"I was trying to catch your eyes
Thought that you was trying to hide
I was swallowing my pain."
-In quel breve lasso di tempo aveva pensato davvero che Shane non mentisse, che davvero non volesse sposarla... ma in quell'istante Lex si rese conto che forse Lindsay alla fine doveva essere abastanza trattabile, e che forse l'angelo bianco si era ricreduto sul matrimonio, cosi restò impassibile a guardarli.
-"Oh scusate, vi serve la camera?" chiese con un sorriso sdegnato, senza preoccuparsi di nascondere l'acredine verso la ragazza, quanto più che altro di eclissare quel sentimento di delusione misto a rancore che provava nei confronti del compagno. I suoi gelidi occhi viola si incrociarono con quelli azzurri dell'altro sfrigolando, per poi abbandonarli subito. La ragazza intanto guardava impaziente e in tutta risposta Lex prese velocemente il libro che aveva cominciato a leggere e uscì dalla stanza sbattendo la porta e oltrepassando i due con un'impetuosa noncuranza. Non riusciva a credere a quello che stesse facendo Shane, e non voleva nemmeno dare la colpa a lui, c'era qualcosa che lo spingeva a difendere il compagno, sebbene tutto il resto volesse solo condannarlo per avergli dimostrato affetto. Lex aveva colto solo un guizzo nel suo sguardo nell'istante in cui lo avevo guardato, e vi aveva trovato solo tanto rimorso, assieme a un po' di dispiacere e pentimento...
Si, anche Lex era pentito, era pentito di essersi lasciato andare troppo e si era duramente ripromesso di contenersi in futuro, sebbene i suoi desideri fossero tutt'altri. E in quel momento di confusione l'unica persona con cui avrebbe potuto parlare per ricevere risposte era la Regina, quindi, consapevole di ciò, raggiunse la torre in cui erano situate le stanze della Regina e una volta arrivato bussò e aspettò che qualcuno andasse ad aprire. Ma colei che aprì la porta era una donna che Lex conosceva bene... benissimo.
-"Cheyenne..." disse confusamente il riccio inclinando la testa. Come era arrivata fin lì? Perché era lì?
La ribelle sorrise placidamente -"Lex"- lo abbracciò calorosamente e poi si staccò con riguardo ricomponendosi -"Mi scusi signorino" sorrise più vividamente lei e fece un leggero inchino.
-"Ti conosco da quando sono nato Cheyenne, mi hai cresciuto tu, non ti condannerò certo per un abbraccio" ridacchiò lui e spinse il suo sguardo oltre la porta semiaperta dietro di lei per cercare la regina in realtà.
-"Apprezzo molto"- sorrise ancora -"Cercate qualcuno in particolare?" chiese poi scrutandolo dubbiosamente.
-"La Regina" rispose senza scomporsi col solito tono inequivocabile.
-"Oh mi dispiace, non è qui al momento." si scusò la giovane donna abbassando la testa in segno di rispetto.
-"Tranquilla, aspetterò" rispose Lex ricordando che lui e Cheyenne, che può essere definita come la sua balia nonché domestica dei Firestars da discendenti generazioni, avevano preso a parlare spesso dopo la morte di Christopher, dal momento che anche lei aveva perso suo fratello quando era molto giovane aveva potuto più o meno comprendere ciò che provava il bambino , quel bambino che aveva il viso della morte impresso negli occhi e il suo suono a rimbombargli ancora nelle orecchie.
