13 ~ SOTTO IPNOSI INTERIORE ~

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"Innamorato del dolore, l'ho inseguito in ogni dove, mi ha promesso protezione, poi mi ha tradito e rapito il cuore."

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- Va bene... - affermò Grethe, quasi convinta, cercando di placare gli interminabili battibecchi tra Ingrid e Alexander.
- No! Non va bene! - esclamò improvvisamente la rossa, alzandosi e smettendo per un attimo di urlare contro il povero angelo bianco che cercava di farla ragionare con calma, sebbene Alexander la calma l'avesse persa da un pezzo.
- No, hai ragione, non va bene, ma taci per un istante. - la zittì Grethe. Agli occhi di Lex sembrava sempre la più propensa al rischio tra i quattro angeli bianchi. Ovviamente, sorvolando su Shane che si faceva coinvolgere soltanto a causa di Lex. - Allora... Ammesso che il Demone non ci incenerisca tutti appena si presenterà, non credete che vorrà qualcosa in cambio? - Domandò Grethe, un po' esasperata dallo stress della situazione. Lex non ci aveva pensato sul serio a quell'eventualità. Era stato così preso dal voler trovare una soluzione per salvare la vita di Lillian che non si era soffermato sulle conseguenze. Sindre lo aveva convinto a parlare della sua idea anche con gli altri, perché evocare un Demone Superiore in tre non sarebbe stata davvero una gran bella mossa. In occasioni del genere se si era di più, c'erano più possibilità di riuscire. E neppure se si fosse aggiunto Sindre stesso avrebbero potuto definirsi "al sicuro". D'altronde, Sindre era già convinto di accodarsi all'impresa. Qualche ora più tardi anche Grethe aveva ceduto e a breve si sarebbe convinto anche Alexander. Mancava all'appello Ingrid, ma per qualche ragione sembrava a dir poco irremovibile. La rossa aveva sempre rinnegato la fraternizzazione tra le schiere angeliche, pareva non volesse andare d'accordo con nessun ribelle del gruppo e, in realtà, non andava per niente d'accordo nemmeno con i suoi "amici". Era sempre restìa a stare in compagnia e non voleva saperne niente delle loro missioni... Lex sentì un alito di vento accarezzargli la pelle scoperta del collo e i capelli ricci, proveniente dalla finestra spalancata; l'aveva appena aperta Sindre, che ora stava tornando accanto al ribelle. Era quasi l'alba. Non si era accorto di quanto velocemente si stesse facendo mattina, e si rendeva svogliatamente conto che dovevano sbrigarsi, dacché l'orario più propizio per evocare un demone era sempre durante il sorgere del sole, poiché all'alba li si riusciva a trattenere per più tempo ed il loro potere era molto limitato. Il rischio era comunque molto elevato, ma era proprio quello il privilegio di essere in tanti ad evocare un demone: se Lui avesse avuto voglia di farli fuori, mentre era impegnato con uno di loro gli altri potevano bloccarlo e chiudere il cerchio rispedendolo nell'Oltre Caos. Nella maggior parte dei casi, la richiesta non veniva accettata e il demone si divertiva incenerendo i suoi evocatori. Tuttavia, molto spesso si limitavano a uccidere solo coloro che si erano permessi di proferire parola, e in tal caso si sarebbe sacrificato Lex, poiché lui era l'unico ad avere maggiori possibilità di entrare nelle grazie di un essere del genere, dato che la sua esperienza e innata bravura nell'arte della manipolazione lo aiutavano molto. Non era per niente facile guadagnarsi l'interesse del Demone, né tantomeno la sua approvazione, ma fortunatamente il cerchio di rune in cui era imprigionato l'essere durante tutto il rituale serviva da protezione per un tempo debito a cercare di accattivarsi la creatura come meglio si poteva, con tutti i mezzi a disposizione. Al contrario, erano davvero pochissime le probabilità in cui il Demone avrebbe scelto di aiutarli. In tal caso c'era da prendere seriamente in considerazione ciò che aveva sottolineato Grethe: ci sarebbe stato sicuramente un riscatto da pagare.

- Forse, ma ora è tardi, dobbiamo darci una mossa. - la liquidò Lex, e lei annuì semplicemente andando poi verso Alexander e cominciando a discutere sottovoce con lui. - O avremo ancora meno possibilità di... uscirne vivi. - borbottò Lex a bassa voce, ma nessuno lo sentì, tranne forse Sindre che gli stava accanto, come se potesse fargli da sostegno morale. Il ribelle riuscì a capire che i due angeli bianchi parlavano di Ingrid, aveva sentito il suo nome più volte nella conversazione, ma non capiva molto, anche a causa della scarsa concentrazione che vi stava prestando. Tutta la sua persona era concentrata solo su ciò che stava per succedere e... anche su... Sindre?
L'angelo bianco gli aveva preso la mano, accarezzandola con il pollice: - Sei sicuro di volerlo fare? - domandò in un sussurro. Aveva compiuto quel gesto in modo così naturale che il corvino aggrottò le sopracciglia per la sorpresa. Le guance del più basso assunsero un colore roseo dall'imbarazzo. Lex allora, sentendosi provato da quella reazione, si sentì in dovere di mettere ancora più a disagio il minore avvicinandosi e poggiandogli la mano libera sulla guancia. I loro occhi che si incrociavano, le loro labbra che in quel momento parevano bramarsi a vicenda, per qualche motivo. Lex non aveva ancora compreso cosa lo attraesse del biondo e sicuramente non aveva ancora dato il giusto spessore a ciò che provava nei suoi confronti. Quel misto di emozioni che passava dal puro sdegno al desiderio di proteggerlo, dall'irritazione per le loro profonde differenze alla serenità Il ribelle provava ogni volta che Sindre provava a tranquillizzarlo, o anche solo quando lo guardava con quegli occhi che parevano pronti a provare a capirlo e ad accogliere qualsiasi cosa dolce o amara che fosse. Eppure, in fin dei conti, Sindre non sarebbe mai riuscito a capirlo. Ciononostante, il fatto che nelle sue vene stesse crescendo l'adrenalina per la pericolosa situazione che stavano per affrontare aveva portato Lex in uno stato ansioso. Quella vicinanza gli faceva male perché sentiva il bisogno di annullare quella distanza tra loro, come se quella potesse essere l'ultima volta in cui ne avrebbe avuta la possibilità. I loro respiri all'unisono davano un ritmo costante al loro ininterrotto gioco di sguardi. Tuttavia non bastavano gli sguardi, né le parole, voleva di più, ma sapeva bene di non poterselo permettere. Una valanga di pensieri gli attraversarono la mente e voci sconosciute e contrastanti affollarono i suoi pensieri zittendo il suo subconscio: "Ora o mai più.", "Non devi perdere tempo con uno così.", "Non puoi farlo.", "Potresti morire fra qualche minuto, questa è la tua ultima opportunità di essere felice per un istante. Fallo.", "Smettila di farti prendere dall'atmosfera, lui non fa per te.", "Te ne pentirai.", "Staccati!", "Ascolta il cuore." Tra tutte le voci non sapeva a chi dare ragione, ma quelle ultime tre parole lo colpirono dritto nell'anima, gli rimbombavano irrimediabilmente tra le pareti del cervello e lo costringevano a prestargli attenzione: Ascolta il cuore, ascolta il cuore, ascolta il cuore...

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