla mente. Nel buio in cui era rimasto prima di destarsi dal sonno aveva sentito la voce dell'angelo della Morte continuare a parlare. Probabilmente si era rivolto agli altri presenti, ma non riusciva a ricordare quel dettaglio nemmeno nella realtà. Era certo che Lahcen avesse augurato prosperità agli angeli, ma aveva predetto una catastrofe, ed era sicuro che in quella sorta di apocalisse c'entrasse anche il Pianeta Terra. Quella notte il sonno lo aveva riportato anche presso la Corte di Cenere, lì dove venivano seppelliti i defunti. Tutti gli angeli avevano una nicchia negli immensi sotterranei della Corte di Cenere, anche i ribelli, dopo un secolo dalla morte venivano poi cremati, e le ceneri venivano sparse sul Lago Mortis. Solo le ceneri degli Angeli Superiori avevano diritto a restare nelle apposite urne sui piedistalli della Sala del Consiglio. La Corte era luminosa come sempre, tanto luminosa che per entrarvi c'era bisogno di rune di protezione, o gli occhi più sensibili ne sarebbero rimasti accecati. Shane era solo nel sogno, poi era apparsa una sfera di luce biancastra che aveva cominciato a a fluttuare intorno a lui, come per incitarlo a seguirla: un'anima. E lui lo fece, raggiungendo così i sotterranei, dove la sfera luminosa si dissolse infilandosi in una lapide, oltrepassandone la lastra di marmo. Nel momento in cui si era fermato a guardare quell'epigrafe, che portava l'incisione di una runa eterna e il nome del defunto, aveva letto "Arvid Henrik Helleseele". Shane aveva perso un battito, o forse due o tre... Cosa poteva significare? Suo padre era vivo e vegeto. ma una vocina nella sua testa gli ricordò "É malato, Shane..." ma l'angelo bianco aveva scosso la testa violentemente e si era stretto i capelli tra le dita come se avesse voluto strapparsi via i pensieri, o uscire da quel sogno, e il solo pensiero che quel sogno potesse avverarsi in qualche modo faceva male all'angelo bianco più che mai. Suo padre era l'unica certezza nella sua vita e lo era sempre stato, non riusciva neppure a immaginare di poter respirare senza di lui. E anche il solo cercare di ricordare quel sogno, per non rischiare di dimenticarsene poi, gli stringeva il cuore in una morsa. Da quel momento ricordava molto poco del mondo onirico che aveva ospitato la sua mente quella notte. Aveva reminescenze del Fiume delle Anime Perdute, ma non sapeva come ci fosse arrivato. In riva a quel fiume Shane aveva visto se stesso abbandonarsi ad un lungo e disperato pianto, mentre il fiume di Anime scorreva imperterrito. Le acque torbide trascinavano con sé le macchie luminose e informi delle anime di tutti gli angeli senza identità, di coloro che sono morti in battaglia senza che ne fosse trovato il corpo, di coloro che sono rimasti vittime in missione fuori dai mondi, di coloro che hanno rinunciato ai marchi divini e sono diventati Caduti, regalando il loro corpo alle gelide fiamme dell'Inferno. E poi tutto si era dissolto di nuovo, Shane fu come inghiottito da un buco nero, mentre le immagini vissute poco prima nel sogno vorticavano intorno a lui, diventando sempre più invisibili, e lasciando sempre più spazio alle tenebre. Mentre aveva iniziato a tornare cosciente si era accorto di un dettaglio fugac: nei tranquilli rumori della notte, un'immagine lo aveva attraversato lasciandolo confuso. Aveva visto se stesso in catene, ma riusciva ad associarlo soltanto ad un flash istantaneo in un momento di debolezza mentale. Aveva sentito la sua stessa voce pronunciare una sorta di "grazie", ma Shane diede la colpa di quelle visioni perturbanti alla stanchezza. Quando aveva riaperto gli occhi e ripreso pienamente coscienza di cosa lo circondava e di ciò che stesse accadendo, si era reso conto che probabilmente gli eventi della giornata precedente lo avevano particolarmente scosso. Ormai totalmente sveglio, posò nuovamente lo sguardo attento e preoccupato sul suo compagno. Lex dopo un attimo di tregua aveva ripreso ad agitarsi, per cui il biondo aveva deciso di avvicinarsi a lui. Si sedette sulla poltrona accanto al suo letto e lo chiamò più volte, dolcemente, quasi non volesse farsi sentire; sapeva che era abbastanza traumatico svegliare bruscamente le persone mentre sognavano. Provò a prendergli il polso per verificare il battito cardiaco, ma nel tentativo di farlo si accorse che una lunga ferita sull'avambraccio del ragazzo sanguinava. Sembrava in stato di cicatrizzazione, per cui poteva risalire al combattimento della sera prima. Probabilmente era una ferita troppo profonda perché una runa di guarugione potesse curarla immediatamente. L'angelo bianco sospirò, ricordando il modo valoroso di combattere