Capitolo 4

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Los Angeles, 14 maggio 2010

« Oh, he's under my skin

Just give me something to get rid of him

I've got a reason now to bury this alive

Another little white lie

Falling apart and all that I question

Is this a dream or is this my lesson

I don't believe I'll be alright

I don't believe I'll be OK

I don't believe how you've thrown me away

Oh my permission to sin

You might have started my reckoning

I've got a reason now to bury him alive

Another little white lie »

La nostra corrispondenza continua.

Bart non mi ha più chiesto nulla sul mio passato, sulla mia vita. Che abbia rispettato il mio silenzio o stia solo aspettando che io me la senta di scrivergli?

È sera, oggi ancora non ho risposto alla sua e-mail di ieri. Si starà chiedendo che fine io abbia fatto?

Domani, lo avevo avvisato, non sarò in grado di scrivergli, sarò tutto il tempo con Christine e passeremo la maggior parte del nostro tempo al Greek Theatre per assistere al concerto.

In questo mese, ho imparato alcune delle loro canzoni. Non vedo l’ora di assistere allo spettacolo. Ammetto che sono anche contagiata dall’eccessivo entusiasmo di Christine. Si considera davvero una grande fan, anche se mi ha detto che questo gruppo ha dato un nome ai loro fan e che non li considera solo dei fan ma come una famiglia.

Non sono ancora molto pratica di queste cose! Ma sono comunque emozionata!

Ora però, sto seduta a gambe incrociate sul divano, ho messo il portatile sulle gambe e sto cercando di decidermi. Devo o no rispondere alla domanda che mi ha fatto Bart?

E se lui smettesse di rispondermi? Se rendessi davvero troppo sporca la nostra corrispondenza? Se perdessi anche lui, credo che tornerei ad accasciarmi come un albero morente dai rami secchi…

Mi alzo, appoggiando il portatile sul tavolino di vetro e in cucina mi preparo una tazza di latte caldo con il cioccolato. Sono infantile alle volte. Chiunque altro si sarebbe fatto un thé o perché no, una tazza di caffè espresso. No, io una calda tazza di latte che riesce sempre a tranquillizzarmi.

Appoggiata al bancone della cucina, guardo il mio portatile come se fosse uno specchio su quella parte della mia anima con la quale non voglio avere a che fare. Stringo la tazza tra le mani e chiudo gli occhi. Lampi del mio passato colpiscono la mia mente come scosse elettriche. Mi mordo il labbro e continuo a bere il mio latte caldo.

« Okay, lo faccio! » Mi dico, forse per darmi coraggio.

Lascio la tazza nel lavandino con un po’ d’acqua e mi rimetto sul divano nella stessa identica posizione di prima. Prendo fiato e cerco di calmarmi. So che è una pessima idea fare una cosa simile prima di andare a dormire, ma ormai…

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Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto:  The story of how I died being born

Avevo 8 anni, quando mio padre cominciò a diventare più affettuoso nei miei confronti.

Prediligeva i miei abbracci, la mia compagnia. Prediligeva prendere me sulle sue gambe, accarezzarmi i lunghi capelli biondo cenere e dirmi che ero la sua principessa. Io mi sentivo coccolata. Amata persino. Non capivo perché mia madre mi guardava con occhi severi ogni volta che mio padre si dedicava a me.

We were torn from our life of isolation   [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora