Capitolo 47

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"Ruth fisicamente sta bene e non ha subito alcun tipo di violenza, ma psicologicamente è molto fragile. Le hanno somministrato una grande quantità di psicofarmaci, per questo è così confusa e non ricorda nulla del suo passato..."

Dave si trovava nello studio del dottor Miller che aveva in cura Emily da un paio di settimane.

"E' per questo motivo che è così terrorizzata da me? Perché l'hanno drogata?" chiese senza tanti giri di parole.

Il medico lo guardò, non sapendo bene come affrontare l'argomento. Non conosceva il capitano Wilson, ma gli era sembrata un'ottima persona, profondamente innamorato della moglie. Tuttavia doveva accertarsi di come stessero realmente le cose, così usando lo stesso tono diretto rispose: "No, sua moglie ha paura di lei perché sostiene che lei sia un violento... E' vero?"

Dave sbiancò e ammutolì. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.

"Può ripetere, per favore?"

"Le ho chiesto se lei picchia sua moglie..."

"No, assolutamente no... Non potrei mai farle del male, mai..."

Il dottor Miller sospirò. "Le credo signor Wilson, ma Ruth ha affermato il contrario e io non potevo far finta di nulla..."

"Certo, capisco perfettamente, ma può indagare anche presso i nostri amici. Le diranno la stessa cosa. Non ho nulla da nascondere."

"Non ne ho bisogno. Piuttosto ritengo che chi ha drogato sua moglie lo abbia fatto proprio per farle credere delle falsità, per raccontarle un sacco di menzogne, che per lei sono diventate un'amara e dolorosa verità. Il motivo di questo, però, lo ignoro."

Dave, invece, quel motivo lo conosceva perfettamente: la vendetta, e ora il piano di Castillo si spiegava in tutta la sua mostruosità. Quale peggiore prigione della propria mente? Delle proprie insicurezze? Del non sapere di chi potersi fidare? La libertà che le aveva restituito, in realtà, era una tortura, un incubo perché Emily, la sua Emily, era scomparsa e al suo posto c'era una donna che non sapeva quale fosse e dove fosse il suo posto. Un guscio vuoto, ecco cos'era diventata. Castillo non l'aveva uccisa, ma le aveva tolto la voglia di vivere.

"Quando posso riportarla a casa?"

Il dottor Miller respirò a fondo e sembrò riflettere un attimo.

"Per quanto mi riguarda Ruth può tornare a casa anche oggi stesso. Le crisi legate alla disintossicazione sono passate, ma non credo sia opportuno forzarla. Se lei non si sente pronta può rimanere qui ancora qualche giorno e poi potremmo valutare di trasferirla in un centro di recupero specializzato."

"Non se ne parla! Il suo posto è accanto a me e a suo figlio..."

"Certo, come preferisce. Ma deve essere paziente e, soprattutto, si ricordi che lei è una vittima. In nessun modo è responsabile di quello che le è accaduto."

Dopo aver lasciato lo studio del medico, Dave si diresse verso la stanza dove Emily era ricoverata.

In quelle due settimana non c'era stato un solo giorno in cui non fosse andato a farle visita, ma lei si rifiutava di vederlo a meno che non ci fosse una terza persona insieme a loro. Così, pur di poterle stare accanto, si faceva accompagnare da Jane, dal generale Carter o da sua madre, che con le loro chiacchiere tentavano di riportarle alla mente ricordi del passato. Lui, per lo più, stava in silenzio dicendo a se stesso che la cosa più importante era che fosse viva, ma dentro di sé si sentiva morire ogni giorno di più.

Quella volta, però, era solo e intenzionato a farsi ascoltare.

Bussò piano alla porta finché la sua voce lo invitò a entrare.

Emily, accorgendosi che non c'era nessuno con lui, si ritrasse sotto le coperte, come a volersi proteggere, ma Dave non si lasciò scoraggiare.

Entrò e richiuse la porta, andandosi a sedere sul bordo del letto, trattenendo il desiderio di allungare una mano per accarezzarla.

"Non so cosa ti abbiano raccontato Andrew e Diana, ma ti giuro che non ti ho mai fatto del male e mai potrei fartene, perché ti amo... Ti amo con tutto me stesso e voglio che tu torni a casa da me...da me e da Tommy", aggiunse poi, sapendo che forse era un azzardo parlare del bambino, perché lei, per una strana ragione, non lo aveva mai nominato, ma sperando in questo modo di scuoterla.

Lo sguardo interrogativo che gli lanciò, gli fece intendere che aveva fatto centro.

"Tommy?!" chiese sorpresa "Chi è Tommy?"

Dave allora, prima di rispondere, prese il portafoglio ed estrasse una fotografia, che ritraeva proprio lei sorridente con in braccio un bambino di pochi mesi. Porgendogliela disse: "Nostro figlio!... Tommy è il nostro bellissimo bambino."

Gli occhi di Emily si riempirono di lacrime. Come poteva essere? Il suo bambino era morto nell'incidente... perché quell'uomo che diceva di amarla era così crudele? Non trovò la forza per esprimere a voce quei pensieri ma Dave intuì che qualcosa non andava.

"Ti prego parlami, permettimi di aiutarti..."

"To...Tommy è morto..." sussurrò alla fine tra i singhiozzi.

Dave sbarrò gli occhi. "Ma cosa dici?!"

"Nell'incidente, nell'incidente che ho avuto" insistette Emily.

"Tesoro, ascoltami bene: Tommy sta benissimo. E' uno splendido bambino di quasi sette mesi... ma ha bisogno della sua mamma... Non ti mentirei mai su una cosa del genere, ti prego di credermi!"

Sembrava così sincero! Una parte di lei voleva fidarsi di lui, ma nella sua mente continuavano a riecheggiare le parole di Andrew che la mettevano in guardia.

"E dov'è adesso?" chiese.

"A casa. Dopo che tu sei scomparsa, mia madre mi ha raggiunto e mi ha dato una mano... Non sarei stato in grado di cavarmela da solo... Prima di venire qui ho parlato con il dottor Miller: lui dice che puoi tornare a casa oppure, se non te la senti, andare in un centro di recupero. Io non voglio forzarti a fare nulla, ma prima che tu prenda qualsiasi decisione, vorrei che leggessi questo dossier che ti ho portato. Riguarda tuo padre e la famiglia Castillo... Forse qui troverai le risposte alle tue domande."

Non aggiunse altro, limitandosi a poggiarle vicino un sottile fascicolo, con il logo dell'FBI, che il generale Carter, contro tutte le regole di riservatezza, gli aveva procurato. Poi si alzò e la lasciò sola.

IDENTITA' NEGATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora