Capitolo 23

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Los Angeles, 30 Ottobre 2010

« 'Cause I want to be seen

With a fresh pair of eyes

The single white tree

In a black hood of disguise »

Indianapolis è stata un sogno! Jared mi ha anche portata una giornata ed una notte a Chicago. Lì faceva anche più freddo ed ho comprato una giacca di pelle. É stato tutto tremendamente perfetto, soprattutto perché per tutte le notti che abbiamo dormito insieme, non ho avuto incubi, non ho pensato al passato e sono quasi del tutto riuscita a godermi questi giorni insieme a lui. Sento che lentamente sto riuscendo a lasciarmi andare e non posso che esserne felice. Ma davvero felice, perché ho visto anche lui più contento e disinvolto nel trattarmi. I suoi abbracci erano meno cauti, non sembrava che un passo falso avrebbe potuto sbriciolare tutto quanto ed io non vedo l'ora di essere a casa per scrivergli una e-mail lunghissima! Per ora visto che sono sul taxi per tornare a casa, mi limiterò ad usare WhatsApp.

To: Jared

È stato tutto perfetto. Grazie per questi giorni...Aspettare Dicembre ora sarà più semplice.

Non appena invio il messaggio, il taxi si ferma davanti alla mia palazzina. L'autista recupera il mio bagaglio e io dopo aver pagato -e lasciato qualcosa di mancia- raggiungo il mio appartamento.

Sono così stanca che ho solo voglia di dormire, ma prima forse è meglio che mangi qualcosa per cena!

Sto infilando la chiave nella toppa quando mi accorgo che non gira. Non gira perché la porta è aperta ed io sono sicura di averla chiusa e anche bene prima di partire!

Un brivido mi percorre la schiena, spalanco gli occhi e lasciando borsa e bagaglio fuori, apro con estrema lentezza.

Tutto almeno nel soggiorno sembra essere al suo posto, quindi mi chiedo perché la porta sia aperta.

Me lo sto ancora chiedendo quando sento quella voce. Una voce che mi farebbe rabbrividire anche solo sentirla registrata, figuriamoci sentirla così vicina e così reale!

«Ciao angelo...»

Rimango senza fiato. Rimango a bocca aperta, incapace anche di girarmi.

Deglutisco lentamente e cerco di intimare al mio corpo a muoversi. Muoversi per uscire da qui il prima possibile. Muoversi per prendere le mie cose e correre da Christine dove potrei essere al sicuro. Ma con un tonfo la porta di casa si chiude e sento la chiave girare.

Comincio a tremare e sudare freddo. So bene, so molto bene di chi sia quella voce. So molto bene di chi si tratta ma non so perché lui sia qui.

«Mi chiedevo dove andassi così spesso, credevo fossi venuta qui per studiare, invece venti giorni in Giappone, un viaggio a Indianapolis, poi a Chicago. Sei qui per studiare o per fare la bella vita con i miei soldi? »

Il suo tono canzonatorio mi irrita, ma ancora non riesco a proferire parola, tremo perché so che quest'uomo non ha limiti, non ha cuore. E siamo così lontani da tutto e tutti che può fare di me ciò che vuole senza alcuna ripercussione!

«C-che ci fai qui...?» Domando cautamente.

Serro appena i pugni, cercando di far tornare a funzionare il mio cervello. Trovare un modo per difendermi. Non sono una bambina e non voglio, non voglio che ora che la mia vita sta diventando luminosa grazie a Jared e Christine, torni a essere disgustosa, oscura e sporca.

«Sono venuto a trovare il mio splendore, mi mancavi sai? »

É dietro di me e posso sentire la presenza del suo corpo, il suo odore che ho imparato a odiare. La sua consistenza che mi ha sempre terrorizzata. É più forte di me, sono terrorizzata da quest'uomo e nulla potrà mai cambiare le cose. Nulla.

«Sei entrato in casa mia...»

«Casa tua? L'ho comprata io»

«Ma è mia»

«Ho detto al custode che sono tuo padre»

Serro la mascella.

Che uso improprio di quella parola. Mio padre. Come fa anche solo a pronunciarlo?

«Non avevi lezioni in questi giorni che hai deciso di prenderti questa vacanza? »

«No, non ne avevo»

«Bene, allora non l'avrai nemmeno domani o nei prossimi giorni, giusto? É halloween o cose simili...»

Il suo tono, questo tono di voce sta alludendo a qualcosa e quando allude a qualcosa...

Non faccio in tempo a pensare altro che mi ha afferrato per un polso. É sempre stato più forte di me, io sono un sacco d'ossa rispetto a lui. Una ragazza di un metro e settanta che pesa a malapena 58kg. Eppure ho sempre mangiato come un lupo, ma ho un metabolismo molto veloce! Cosa che non mi aiuta a mettere su un po' di massa per resistere al bastardo.

«Giusto?» Mi chiede di nuovo, questa volta il tono è più severo, mi guarda dritto negli occhi.

Ho ripreso di nuovo a tremare e questa volta lui lo può sentire perché il suo corpo mi preme contro il bancone della cucina.

«No, io...non ho lezione ma...mi devo vedere con delle persone, verranno qui» garantisco.

Ma non sono mai stata brava a mentire, lui lo sa meglio di chiunque altro. Infatti sul suo volto si dipinge uno di quei suoi ghigno da bastardo.

«No, non è vero. Cerchi solo di svignartela» il modo in cui si lecca le labbra, devo scostare lo sguardo, ho la nausea! «Tranquilla, me ne andrò domani mattina, ero in America per lavoro e domani devo rientrare, ma mi era sembrato che ti stessi prendendo troppe libertà, credevi che le tue blande minacce e spostarti dall'altra parte del mondo ti avrebbe dato modo di liberarti di me?» Mi chiede sull'ultima nota avvicinando il viso al mio orecchio «non ti libererai mai di me Alexis»

Spalanco gli occhi. La sua minaccia sembra così reale. Così oscura e sento tutte le mie speranze di questi mesi in America scivolare via con una velocità impressionante.

La sua mano prende i miei capelli e li tira bruscamente facendomi alzare il viso e il mento.

«Se fai la brava, prometto che non sarà male...»

Quante volte posso ancora morire...?

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We were torn from our life of isolation   [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora