15 ~ IL FLAGELLO DELLE SCELTE ~

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"Hai preso tutto ciò che c'era da prendere, ho perso tutto ciò che c'era da perdere."
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Lex alzò distrattamente la fronte dalla spalla del compagno, senza smettere di abbracciarlo per un istante. Con gli occhi lucidi dal sonno guardò verso la porta che era appena stata aperta d'improvviso e sula soglia c'era Lejla... una fitta al cuore pervase l'angelo nero, sembrava solo un'allucinazione.. la sua espressione era indescrivibile, ma Lex poteva leggere i suoi sentimenti come un libro aperto per chissà quale innata dote: un misto di incredulità, gelosia, compassione, desolazione, amore, ma soprattutto nelle sue iridi nere si scorgeva la burrascosa ombra di sogni infranti. Sogni infranti di chi, così come le onde si abbattono incessantemente sulla costa senza mai perdere la forza, aveva continuato ad alimentare le speranze verso un qualcosa di impossibile. Era forte il desidero di far spostare Shane, scendere e andare ad abbracciare la ragazza, ma fu ancora più forte il desiderio di restare lì a godersi quel momento che avrebbe voluto non finisse mai.
-"Ehm, io.. forse è meglio che vada.. spero di non aver interrotto niente... v-volevo solo salutare... M-mi dispiace" farfugliò Lejla parlando con un evidente groppo in gola e allora Lex si sentì male a non averla accolta doverosamente come le spettava. In fondo era solo troppo stressato per connettere bene, non voleva di certo trattare male l'amica.
-"Aspetta.. ora ti raggiungo"- le disse Lex prima che potesse uscire, lei chinò il capo in forma di obbedienza e si girò di nuovo da dove era venuta, lasciando la porta socchiusa dietro di sé. Shane si distolse lentamente dalla presa di Lex spostando le sue braccia e una volta che fu sceso il riccio lo imitò, poi gli prese la mano e si avvicinò all'angelo bianco fino a sentire il suo respiro profumato di menta sulla pelle. -"Volevo solo dirti che..." iniziò, ma si fermò subito abbassando lo sguardo: ma cosa voleva dire davvero...? Stava impazzendo?
-"Quando vuoi parlare io ci sono..." cercò di rassicurarlo Shane accarezzandogli con il pollice la mano che teneva stretta nella sua, il ribelle sapeva che la sincerità era una delle cose che premeva di più all'angelo bianco, e sebbene lui volesse aprirsi al compagno c'era qualcosa che lo fermava e Shane non poteva fare niente per sciogliere le catene che legavano Lex al silenzio e alla solitudine.
-"No, non c'è nulla da aggiungere." lo stroncò Lex improvvisamente serio. Sapeva che il suo essere eternamente bipolare gli avrebbe rovinato l'esistenza, ma non riusciva a combatterlo. Poi alzò i tacchi e uscì dalla stanza richiedendo la porta come se fosse un divisorio tra lui e Shane, un divisorio tra odio e amore, tra tenebre e luce, tra dolore e gioia, tra indifferenza e insicurezza, tra viola e azzurro... tra i loro occhi che avevano bisogno gli uni degli altri per essere completi. E l'angelo nero sentiva già quella mancanza, sentiva che c'era qualcosa di buio ad attenderlo oltre la porta, lontano dal compagno.
-"Come stai?" chiese il ribelle alla ragazza distrattamente appoggiata alla finestra del corridoio. Lei si voltò in lacrime e allora Lex si precipitò ad abbracciarla, senza pensare al motivo, aveva sempre saputo di essere d'aiuto a Lejla anche solo con un abbraccio. Lei gli era davvero molto affezionata, e capiva che forse lo era anche troppo.