-"Come desidera signorino"
Era passato tanto, forse troppo, tempo lontano da casa e risultava strano pensarci solo ora che una delle colonne portanti della sua infanzia faceva improvvisamente la sua comparsa lì. Sarebbe potuto sembrare strano, ma in assenza della figura materna in famiglia sin dalla sua nascita Lex aveva trovato in Cheyenne una degna sostituta, qualcuno che avesse almeno provato a dargli l'amore che ogni figlio meriterebbe . Tuttavia ciò che la sua balia aveva fatto per lui non era certo bastato. Mark, il patrigno, aveva una certa filosofia conservatrice, una mentalità abbastanza chiusa che lo costringeva a guardare i suoi servitori soltanto come tali, non costruendo con loro alcun legame affettivo. Christopher al contrario aveva un carattere completamente diverso, anche per questo saltava subito all'occhio che Mark non fosse suo padre naturale; Chris vedeva tutti al suo pari dimenticando di vivere nella famiglia forse più potente dell'intero Mondo Inferiore, aveva un'indole buona e propensa all'uguaglianza sociale, nonostante la sua timidezza, comunque diminuita col tempo, limitasse il suo essere estroverso. Lui era perfetto, fin troppo per le ingiustizie della vita. Lex aveva costruito il suo carattere soprattutto guardando al fratellastro, ma anche al patrigno, e la restante buona parte l'aveva imparata a sue spese, per questo motivo non era bastata la socievolezza del fratello per donargli la capacità di amare e neppure quella di dare semplice affetto. Fin dall'inizio aveva sempre avuto bisogno di tempo per fidarsi, chiunque fosse la persone in questione, e col passare degli anni ce n'era voluto sempre di più: più cresceva meno fiducia aveva, non solo verso le persone, piuttosto verso il destino stesso. Da ciò il fatto che non fosse mai riuscito a considerare Cheyenne una vera madre. In ogni caso Lex le era riconoscente per tutto ciò che aveva fatto per lui: lo aveva cresciuto nel migliore dei modi, senza fargli mai mancare nulla, aveva addirittura provato a viziarlo cercando di allontanarlo dalla sua perenne apatia, e aveva ovviamente cercato di confortarlo nei momenti del bisogno, ma di certo il carattere schivo e bipolare di Lex non le era stato d'aiuto. Lui stesso doveva ammettere che rendeva difficile a tutti farsi amare, soprattutto in determinati periodi, soprattutto dopo la morte di Christopher. Eppure la donna mora che in quel momento lo guardava con un accenno di sorriso e occhi pieni di amore, non gli aveva mai fatto pesare nulla del suo comportamento, come non l'avevano fatto gli altri due servitori della famiglia. L'angelo nero riusciva tranquillamente a leggere i pensieri della ribelle che lo aveva cresciuto: erano quasi tutti rivolti a lui, erano carichi di sollievo e felicità, di gioia per il ritrovamento, erano lodi a Dio per il fatto che fosse ancora vivo dopo la lettera che aveva loro inviato la Regina, lodi a un Dio occulto in cui Lex non faceva minimo affidamento... "Ma.. quale lettera?" pensò confusamente il ribelle. Dai pensieri della donna si evinceva che si trattasse di una lettera di contenuto abbastanza serio, data la preoccupazione e il terrore che era riuscita a incuterle.
-"Lex" irruppe una voce, un timbro che poteva appartenere a una sola persona, quel modo di parlare tanto unico che sarebbe stata riconoscibile anche da una sola parola, quella pacatezza disumana che nemmeno Lex riusciva a raggiungere.
-"Mia Signora" gracchiò Lex con un ghigno sulle labbra. Eccolo, era di nuovo lui, quello scontroso di sempre, insieme ai suoi modi altrettanto odiosi.
Lei rispose con un sorriso impossibile da interpretare e fece un cenno con la testa all'altra donna, allora Cheyenne si alzò di scatto e tutta sorridente con la solita muta obbedienza fece un inchino a entrambi e si congedò, regalando un ultimo sguardo affettuoso a Lex, che lui non ricambiò. E se ne sarebbe pentito.
-"Accomodati pure"- disse allora Axel facendo un gesto con la mano invitandolo a entrare nella sua stanza, cosa che lui non esitò a fare, varcando l'uscio e andando a mettersi proprio accanto all'entrata della stanza segreta in cui lei lo aveva condotto per la prima volta molto tempo prima. -"cosa ti porta dalla tua tanto odiata sovrana?" chiese sorridendo e chiudendosi la porta alle spalle raggiungendolo, ma tenendosi comunque a qualche metro di distanza.
-"Ho bisogno di spiegazioni" rispose lui restando vago, la voce controllata e paurosamente impassibile, inimitabile per chiunque altro si fosse trovato in quelle condizioni.
-"Di che genere?" il sorriso finto scomparve dal volto della donna.
