“Se tu fossi me, faresti come tanti: scriveremmo il nostro nome sugli specchi e se lo faremo con la punta dei diamanti sarà solo per sentirci importanti.”
Attraverso il filtro della finestra vetrata la neve che ricopriva le vette delle montagne pareva più lucente che mai. La punta della torre di cristallo colorava di rosa i deboli raggi solari. La piazza principale si stava affollando: i bambini si rincorrevano felicemente, i serafini più anziani conversavano tra loro nei parchi, i commercianti sistemavano le sfarzose vetrine dei propri negozi che si affacciavano sulla piazza. Tuttavia, immersa nel suo affollamento, Asgard restava indifferente nei confronti dei singoli individui: l'attenzione che c'era stata nel costruire in dettaglio l'aspetto di quella città di certo non c'era stata nell'integrare gli angeli che la abitavano. Shane si risvegliò dalla contemplazione del paesaggio a causa del cigolio della vecchia porta della stanza. Pensò a chi potesse essere a quell'ora, dopotutto il sole era sorto da poco. L'angelo bianco, comunque, non era solito ricevere molte visite dato il suo carattere piuttosto solitario.
Infatti, quando la porta si spalancò lo sguardo di Shane si posò immediatamente sulle ali nere del serafino che si ritrovò di fronte: capì allora che quello sarebbe stato il suo futuro compagno d'avventura. Gli sorrise istintivamente in modo gentile, così come avrebbe fatto con chiunque altro. Era rimasto immancabilmente accattivato dai lineamenti fini del ribelle che rimandavano ad una personalità regale e posata. I capelli ricci e neri erano abbastanza lunghi che scendevano in morbide onde fin sopra le spalle e, stranamente, gli donavano davvero molto. Quello che, però, aveva colpito maggiormente Shane furono gli occhi viola del ragazzo: un viola un po' spento, ma non aveva mai incontratto nessuno dagli occhi viola prima di quel momento. La sua aura sembrava alquanto negativa, ma Shane non era mai stato bravo a leggere i sentimenti altrui, per cui tenne da parte quelle impressioni e si limitò soltanto a sorridere in modo un po' impacciato.— Ciao! — lo accolse con il miglior sorriso di benvenuto e con un tono caloroso che avrebbe dovuto mettere a suo agio il ribelle, almeno secondo lui. Se c'era qualcosa in cui Shane poteva definirsi bravo allora quel qualcosa era l'essere gentile.
— Tu saresti? — domandò di rimando l'angelo nero, senza ricambiare il saluto né il sorriso. Il suo sguardo serioso ispezionò l'altro angelo dall'alto in basso, osservandolo come se fosse un qualcosa di alieno. Quello sguardo non fu d'aiuto tra l'altro al biondo, il quale cominciò a sentirsi in soggezione più del dovuto. I primi incontri gli incutevano sempre una certa ansia e, inoltre, aveva una sorta di ossessione riguardo la necessità di dover fare "bella figura" o semplicemente di voler dare una buona impressione di sé a chiunque gli si presentasse. Per questo motivo cercò di ricomporsi immediatamente per rispondere alla domanda del nuovo arrivato.
— Sono Sindre Shane Helleseele... m-molto piacere. — Accennò un altro sorriso tendendogli la mano ed evitando di proposito lo sguardo intimoritore del moro, nella speranza di non sembrare imbarazzato, o peggio.
— Lex. Il piacere è tutto tuo, non preoccuparti. — sbottò lui senza ricambiare neppure la stretta di mano. Shane rimase interdetto da quella risposta, forse più scosso di prima. Tuttavia, il ribelle parve non dare minimamente peso alla sua reazione. Infatti, quest'ultimo si dedicò a squadrare velocemente la stanza e, dopo pochi secondi, non perse altro tempo a gettarsi con noncuranza sul letto ancora rifatto. — Be', vediamo quanto tempo ci metti a starmi sul cazzo anche tu. Tanto siete tutti uguali. — aggiunse sogghignando alla fine della sua affermazione, mentre incrociava le braccia dietro la testa e rivolgeva il suo sguardo verso il soffitto. L'angelo dalle ali bianche rivolse il suo sguardo al ragazzo disteso sul letto con una maschera di stupore dipinta sul suo volto.
Apparentemente, sarebbe stato molto più difficile del previsto andate d'accordo. Farfugliò qualcosa per cercare di rispondergli, ma invano. Non era affatto il tipo da avere la risposta pronta, quindi preferì tacere e sedersi aggraziatamente sul letto di fianco a quello di Lex, pensando a cosa avesse potuto fare di sbagliato per provocare quella sua inattesa reazione. In realtà il problema maggiore di Shane era il fatto che non riuscisse ad esternare con facilità i propri sentimenti, né tantomeno a difendersi; tentava in ogni modo di provarci, ma proprio nel momento in cui era sul punto di fare qualcosa di positivo per se stesso, tutto assumeva una prospettiva impossibile da controllare per la sua debole personalità. Da bambino veniva spesso escluso e trattato male dai suoi coetanei che lo schernivano riempiendolo di insulti, non era mai riuscito a sbarazzarsi della sua abilità di subire in silenzio. Con il passare degli anni, però, aveva conosciuto persone che lo avevano aiutato a difendersi perlomeno. Eppure, quelle persone avevano avuto modo di conoscerle solo grazie alla casta della sua famiglia. Molto di quello che aveva ottenuto fino a quel momento lo doveva al rango sociale della sua famiglia, persino il fatto che fosse stato scelto come uno dei quattro a partecipare a quel progetto. Lui non aveva nessuna abilità paragonabile a quelle degli altri suoi tre compagni. Non riusciva a capire perché, ma a primo impatto Lex lo faceva sentire a disagio e aveva già la vaga impressione che sarebbe stato complicato costruire un rapporto bilanciato con lui. Shane non era solito avere pregiudizi e non erano certo state le ali nere del ragazzo a impressionarlo, tuttavia l'intera aura che si portava dietro era così buia che credeva di non aver mai neppure intravisto qualcosa del genere. Se guardava ai suoi occhi, il biondo poteva essere sicuro che non fosse una persona cattiva; probabilmente era solo distaccato, il suo atteggiamento velato da una buona padronanza del sarcasmo. Ma in ogni caso quella era solo una presupposizione fatta da qualcuno che non si intendeva granché di interpretare gli altri. Aveva dovuto scavare in profondità per cercare di intuire qualcosa; a quanto pareva lui non era l'unico a sapere come nascondersi. Era probabile a quel punto che anche il corvino avesse vissuto esperienze piuttosto cruciali, altrimenti non si sarebbe spiegato il suo comportamento così impulsivo e denigratorio.
STAI LEGGENDO
Incompatible
FantasiaE se la luce e le tenebre fossero legate indissolubilmente? Un legame incomprensibile agli occhi degli altri. E se l'amore rompesse ogni schema? Una profezia avverata al limite della realtà. Bianco e nero, due verità opposte, due concetti troppo di...