-"Male" rispose l'altra calmando le sue lacrime tra le braccia del ribelle... eppure lui non riusciva a decifrare le sue emozioni, erano confuse, o forse gli apparivano confuse solo perché non aveva ancora imparato a controllare il suo "particolare potere". -"Ora ci sono io" cercò di rassicurarla, ma per la prima volta non sembrò funzionare. Le labbra della ribelle non si erano mosse, nessun suono ve n'era uscito, ma Lex poteva sentire ciò che pensava, e uno tra i pensieri incomprensibili della ragazza gli arrivò dritto al cuore come un fulmine: "No, non ci sei davvero." e l'angelo nero si sentì cadere nel vuoto... perché Lejla avrebbe dovuto pensare una cosa del genere? Lui non se ne dava una ragione, ma non ci riusciva solo e unicamente perché considerava la cosa ad occhi chiusi. Si, esattamente, non si vede nulla ad occhi chiusi, ed infatti lui non era capace di vedere come stavano realmente le cose... non concepiva la realtà perché guardava tutto unicamente dalla sua prospettiva corrotta. Anni, o meglio secoli, di esercitazioni nel mantenere l'attenzione su se stesso lo avevano privato della facoltà di interpretare al meglio ciò che vedeva con la sua dote. Eppure non avrebbe mai immaginato che Lejla potesse dubitare tanto di lui.
-"Sei... sei entrato nella mia vita e l'hai sconvolta portandomi felicità e dandomi un motivo per vivere.. ma quella era solo apparenza. Adesso invece ho perso tutto, ti sei portato via una parte di me e voglio che esci dalla mia vita per sempre. Ti prego... se mi vuoi bene non parlarmi mai più, non ce la faccio..." singhiozzò la ribelle stringendo le dita sulle braccia di Lex e lasciandogli il segno delle unghie. Parlava con un nodo in gola, come se stesse tirando via a forza quelle parole tanto dolorose quanto irreversibili, ma il ragazzo pensava semplicemente che Lejla stesse delirando o che fosse confusa essendosi appena svegliata da un coma più o meno lungo, quindi non diede peso a quelle frasi che non sapeva fossero tanto importanti per l'altra.
-"Senti tesoro, non so cosa ti sia preso, ma adesso calmati..."- le sussurrò accarezzandole i capelli liscissimi come sempre -"Tu ti calmi, perché io ti voglio un bene immenso, ma non ti lascerò andare, e quando te la sentirai affronteremo insieme questa situazione, come abbiamo sempre fatto... e ti prometto che non me ne andrò."- continuò il ribelle deciso più che mai a mantenere la promessa -"Potrai sempre contare su di me, soprattutto ora che non c'è più Victor..."
-"In c-che s-senso?" farfugliò lei allontanandosi da Lex che rimase stranito dalla sua reazione.
-"Non hai proprio parlato con Xavier?"
-"Non mi ha accennato nulla su di lui..."
-"Cristo..." imprecò il ribelle passandosi nervosamente una mano sui capelli e pensando a come fosse stato bastardo Xavier a lasciare tutto il "lavoro sporco" a lui. Perché ovviamente la parte più difficile era riservata sempre al povero angelo nero... Notò che la ragazza aveva iniziato a tremare tutta e i suoi occhi minacciavano altre lacrime.
-"Cosa è successo..?" chiese con voce flebile, come se avesse paura della risposta ed, in quel caso, faceva bene ad aver paura.
-"Ha salvato la tua vita e la mia sacrificando la sua, è merito suo e non mio se puoi parlarmi ora, non ti ho salvato io come invece so che tu stia pensando." la informò lui con voce calma e pacata dopo secondi e secondi di silenzio assoluto, il suo sguardo freddo ed impassibile. Lo stesso sguardo che due giorni dopo lo avrebbe mascherato per tutta la cerimonia funeraria dedicata a Victor ad Asgard. Erano tornati apposta per seppellirlo in un posto decente e non nel mezzo del nulla... Quello sguardo vuoto e freddo che congelava l'anima di chi si perdeva a guardarlo, come la neve congelava i petali dei fiori blu sulla lapide di quel piccolo grande guerriero che era stato Victor nei secoli che avevano vissuto in compagnia l'uno dell'altro. La neve gelida aveva ricoperto i prati e i giardini e seccava le piante come a segnalare la fine, marcando il dolore della perdita e della mancanza, quasi nello stesso triste modo in cui lo sguardo di Lex frammentava i cuori.

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