-"Del genere che io so che tu conosci molto più di me di quanto non ne sappia io stesso."
-"Forse."- ribatté lei in modo alquanto freddo -"Dipende da se coincidono cosa tu credi io sappia e cosa io so realmente."
-"Io credo che tu sappia tutto ciò che riguarda me e quelle assurde visioni, la profezia e tutto ciò che mi lega ad essa." fissò i suoi occhi viola negli occhi della Regina e lei ricambiò lo sguardo in modo gelido, e Lex si rese conto dal suo cambiamento che l'argomento sarebbe stato delicato.
-"Non posso aiutarti, mi spiace" cercò di salvarsi lei, sostenendo tuttavia il suo sguardo per ancora qualche secondo, poi girò i tacchi e si riavviò alla porta.
-"Io penso di si invece." replicò lui tendendo istintivamente una mano in avanti, come se potesse fermarla solo col pensiero...
E ci riuscì.
Un muro invisibile si eresse davanti alla Regina, bloccandole la strada e respingendola nell'istante stesso in cui il suo corpo ebbe toccato la parete trasparente, facendola cadere all'indietro sul pavimento. Non appena ebbe realizzato ciò che avesse inconsciamente fatto di sua mano, letteralmente, ritrasse il braccio e si guardò le dita curiosamente con un luccichio tetro negli occhi, qualcosa che non prometteva bene, qualcosa che riconduceva alla sete di potere. I suoi occhi si puntarono subito dopo sulla Regina accasciata scompostamente sul pavimento, col busto sorretto dalle braccia. Sembra così debole... fragile, notò lui con un accenno di sorriso in volto, più un ghigno che un sorriso. Lei allora vacillante girò il viso verso il suo, quasi con il timore di guardarlo.
-"No..."- bisbigliò lasciando sopraffarsi dalla paura mentre Lex prendeva ad avvicinarsi lentamente -"Ti prego... Non diventare un mostro" parlò quasi con voce supplicante, non era più identificabile come Regina colei che pregava in quel modo un semplice angelo guerriero.
-"Faccio così tanta paura?" chiese l'angelo nero con aria innocente, scoppiando poi in una sonora risata. Muoveva freneticamente le mani, chiudendole a pugno e riaprendole come se avesse un tic nervoso, ma in realtà sentiva solo un fremito di energia attraversarle. Sete di potere, di sangue, voglia di essere il primo fra tutti.. era questo che sentiva nelle vene. Un'immensa energia capace di distruggere tutto. E il fatto di possedere quell'energia in quel momento lo esaltava terribilmente, il suo sguardo avrebbe inquietato chiunque, anche un cieco avrebbe avvertito la malvagità di quegli occhi cupi.
-"Devi... imparare a controllarli o.. ti uccideranno... i poteri..." Axel non riusciva a parlare, appariva profondamente turbata, era impallidita notevolmente dopo il contatto col campo di forza creato da Lex.
-"Alzati"- le ordinò senza un minimo di flessibilità, anche se sentiva svanire l'effetto adrenalinico dei poteri -"Voglio una spiegazione.. Cosa sono io?" chiese infine lasciando trapelare tutta la sua frustrazione interiore e quasi la disperazione e il rimpianto di non poter essere come chiunque altro.
-"Tu sei il prescelto Lex" rispose lei riacquistando un briciolo del solito tono risoluto e impassibile. Provò anche a rimettersi in piedi ma si teneva a stento sulle gambe, così il ribelle si fece prendere da quel poco di compassione che aveva e la aiutò a sedersi su una poltrona. La donna che si trovava davanti non assomigliava alla Regina: era terribilmente vulnerabile, aveva le occhiaie scure sotto gli occhi, le guance scavate, le labbra secche e qualche accenno di rughe d'espressione di cui prima non c'era traccia. Cosa le era successo? Sembrava che fosse invecchiata di anni da un momento all'altro.
-"Cos'è quello che ho creato? Perché ha avuto questo effetto su di voi? Cosa significa che sono il Prescelto? Prescelto per cosa? Perché ho le visioni?" erano ancora mille altre le domande che avrebbe voluto farle, ma si fermò lì perché lei avesse il tempo di rispondere, o più che altro perché a quell'ultima parola la sua espressione si incupì ancora di più.