del corvino, di tutt'altra stoffa rispetto ai suoi standard, eppure anche lui doveva aver avuto brutte ripercussioni evidentemente se si era conciato così male. Shane controllò il suo battito cardiaco per almeno un minuto, tenendogli le dita premute contro la vena del collo, e rendendosi conto che le pulsazioni stavano aumentando violentemente. Questo bastò a spaventarlo e a spingerlo a fare qualcosa. Si recò in bagno per prendere una piccola asciugamano bagnandola con acqua fredda con l'intenzione di poggiarla sulla fronte del ribelle e recuperò dei sali i cui profumi sarebbero serviti a farlo rinvenire il prima possibile da qualsiasi incubo stesse avendo. Più che un incubo i sintomi sembravano quelli di uno stato d'ipnosi, ma Shane era piuttosto certo che nessuno fosse entrato nella loro stanza, altrimenti se ne sarebbe accorto. Uscendo dal bagno si ritrovò il ribelle già seduto a schiena retta sul bordo del letto e il biondo, piuttosto agitato, lo raggiunse accucciandosi in ginocchio davanti a lui. Si bloccò inerme con lo sguardo fisso sul compagno corvino. Aveva gli occhi ancora chiusi e il viso teso in un'espressione apatica, però fu qualcos'altro ad attirare l'attenzione del biondo e si trattava nel pugnale di quarzo che l'angelo nero stringeva al petto. Lo stringeva talmente forte che aveva trapassato la maglietta nel punto in cui la lama graffiava il tessuto, e pareva si fosse anche ferito superficialmente. Gli occhi del biondo seguivano i rivoli di sangue che colavano lungo le braccia del ragazzo; aveva appena notato che la stessa ferita che aveva sull'avambraccio sinistro era presente anche sul destro. Lex continuava a tenere le palpebre abbassate ma ormai sembrava calmo, l'esatto contrario valeva per Shane, che invece si stava lasciando sopraffare dal panico. Poggiò una mano sulla fronte del ribelle per verificarne la temperatura e ne risolse che forse era più alta del previsto. Temeva che il corvino avesse contratto un infezione a causa di qualche demone, il che sarebbe stata una bella piaga. Si morse il labbro e versò un mucchietto di sali su un fazzoletto di seta, avvicinadoli al viso del ribelle per far sì che ne sentisse il profumo e che i suoi sensi potessero essere richiamati dalla realtà. Ci volle qualche minuto colmo di ansia, ma alla fine Lex riaprì gli occhi, mettendo immediatamente a fuoco la stanza.
— È tutto a posto. — Disse in modo piatto, come se quelle parole, pronunciate da qualcuno che aveva appena avuto una crisi nel sonno e si ritrovava orribili ferite in giro per il corpo, potessero anche solo vagamente risultare credibili. Shane sospirò incredulo che il ragazzo avesse quel coraggio, ma l'altro lo ignorò per sporgersi verso il proprio comodino e poggiare in un cassetto il pugnale e altri due oggetti che Shane non aveva compreso da dove fossero usciti. Il ribelle non sembrava avere alcuna intenzione di badare alle sue ferite, infatti si ritrasse alla proposta del biondo di lasciarsi aiutare.
— Per favore, lasciami dare un'occhiata... Potrebbero essere infette — Tentò per l'ennesima volta di farsi dar retta, ma l'angelo nero sembrava tutto tranne che sul punto di cedere. Si era alzato dal letto e si era tolto la maglia, ormai mezza intrisa di sangue, usandola per tamponare le ferite sulle braccia e sul petto.
— Non deve interessarti, lascia perdere. — Aggiunse con altrettanto distacco. Diede le spalle al biondo cominciando a fasciarsi le braccia con delle bende che aveva ripescato tra le sue cose, tutto sotto lo sguardo attento di Shane, il quale non riusciva a comprendere perché il compagno dovesse essere così incredibilmente scontroso. Lo faceva sentire messo da parte, inutile, incapace... persino nelle piccolezze che solitamente erano il suo cavallo di battaglia, quali le cure mediche. Probabilmente il moro non si rendeva neppure conto di quanto le sue parole e i suoi atteggiamenti ferissero gli altri, eppure non era difficile da notare.
L'angelo bianco non si accorse di star fissando il ribelle finché l'altro non alzò lo sguardo su di lui, ma Shane prontamente riabbassò la testa come se guardare il pavimento fosse improvvisamente più interessante. Poi, senza aprire bocca, girò sui tacchi e uscì dalla stanza, scomparendo dalla vista del compagno, prima che l'ennesima coltellata lo portasse ad un pianto nervoso.
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Incompatible
FantasyE se la luce e le tenebre fossero legate indissolubilmente? Un legame incomprensibile agli occhi degli altri. E se l'amore rompesse ogni schema? Una profezia avverata al limite della realtà. Bianco e nero, due verità opposte, due concetti troppo di...