-"Visioni...?" chiese lei farfugliando sottovoce facendogli eco.
-"Si, le visioni. Incubi più che altro." Annuì Lex sempre più distrutto moralmente. Si sedette a terra davanti alla poltrona, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e prendendosi il viso tra le mani sconsolato, poi rivolse uno sguardo quasi implorante alla donna che lo guardava in modo vacuo.
-"Tu hai dei poteri Lex, poteri che nessun altro può permettersi tra noi. Quello che io posso non è nulla in confronto a ciò che puoi tu."
-"E cosa posso fare io?" la interruppe lui andando subito al dunque.
-"Puoi creare e controllare ogni tipo di campo di forza, come hai fatto prima ad esempio, puoi leggere nel pensiero, puoi controllare le emozioni altrui, puoi entrare nei ricordi e strapparli a chi li porta dentro, puoi alterare la memoria ed entrare nella mente di chi vuoi."- Lo informò la Regina parlando piano e a voce bassa. -"Se non impari a controllare i tuoi poteri però questi prenderanno il sopravvento su di te, ti si rivolteranno contro e allora potresti perdere la cognizione della ragione, e allora nessuno sa cosa succederebbe" gli rivolse uno sguardo che faceva capire tutta la sincera preoccupazione che era racchiusa in quelle parole.
-"Come faccio a controllarmi?" chiese ancora il ribelle lasciando che le ansie della sovrana non influissero sui suoi pensieri.
-"Posso aiutarti se me lo permetti, ma sarà difficile" sembrava tanto umana adesso quella donna, la donna che Lex aveva sempre odiato, quella che stava a capo di ogni angelo dei mondi inferiori, ogni angelo tranne lui, perché lui era libero, non si era mai fatto sottomettere da stupide leggi o stupide persone. Quella donna che si era richiamata tutto il rancore del ribelle per la sua mania di mostrarsi sempre immune a tutto, ora sembrava invece tanto diversa, con un comportamento quasi materno nei suoi confronti. "Ovvio" si rese conto nel momento stesso in cui quei pensieri gli avevano attraversato la mente "io sono il prescelto, devo sacrificarmi per la felicità degli altri, è nei suoi interessi aiutarmi e prepararmi affinché io non fallisca." Gli tornarono alla mente le immagini della Profezia, l'ultimo incubo che aveva fatto, Shane... e tutto quello che aveva visto senza capire prese istantaneamente forma. Il nome Prescelto alla fine non era altro che un modo carino per dire "vittima sacrificale", capì che da lì non ne sarebbe uscito, capì che la Regina sapeva tutto, capì l'avvertimento dell'ultima visione. "Piangerai lacrime nere..." si disse, interpretando tutto finalmente: era un semplice avvertimento che voleva tenerlo lontano da Shane, perché quella sorta di amore nei suoi confronti lo avrebbe solo intralciato, o meglio, avrebbe avrebbe intralciato la realizzazione di quella stupida profezia.
-"Tutto a convenienza"- sputò acido lui lanciandole un occhiataccia capace di incenerire tutti i buoni propositi che erano andati a formarsi nella mente della Regina in quel lasso di tempo in cui l'angelo nero si era mostrato propenso ad ascoltare. -"Ma cosa non lo è alla fine?"- rise infine lui senza dar modo all'altra di discolparsi -"Bene, insegnami a controllare i miei poteri, tanto nella mia fottuta vita niente è mai stato semplice"- concluse lui alzandosi e guardandola con uno sguardo sprezzante, forse peggio di tutti quelli che le aveva rivolto nel corso dei secoli. -"Cominciamo più tardi" disse camminando verso la porta, poi la aprì e scomparve dalla visuale della Regina ancora sconvolta dalla sua reazione.
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FantasyE se la luce e le tenebre fossero legate indissolubilmente? Un legame incomprensibile agli occhi degli altri. E se l'amore rompesse ogni schema? Una profezia avverata al limite della realtà. Bianco e nero, due verità opposte, due concetti troppo di...